Tra il Soratte e Vacone – L’incontro fra il dio Sorano e la dea Vacuna
“Soratte l’isola dello spirito” si chiamava la manifestazione che diversi anni fa proposi a Sant’Oreste, in vista di Vacone.
Vacuna è la Madre, come Sorano è il padre. Infatti nel voler coniugare la pianura sabina al monte Soratte c’era anche la simbologia dell’unione fra il maschile ed il femminile, fra la luce e le tenebre, fra lo Yang e lo Yin.
Sul cucuzzolo del Soratte c’è il Tempio di Apollo Sorano, la divinità solare, e durante il solstizio invernale, nei tempi andati, vi si compiva una cerimonia in onore di Vacuna, la dea vuota. Il luogo ove si riteneva abitasse la Dea ancora esiste e si chiama Vacone. L’adorazione simboleggiava il sole che, con il solstizio invernale, ritornava a crescere per fecondare la terra… A Vacone non c’era un tempio ma solo un bosco… Il maschile era rappresentato dal tempio (costruito come espressione di sacralità dall’uomo) mentre a Vacone c’era la semplice e spontanea natura… il femminile primordiale…. Quale migliore simbologia per una salvifica unione?
Che la Sabina fosse la sede dell’adorazione della Dea Vacuna, la Grande Madre, in tutte le sue forme, non è una novità… I resti di tale venerazione sono ancora presenti nei luoghi a lei dedicati. Il prof. Gianfranco Trovato, studioso del posto, mi ha raccontato dei riti magici che venivano compiuti nella profondità delle grotte consacrate alla Dea, questo sino ad anni recenti, e poi mi ha confermato dell’adorazione congiunta compiuta tra Vacuna e Surya.
Tracce dell’adorazione di Vacuna o delle forme femminili della Dea sono state trovate anche in varie ville romane di Poggio Mirteto. “La villa detta dei Bagni di Lucilla fu oggetto di successivi scavi che portarono al rinvenimento di una statuetta di Diana Efesina. Controversa e misteriosa è l’attribuzione della provenienza da questa villa del mosaico riproducente Diana Efesina che mostra la Dea, corrispondente ad Artemide della città di Efeso, incoronata esibente numerose e turgide mammelle, eretta al centro di una ghirlanda di lauro e circondata da vegetali e volatili allegorici. (tratto dal libro di Gianfranco Trovato).
Il culto del Sole, Surya in sanscrito, era invece molto vivo nella Tuscia, soprattutto nell’Agro Falisco, basti pensare al nome del Soratte stesso, ma anche Sutri, Sorano, etc. quindi è ragionevole ritenere che il tempio di Apollo, che insisteva sul cucuzzolo del Soratte, oggi occupato da un eremo cristiano dedicato a San Silvestro, fosse il simbolo solare “maschile” per antonomasia, data anche la luminosità del bianco del calcare e del suo solitario ergersi nella valle.
Tra l’altro –una curiosità narratami da Franco Zozi- il tempio di Apollo funse da prima “banca” dell’antichità, infatti i devoti che andavano a visitarlo in religioso pellegrinaggio non solo vi offrivano in dono oro ed argento ma lasciavano anche depositi di tali metalli preziosi in custodia ai sacerdoti per un successivo uso personale. Una specie di cassetta di sicurezza antesignana protetta direttamente dal Dio simbolo solare e quindi delle ricchezze.
Paolo D’Arpini – spiritolaico@gmail.com
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