Thérèse e Isabelle
Lo scorso 6 giugno le bravissime Isabella Ragonese e Roberta Lanave hanno portato sul palco del Teatro Argentina di Roma Thérèse e Isabelle, protagoniste dello spettacolo prodotto dal Teatro di Dioniso – con il sostegno del Sistema Teatro di Torino – e la regia di Valter Malosti che firma anche l’adattamento di questo testo teatrale tratto dall’omonimo romanzo di Violette Leduc.
Nel maggio del 1954 Simone de Beauvoir presentò a Gallimard, dove aveva un grande potere, il manoscritto di un’opera intitolata Ravages, cioè Devastazioni. Era il primo vero romanzo di una scrittrice né giovane, né inserita nell’establishment letterario, la quarantasettenne Violette Leduc, amata da Cocteau e Genet, la quale aveva già dato alle stampe due romanzi brevi con un successo più di stima che di pubblico. Come i due precedenti e tutti quelli che seguiranno, anche questo libro incendia la propria materia autobiografica. In particolare all’inizio del romanzo si trovava un lungo capitolo, poi censurato, sulla reciproca iniziazione sessuale di due ragazzine in un collegio femminile, una passione erotica deflagrante che dura lo spazio di pochi giorni, esaltati e crudeli: una storia cruda e senza reticenze come quelle di Genet. La storia di piacere tutto al femminile della Leduc fu giudicata, diremmo oggi, sessualmente scorretta e suscitò lo sgomento dei suoi editori. Smembrata, riscritta, soprattutto castigata, la passione delle due collegiali avrebbe avuto una storia letteraria tormentata e mutila per quasi cinquant’anni, fino a quando cioè, nel Duemila, Gallimard è tornato sui suoi antichi passi tirando fuori la versione integrale di Thérèse et Isabelle: Thèrése non è nient’altro che il primo nome di battesimo di Violette Leduc, e l’autrice con grande tenerezza poetica e uno stile visionario e febbrile traduce in parole, come un funambolo, l’erotismo: “cerco di tradurre nella maniera più esatta… le sensazioni dell’amore… Spero che questo non sembrerà più scandaloso delle riflessioni di Molly Bloom alla fine di Ulysse…”.
Sorprende e incanta nelle due protagoniste femminili l’assenza di qualsiasi sentimento di colpa e l’estrema libertà di tono. L’omosessualità femminile qui non diventa né dramma, né oggetto di rivendicazione. La passione delle due adolescenti è semplicemente messa in scena per mezzo di una scrittura vibrante, originale e audace. Dal romanzo viene presentato un primo studio in cui Thérèse/Violette rivive nella memoria (anche del corpo) e a distanza di tempo, l’incandescente scheggia autobiografica.
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