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TEATRO VILLA PAMPHILJ – ROMA. ATTRACCHI

TEATRO VILLA PAMPHILJ – ROMA.  ATTRACCHI
Maggio 16
11:07 2019

TEATRO VILLA PAMPHILJ – ROMA

ATTRACCHI

Una nuova rassegna teatrale

 

Al Teatro Villa Pamphilj di Roma prosegue la rassegna Attracchi, con lo spettacolo Avrei voluto essere Pantani con Daniele Tassi e la partecipazione straordinaria di Alessandro Donati.

 

Attracchi, la nuova rassegna teatrale a cura di Valeriano Solfiti ed Effetto Joule, racconta storie normali, storie di resistenza, di orgoglio, di rivincita storie di follia o storie paradossali, messe in scena da Cinzia Villari e Lorenzo Profita, Carlotta Piraino, Giancarlo Fares, Emiliano Valente, Davide Tassi, Eleonora Turco e Alessandro Di Somma.

 

 “Attracchi” è il titolo scelto per la rassegna di prosa del Teatro Villa Pamphilj, incentrata su opere di drammaturgia contemporanea, scritture originali o ri-scritture, per uno o due attori.

“Attracchi” perché il Teatro Villa Pamphilj, spazio insolito per collocazione e orari di apertura è un porto aperto, un presidio culturale nel parco, pronto a dare spazio ed evidenza a proposte che non sempre hanno facilità a trovarlo in altri circuiti.

“Attracchi” perché il teatro in sé è porto sicuro e rifugio, occasione di comunità e scambio.

“Attracchi” semplicemente perché è la condizione necessaria per incontrarsi e guardarsi negli occhi, riconoscersi, oppure no, stringere relazioni e lasciarsi andare e ripartire.
Senza un attracco non esisterebbe il viaggio, senza lo spettacolo e l’incontro con il pubblico non esisterebbe il Teatro. Un viaggio ogni volta diverso da sé stesso. Effetto Joule

 

Domenica 19 maggio ore 18:30 – ingresso 7 euro

Rapsodie Production

AVREI VOLUTO ESSERE PANTANI

Di e con Davide Tassi

Regia Francesca Rizzi

Con la partecipazione straordinaria di Alessandro Donati 

Disegno Luci Paolo Russo

Aiuto regia Elena Stabile

 

Scritto e interpretato da Davide Tassi, con la partecipazione straordinaria di Alessandro Donati e la regia di Francesca Rizzi, lo spettacolo è un vero

e proprio atto di denuncia nei confronti del doping e del “Sistema” che da anni lo incentiva e lo protegge. Un sistema fatto da medici sportivi,

allenatori, Istituzioni sportive e multinazionali farmaceutiche che usano il doping e la salute dell’atleta per i propri interessi: le medaglie e le sponsorizzazioni. Marco Pantani è una delle vittime di questo sistema, una vittima eccellente, un eroe tragico che, dopo essere giunto a livelli di popolarità che vanno oltre il ciclismo e lo sport, viene usato dalla stampa e dalle Federazioni prima per mostrare i muscoli nei confronti di una fantomatica lotta al doping e poi per continuare a spremere l’immagine del pirata fino all’ultima goccia. Pantani, diversamente da tanti altri ciclisti, non riesce ad accettare di essere strumento, vorrebbe ribellarsi al sistema ma non ne ha la forza e si perde nel buio della depressione e della cocaina, fino ad annientarsi, fino a distruggere l’icona e con essa l’uomo. Davide Tassi conduce lo spettatore oltre l’apparenza, oltre quella miriade di libri, articoli e trasmissioni sportive che negli ultimi 11 anni hanno

cercato e cercano di distrarre l’enorme massa di appassionati e tifosi verso un complotto che, a loro dire, legherebbe la squalifica di Madonna di Campiglio del 1999 alla morte avvenuta a Rimini il 14 febbraio del 2004. Un complotto che continua a non fornire elementi su movente e colpevoli ma che riesce comunque ad evitare che si parli di una piaga che a molti fa comodo continuare a tacere: doping e corruzione del mondo dello sport, un business che fattura quanto quello della cocaina (a cui peraltro è strettamente legato). Accanto a Davide Tassi, in questo lungo viaggio, c’è Sandro Donati. Personaggio famosissimo, prima come allenatore della nazionale di atletica e oggi come vera e propria icona mondiale della lotta al doping, (attualmente è allenatore del marciatore Alex Schwazer) Donati ha collaborato alla stesura del testo e, nello spettacolo, interpreta se stesso in un passaggio cruciale.

 

Note di regia

Davide Tassi interpreta un ciclista. Uno tra i tanti incontrati e intervistati dall’autore e attore nel lungo cammino di studio e analisi del testo. Il protagonista (di cui non si svela mai il nome) ha corso insieme a Pantani fin dai tempi dei dilettanti ed ha condiviso con il campione romagnolo tutte le stagioni sportive che lo hanno visto prima trionfare e poi eclissarsi. Poco dopo la morte di Pantani ha smesso di correre. Oggi vive isolato, quasi emarginato; per molto tempo ha voluto ricordare solo i momenti esaltanti del ciclismo, le trasferte, le gare, i compagni e le grandi tappe del Giro d’Italia e del Tour de France, quelle in cui Pantani riusciva a riportare gli spettatori indietro nel tempo, al ciclismo più antico, più selvaggio, in cui divorava ogni centimetro di strada come fosse l’ultimo.

Per molto tempo ha cercato di nascondere prima di tutto a se stesso il problema del doping. Lo ha come cancellato dalla sua memoria: cercando di convincere gli altri è quasi riuscito a convincere se stesso. Ma dentro di se, nel suo subconscio, c’è una parte che non dimentica, che non si cancella e che fa rumore nella sua coscienza. È come uno squillo che lo sveglia dal torpore, che gli provoca dolore e un’enormità di dubbi: sullo sport che ha praticato, sulle sue reali capacità e sui segni che il doping potrebbe aver lasciato sul suo corpo, su quello che potrebbe accadergli da un momento all’altro. È un dolore che lo tormenta e che con il passare degli anni diviene insostenibile al punto da dover scegliere se ascoltarlo ed elaborarlo, come si fa con un lutto, o zittirlo per sempre, perché alcool

e droghe non bastano più ad alleviarne il peso. Durante questo suo cammino interiore, ripercorre la storia di Marco Pantani, la loro amicizia fin dai tempi dei dilettanti, le grandi imprese del pirata, il suo essere protagonista sempre, anche quando forse sarebbe convenuto rimanere nell’ombra, gli incidenti, le vittorie del 1998, la squalifica di Campiglio, il declino e la morte. Il cammino interiore del protagonista e la storia di Pantani sembrano non riuscire ad incrociarsi mai. Almeno fino all’incontro con Alessandro Donati.

 

 

 

Domenica 19 maggio ore 18:30 – ingresso 7 euro

Rapsodie Production

AVREI VOLUTO ESSERE PANTANI

Di e con Davide Tassi

Regia Francesca Rizzi

Con la partecipazione straordinaria di Alessandro Donati

Disegno Luci Paolo Russo

Aiuto regia Elena Stabile

 

Domenica 26 maggio ore 18:30 – ingresso 7 euro

DELIRE

con Eleonora Turco e Alessandro Di Somma

scena disegnata MARTOZ

messa in scena Antonio Sinisi

produzione Teatro Studio Uno

co-produzione Natacha Von Braun | ensemble d’espressioni

 

 

PROSSIMI SPETTACOLI

 

Domenica 26 maggio ore 18:30 – ingresso 7 euro

DELIRE

con ELEONORA TURCO e ALESSANDRO DI SOMMA

scena disegnata MARTOZ

messa in scena ANTONIO SINISI

produzione TEATRO STUDIO UNO

co-produzione NATACHA VON BRAUN | ensemble d’espressioni

 

La tartaruga e la chiocciola sono la stessa bestia? Questo è l’enigma che una donna e un uomo in una stanza devono risolvere. I due sono interamente presi dal loro delirante litigio. Avvolti nel loro microcosmo non si accorgono che fuori, nel cosmo, infuria una battaglia. Due conflitti contemporaneamente: uno per le strade, in un’ipotetica città del mondo spettatrice di un’insurrezione, l’altro fra le pareti domestiche di un’anonima casa di un’anonima città.

 

Délire è un’anticommedia tratta da “Delirio a Due”, datata 1962, di Eugène Ionesco. Délire è una sfida per questi tempi che vale la pena rischiare. I due amanti nella stanza ci mostrano che cosa “guardare” dunque diviene una necessità quella di esplorare il passato e di esplorarci, di guardare un po’ più in là e di riscoprire un testo, considerato minore, come quello di Ionesco. In scena un gioco. Nulla di più. Un gioco, senza una trama fitta e complessa, che parte dalle parole per poi scavare fino al suono. Parole. Voce. Suoni. Variazioni continue soprattutto di frequenza, di intensità, di velocità. Le due figure in scena, a volte ripetitive e meccaniche, a volte fluide sembrano attraversare la storia del genere umano con tutte (o quasi!) le sue sfumature. Non solo un lavoro fatto di solo testo ma composto dal gioco di azione-reazione dei due corpi sulla scena palesemente “finta”, addirittura disegnata, avvolta da suoni futuristici. Délire è una sfida alla ricerca della realtà che facciamo finta di non vedere proprio perché è sotto i nostri occhi.

 

Teatro Villa Pamphilj

Villa Doria Pamphilj Via di San Pancrazio 10 – P.zza S. Pancrazio 9/a,  00152 ROMA 

Orario segreteria: dal martedì alla domenica  dalle 10,00 alle 18,00

Info e prenotazioni teatro: tel. 06 5814176  dal martedì alla domenica – promozione@teatrovillapamphilj.it

 

 

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