Quann’a funicolare ‘rivea a stazio’‘a gente scegnea co’ gran confusiòe chilli che teneanu da zecca’attuornu se stregneanu pe’ rentra’Tra issi ‘n Rocchicianu ch’era straccua sede commodu volea viaggia’:se sfileste ‘na
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Da po’ de tiempu s’hau ‘nventatucerti nomi pe’ chiamàa pioggia e u vientue ‘llu tormientude quanno de callu te sfiatie te sventuli a 40 gradi.Sti nomi remmentanugente de ‘na votaquadunu
A la Rocca de li tiempico’ ‘n fucile ‘n cuollu,passenno p’a macchial’uommini jeanu a cacciasperenno po’ de ‘ccojequa’ merlu o qua’ beccaccia. Fu sosì che ‘n Rocchicianuche ‘na merla alea
Per entrare nel profondo di una cultura paesana, occorre capire i sentimenti della sua gente riguardo il paese natio. La forma migliore con cui una persona esterna questi sentimenti
Nonnema e a sorella,la cara zi’ Nanninaquann’etèro regazzinaraccontèstenu ‘na storiella.Capitèste ‘na matinache ‘na bella signorina,che volea parlà ciovile,domanneste a la bottegade Gigetto u macellaru,po’ de carne p’u brodudoa, tre etti
– So’ stracca e sudatapiù no reescioa sta’ d’èsso jettata…Si vajo ‘n piazzarefiatu ‘masserame pio ‘n gelatuco’ ‘na amica mea –Morta de callu più ‘ngna fatta– Si no rescio devento
‘Na pore jatta sderenatache de fame se sceléasottu ‘na pergulatado’ sorici ‘ncontréa…
(da Svrìnguli Svrànguli- Controluce ed. 2010)Spallata e bombardata,ess’a Rocca, ‘n tempu de guera,parecchie case steanu pe’ terae li cristiani , ‘nmezzo ai carcinaccicapeanu de prescia po’ de straccipo’ ‘ngima pe’
Dicea a commare:– Varda fija meache trent’a panza tea‘ngni sta ‘na femminellama ‘na bella craturellache ‘ncima a li genuocchit’è ‘nmiezzu do’ brillocchi –– A ma’ – j responnea– etè fissazione
Tradizio’ etè a la Roccasi te tie’ da maritàregalà – sott’a chi tocca!-confetti e ciammelle ‘n quantità.Tra le tante ciammellarele più mejo, le più bravestau chelle de Piellae de Sirvana
S’etè refreddata ‘a puce c’a tosse e sputa sentenze manco fosse d’u pollaiu ‘n gran gallinacciu quann’opre a ‘occa, parla a casacciu! Responne, sentenzia, da’ giudizzi cerchenno a tutti peli
È bella ‘a Rocca quandu fiocca: ‘a neve moga moga tuttu ‘mbianga o bellu che sta o buonu che manga, però pure essa n’ètè tutta rose e fiori sgraffigna ‘ssai
Mentre revajo a casa guidenno smannita ‘a mmachina me vau l’uocchi ‘n cima a Rocca. Tuttu è scriatu: u paese,
Vardenno scegnedau monte d’éllo a balleco’ i fascetti ‘ttaccati a le cavallecerti macchiaruoli e carbonari d’a Roccase credeste ‘na riazzaridenno
Da poco è terminata la XXXII Sagra delle Castagne a Rocca di Papa: una festa allegra che ha visto riversarsi nei borghi della nostra città una folla di visitatori, attirati dalla belle giornate piene di sole e dal profumo dei bracieri che emanavano aromi del bosco e profumi di antichi sapori di una volta. Ovunque bancarelle artigianali e attrazioni di ogni tipo, ben coordinate e gestite dalla neonata Proloco cittadina, alla quale va un grande plauso per la riuscita dell’evento: bene ha saputo gestire, infatti, le tante iniziative e proposte che sono venute dalle numerose Associazioni, dai Comitati e dai privati cittadini. Ha dato il via all’evento una splendida mostra di antiche foto che ripercorrono storie e vita paesana, grazie all’attivo impegno negli anni precedenti, del compianto Giancarlo Giovanetti recentemente scomparso.
Intima e partecipata l’inaugurazione della mostra dell’artista e scrittore Gabriele Novelli, avviata, alla presenza del Sindaco Boccia e dell’assessore Sciamplicotti, venerdì 4 novembre in una sala della biblioteca cittadina. Le opere dell’artista da anni naturalizzato rocchegiano, hanno abbracciato un tema caro a tutti coloro che amano il centro storico della nostra città; visioni oniriche e attenuate di alcuni dei vicoli più belli di Rocca di Papa sono stati fissate per sempre in un momento di grande ‘transito’: quello dell’artista che nell’immortalarli li ha fatti propri, facendo rivivere nei colori fantastiche visioni del passato. Perché del passato, se tuttavia gli scorci sono sempre attuali, pur nella sfumata rielaborazione di Novelli? Perché in alcuni di essi il pittore ha voluto rendere visibile attraverso eteree figure femminili acromatiche, la ‘memoria’ del tempo trascorso, personificata ed immortalata come imprevista presenza, tra vicoletti dallo scorcio caratteristico con loggette e vasi di fiori, scalette, archetti, portoncini.
Ottobre tempo d’autunno, tempo di castagne; alcuni vivono in modo un po’ malinconico questo periodo in cui la natura si addormenta tra veli colorati di giallo, rosso, arancio, tabacco … ; ma proprio queste cromatiche tonalità ispirano allegria, e così basta una bella giornata di sole e anche l’autunno si veste a festa: tutti, grandi e piccini gioiscono di questi picchi d’allegria. Domenica 16 ottobre si è respirato aria di festeggiamenti e di gioia in una delle zone più panoramiche di Rocca di Papa, partendo dalla storica piazza Garibaldi, attraversando via Gramsci, fino a viale Madonna del Tufo. Proprio qui le numerose Associazioni della città, tra le quali La Nuova Contea, reduce del recente successo della festa della Birra, Aurora 2000, Vagamente, Feriae Latinae, Avis, Comitato dei Genitori, Associazione Musicale Nuovi Castelli Romani, Commercianti, Rocca bike, Parallelo 45, Dream team, Dilettantistica basket, hanno organizzato in collaborazione con il Delegato allo Sport Antonio Gentili, la prima edizione di “Castagnolandia”.
Quando gli adulti diventano bambini riscoprono il sapore dell’infanzia nei giochi: la mente a ritroso nel tempo ed ecco che, quasi per scherzo, nei momenti di incontro in piazza con gli amici, qualcuno propone: «Cià volemo fa’ ‘na botta a mitule?». Magari qualcuno scettico, solleva un sopracciglio, qualcun altro sorride, ma poi quella proposta scava nei ricordi, ed ecco che quest’estate a Rocca di Papa un affiatato gruppo di amici ha rispolverato un gioco antico che “da riazzi se facea p’a via“. Vengono create delle piastrelle (queste in fondo sono le misteriose “mitule“) di piombo e, quasi per scherzo, dopo i primi giorni di gioco, non senza qualche polemica che mai manca quando c’è una novità, viene organizzato un bel torneo cittadino che si è svolto nell’ampia Piazza Di Vittorio ai Campi d’Annibale.
D’arte e d’amore si è vestita in questi giorni Rocca di Papa, dal 12 al 18 settembre, con un fiorire di murales e tele dipinte nei più caratteristici vicoli del centro storico. Piazza di Vittorio ha visto sbocciare negli ultimi giorni d’estate un coloratissimo biglietto da visita che unisce idealmente due tra le più grandi piazze della città: sulla vetusta e antiestetica cabina dell’Enel, Franco Carfagna e Vittorio Maccari hanno “colto” l’arrivo storico della “Vermicino – Rocca di Papa”, gara automobilistica realizzata dal 1921 al 1965 e riproposta in questi giorni dal Club Auto storiche di Rocca di Papa. Proprio da questa accogliente piazza ai Campi d’Annibale si può partire per ammirare, in un percorso tra i più caratteristici, i nuovi murales realizzati in questi giorni: un incantevole scenario della Via Sacra, che idealmente introduce verso un onirico percorso, è l’opera di Oriana Croce, infaticabile organizzatrice che ha permesso di realizzare queste splendide iniziative, mettendo a disposizione la sua esperienza e conoscenza del mondo dell’arte nel territorio.
La nostra città nei primi giorni di settembre si è preparata ad una delle feste religiose più sentite dalla popolazione: quella della Madonna della Pietà, la cui immagine è venerata nel grande Duomo dell’Assunta.
Si tratta di una figura femminile dai tratti dolci, con il capo appena chinato, gli occhi socchiusi, la mano sul cuore in un atteggiamento di profonda fede e devozione; modella del dipinto fu un’antica nostra antenata rocchegiana. La pregevole opera d’arte di Pietro Labruzzi, morto nel primi anni dell’Ottocento, si trova dietro l’altare principale dal 1831, dove venne posizionato, a grande richiesta della popolazione locale, al posto della tela di Corrado Giaquinto, raffigurante l’Assunzione di Maria Vergine in Cielo.
Travolgente successo per i quattro organizzatori della VI edizione de “La Contea della Birra” che ha registrato, dall’8 all’11 settembre, un’alta affluenza di visitatori nel grande spazio allestito in Piazza Claudio Villa. La festa è stata organizzata con il Patrocinio del Comune, che ha messo a disposizione della Contea il vasto spazio del parcheggio e ha contribuito con l’erogazione dell’energia elettrica. La manifestazione si è svolta in un clima di crescente entusiasmo e ha registrato la presenza di giovani e meno giovani, famiglie e comitive di amici che, nel connubio vincente di buona musica e birra di eccellente qualità, hanno condiviso quattro belle serata in compagnia.
Zi’ prete, don Reggino‘n tera toscana ‘bbiteae reveneste a trova’ ‘a Roccai famijari che tenea.Denanzi ‘a tavola ‘pparecchiatapiena d’ogni ben
Quando ero bambina, nelle stellate notti estive, capitava di non andare a letto presto; era concesso restare in piedi a giocare a nascondino con i cugini, tra gli alberi di castagno, nel grande prato che circondava la mia casa, vicino al pollaio o all’orto. Tra i filari, profumo di “pomodorella” che raccoglievamo a fiuto quando il nonno ce la chiedeva dopo cena, per strofinarla sul pane bagnato all’acqua: piccoli peccati di gola che prolungavano il suo piacere e saziavano quell’appetito un po’ capriccioso. Molto spesso capitava che noi nipoti più grandi gli facessimo compagnia quando accompagnava in macchina, a Velletri, Rina e Flavia, due cuoche che lavoravano in una trattoria di famiglia: erano due donne molto diverse tra loro, ma complementari.
A Rocca di Papa, tra i molteplici preparativi che impegnano una coppia di futuri sposi e delle loro mamme, oltre agli abiti, i confetti e le bomboniere, non possono mancare ‘e ciammelle. Una tradizione che pareva caduta in disuso qualche anno fa, come le serenate sotto la finestra della sposa, e che invece ha ripreso piede alla grande: ora questo prodotto è entrato ufficialmente a far parte dell’elenco dei prodotti tradizionali della Regione Lazio. La notizia è stata diramata in questi giorni dall’Arsial (Agenzia Regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura del Lazio) in seguito all’undicesima revisione dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Con il prodotto nuziale di Rocca di Papa, insieme ad altre nove referenze del Lazio, tra cui la Tellina del Litorale Romano, la Pera Spadona di Castel Madama e l’Olio monovarietale extravergine di Rosciola, sale così a 376 il numero complessivo delle registrazioni della Regione. Grande la soddisfazione nell’Amministrazione comunale di Rocca di Papa: il prodotto verrà ora inserito nel circuito di manifestazioni ed eventi promozionali in Italia e nel mondo creando così nuove opportunità di far conoscere il nostro territorio, il folclore e la storia della nostra città. Ma torniamo alle nostre ciammelle :
È partito anche quest’anno da Rocca di Papa il II Giro dei Castelli Romani, organizzato dal Club Auto Storiche della
Ancora un’eccellenza a Rocca di Papa, quella di un ragazzo ventenne con le ali ai piedi che sognava da piccolo di correre con i suoi amici dietro un pallone di cuoio e di emulare i grandi campioni del calcio. Oggi, fuoriclasse lui stesso, nelle sue gambe scorre però sangue al ritmo cadenzato del ballo latino americano: dalla samba, che originariamente era il ballo degli schiavi africani che lavoravano nelle piantagioni della canna da zucchero, al cha cha cha, danza dal nome che riproduce onomatopeicamente il ritmo dei piedi che battono a terra, passando per la rumba, ballo dell’amore e del corteggiamento, proprio come la salsa. Ritmi contagiosi che lo trasformano in un affascinante ballerino. Si tratta di Marco De Nicola, studente con profitto a Tor Vergata in Scienze infermieristiche: in coppia con la bellissima studentessa Anastassia (doppia s) Zannoni, con la quale l’affiatamento ritmico della danza corrisponde anche a quello sentimentale nella vita di tutti i giorni, ha conquistato il primo posto nel Campionato Nazionale di balli latino americani.
Quanno maestra so’ diventatatante cose m’eteru ‘mparatae co’ i riazzi steo pront’a ‘nsegna’a legge, a scrive e a contàQua’ vota
Chi di noi non si è mai trovato a fronteggiare momenti critici come quelli di uno sconosciuto che si avvicina troppo in quello che è il nostro spazio personale, o che pare osservarci troppo insistentemente alla fermata dell’autobus, o ci sembra troppo interessato alle nostre azioni mentre in un garage non custodito ci accingiamo a prendere l’automobile? Il cuore accelera i suoi battiti, siamo tese, affrettiamo il passo; magari quando siamo al sicuro ci rendiamo conto che abbiamo lavorato troppo con la fantasia e che lo sconosciuto in realtà era immerso nei suoi pensieri e non aveva neanche notato la nostra presenza.
L’anno della memoria storica riferita all’Unità d’Italia, ha suggerito alle docenti della scuola primaria dell’Istituto Ambrosini un lavoro di équipe molto interessante, circoscritto al nostro territorio. “Rocca di Papa – Repubblica di un giorno”, tale il titolo della rappresentazione effettuata dagli alunni dell’Istituto, ultima tappa di un bel progetto elaborato dall’insegnante Teresa Cammarata. I bambini si sono impegnati in una ricerca nell’archivio della nostra città, coadiuvati da Carlo Cofini, direttore della Biblioteca Comunale, nonché autore del libro Rocca di Papa Repubblica per un giorno – La Spiga; hanno poi proposto, alle Autorità, alle rappresentanze sociali e ad un casuale campione della popolazione, una serie di interviste per un’indagine conoscitiva sul territorio.
Quante volte allo stadio abbiamo visto, soprattutto negli anni passati, calciatori italiani, cantare in playback il nostro Inno Nazionale: ci fosse stata un’inquadratura nella quale il labiale avesse dato la giusta espressione al sonoro! Diceva un famoso comico italiano, in una performance al cabaret: «Fategli cantare Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi …, – riferendosi alla famosa Canzone del Sole di Lucio Battisti – così evitiamo di fare figure di …»
Criticato e sottovalutato, a volte grossolanamente frainteso, il nostro Inno Nazionale è più che mai attuale: