L’amore per la propria città è qualcosa che nasce dentro ciascuno di noi, una molla che fa scattare ricordi, emozioni, sensazioni, colori, profumi, contraddizioni e sogni. Riaffiorano dal passato immagini, a volte sbiadite ma intense, a volte dalle sfumature accese, che richiamano momenti non solo della nostra vita trascorsa, ma istanti fissati per sempre nelle parole, nei racconti, nei sospiri, negli sguardi di qualcuno che in modo indelebile ce li ha impressi nell’anima. Attimi di un sogno che sfuma in lontane realtà; ma se gli occhi si chiudono chiaramente si accende nel presente con voci, suoni, strepitii, baccani, versi, sussurri. In Aria antica il professor Aldo Onorati ha fatto rivivere tutto ciò, sottolineando in ogni parola l’amore e la nostalgia di un passato che lo ha visto crescere tra odori di mosto impregnato nei vicoli della vecchia “Arbano Paese”, tra rovi ad essiccare e vociare di bimbi: un fermo immagine un po’ sbiadito di donne dalle lunghe vesti intente in cerchio a fare la calza, animali da soma, asini e muli, di ritorno dai campi, vigneti il cui frutto già ribolliva nei mosti e il vento freddo e tagliente portava tra i vicoli l’inebriante profumo.