Tango: l’importanza delle parole e della memoria nel teatro amatoriale di S.Margiotta
Così ha commentato il regista che ha portato sul palco un lavoro in parte inedito rispetto al testo originale, nato nel 2000 e ispirato alle vicende delle nonne di Plaza de Mayo, caratterizzandolo per alcune scelte peculiari dal punto di vista scenico e musicale: «Riguardo le musiche, come per la scelta delle luci, basse, con tagli laterali per esaltare la drammaticità della storia e quasi tutte provenienti dal centro della scena per dare l’impressione allo spettatore che i due personaggi fossero luce l’un per l’altro, insieme a mia figlia Marta, abbiamo fatto una scelta di brani che fossero in perfetta sintonia con il tipo d’interpretazione, molto intima e vissuta, che avevo pensato per gli attori per creare l’atmosfera giusta e, utilizzando un volume basso, esaltare alcuni particolari momenti del bellissimo testo della Zanni. Abbiamo privilegiato musiche eseguite con archi, violoncello su tutti, inserendo brani degli Apocalyptica (Bettersweet, Epilogue), Narcotango (Otra Luna), Gotan Project (Preludio en tristeza menor), Loreena McKennitt (Tango of Evora), Enja (To go begound)». I commenti musicali hanno sostituito parte degli originali, ideati dal cantautore Daniele Silvestri, ed hanno reso ancora più eloquente il racconto per immagini fornito dalle video proiezioni che aprono e chiudono lo spettacolo, ricomponendo la trama, sia attraverso le crude reminiscenze storiche dei desaparecidos sia nei tratti diluiti di una memoria lontana e primordiale che lega i due protagonisti ai frammenti della loro storia comune, ai sentimenti familiari, rimasti impressi nelle parole scritte, in una fotografia e in poche note di un tango. Il racconto teatrale è strutturato in due monologhi intrecciati, recitati in un unico atto, mentre i due attori si dividono la scena senza mai interagire tra loro: la narrazione delle vicende individuali si svolge in tempi e in luoghi diversi, uniti solo dalla memoria ritrovata dei protagonisti. Sara Margiotta e Fabio Orlandi, alle prese con un testo particolarmente difficile e crudo, si sono resi protagonisti di un’ottima performance teatrale, gestendo con molta sensibilità e consapevolezza artistica sia la difficoltà di monologhi molto lunghi sia le pause e la presenza scenica, arricchite quest’ultime da una gestualità eloquente quanto le parole che ha saputo colmare con molta naturalezza l’alternarsi delle battute e dei silenzi, mentre i due attori intrecciano, senza far incontrare mai, le loro rispettive narrazioni. Quella di “Tango” è infatti una storia individuale piegata dalla crudeltà e dalla violenza di una storia collettiva cancellata o riscritta dal regime dittatoriale. Carla, il personaggio interpretato dall’esordiente Sara Margiotta, è una donna incarcerata, violentata e infine uccisa dai suoi aguzzini. Claudio (Fabio Orlandi) è un ragazzo cresciuto nel benessere e nell’inconsapevolezza di quella crudeltà che l’ha privato della sua vera identità e della sua storia. Salvatore Margiotta, attore e regista siciliano, incarna in maniera autentica la passione per il teatro. Oltre ad aver trasmesso lo stesso amore alle sue figlie e ad aver coinvolto sua moglie nelle sue attività professionali, dopo essersi stabilito a Roma, nel 1974 ha fondato la Compagnia Il Teatro ed ha recuperato gli spazi della “Chiesa Vecchia”, l’ex parrocchia dei S.S. Simone e Giuda Taddeo, stabilendovi il suo teatro e contribuendo in questo modo al recupero urbano e alla valorizzazione culturale della zona di Torre Angela, quartiere disagiato della periferia romana. Per “Tango”, apprezzamenti lusinghieri sono arrivati anche dalla critica specializzata e da giornalisti del settore che hanno assistito alla rappresentazione. Lo spettacolo è inserito all’interno della Rassegna Teatrale di Torre Angela “Al di là del… Raccordo” – “Premio Enzo Morfei”, quest’anno giunta alla terza edizione, organizzata dalle associazioni “Il Teatro” e “Granatina” – le due compagnie teatrali amatoriali di Torre Angela – «per onorare la memoria di un amico prematuramente scomparso qualche anno fa – spiega Margiotta – e patrocinata dal Comitato provinciale di Roma della Federazione Italiana Teatro Amatori. La giuria che assegna i premi alle compagnie e agli attori è formata da esperti di teatro. Quest’anno è composta da Ivelise Ghione, attrice e regista professionista, Benedetto Cesarini, attore, regista e presidente della Consulta della Cultura del Municipio di Roma delle Torri, da un’insegnante del Liceo scientifico Amaldi di Roma e da Francesco Chialastri e Giannotto Panfrascato, rispettivamente presidente e regista degli “Amici del Teatro”, compagnia FITA di Valmontone. Le compagnie in cartellone sono cinque: Granatina (di Roma), con “Rumori fuori scena”; La Rive Gauche (Roma) con “Un mondo di carta”; Il Teatro, con “Tango”, e infine La Nave dei Folli (Tivoli), con “Tavolo per due” e La Ribalta (San Cesareo), con “Non è vero… ma ci credo”. È una rassegna che – continua Margiotta – sotto la guida del nostro Peppe Cantagallo, riusciamo ad organizzare ogni anno con molti sforzi, tanto entusiasmo, il piccolo aiuto di qualche negoziante della zona e la disponibilità dei preti della parrocchia dei S.S. Simone e Giuda Taddeo di Torre Angela, sforzi che ci vengono ripagati dagli apprezzamenti e dagli applausi di un pubblico ogni anno sempre più esigente. Ma, a noi amatori, questo ci basta».
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