“Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano
Ennio Flaiano nasce a Pescara nel 1910, ultimo di sette figli. A cinque anni viene mandato nelle Marche, a Camerino, presso una famiglia amica che si prende cura di lui per un paio d’anni, poi viene accolto in vari collegi finché, nel 1922, parte collegiale per Roma, dove diventa un pessimo studente; arriva a stento alla facoltà di architettura, senza terminarla, preso dal servizio militare e dalle guerre alle quali viene chiamato a partecipare. Roma è la sua città, la gira di notte col poeta Cardarelli e Guglielmo Santangelo, “maestri di indignazione e di vita” come egli li definisce; conosce i primi scrittori, i primi artisti, i giovani che facevano la fame e le loro donne. Tutte esperienze che poi riverserà nelle sue opere. Esordisce nel giornalismo come critico cinematografico e teatrale. La sua attività di sceneggiatore inizia nel 1942 con Pastor Angelicus di Romolo Marcellini e continua parallelamente alla sua carriera di scrittore.
Come narratore esordisce nel 1947 con il suo primo e unico romanzo Tempo di uccidere, vincitore del Premio Strega, che si ispira alla sua esperienza da sottotenente durante la Campagna d’Africa.
Mentre i suoi articoli di critica, cronaca e costume proseguono senza interruzione sulle pagine dei più quotati giornali, Flaiano lavora per il cinema come autore di soggetti e sceneggiature per registi come De Sica, Antonioni, Blasetti, Fellini.
Fra tanti titoli ricordiamo Ladri di biciclette, Roma città libera (1948), Guardie e ladri (1951), La Romana (1954), Peccato che sia una canaglia (1955), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960).
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