Se sapessi cos’è non chiedereicosa mi tiene sveglie le nottiPaura, morte, vitaEscoda due tricicli rossistralci di discorsi indistinguibilialtri autisti ruminano panini in forma distrattaParte un elicottero d’argentoun cane scuro è
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Abbraccerò la luce che non c’èe mi risveglierò pregandoardente di purezza e di poesia.
In mezzo a quattro fuochi osserva la perfezioneDella bussola d’argentoIl vento mescola i tuoi sensiSe aspetti un nuovo MessiaFa’ che sia il tuoDimmi il tuo nomeScrivilo sulla brace mentre dimentichitutte
È l’alba. La lucebacia le tenebree il silenzio del cieloaccoglie il risvegliodella terra,i suoni ritornano,le voci umanesi fondono e copronoil pianto di chi nascee il gemito di chi lentamentesi
Morti imbiancati, di neve,sotto triste cielovanno, per l’afflitto viale che mai finisce.Vanno in tristi forme tra aure silenziosee della morte il freddodanno a salici e gigli.Irradiano lenti biancorenel desolato percorso.E
Volano i pensieri per tealla luce della sera,quando l’ora bluriempie le case del suo mistero.Volano e si perdono nella notte,quando fioche fiammelle ricordano di un tempo addormentato,perché è necessario fermarsial
Conflitto e lottaTensioneE sola quieteEquilibrio precarioDi forze ugualiE opposte
E niente mi basta Per definirti, amore.In rocce di quarzoIn sabbie alluvionaliScavo e setaccioPer trovartiE tu….…tu sei respiro.
Mischiò acido inchiostrosale di mare e ferite dell’animamischiò.Nel calloso deserto scrisse su grate carteali, nostalgie e provò a volare…… (trad. F. M. Corrao)
Un giorno di settembre, il mese azzurro,tranquillo sotto un giovane susinoio tenni l’amor mio pallido e quietotra le mie braccia come un dolce sogno.E su di noi nel bel cielo
Pettegolezzi del mattinoAl mattino, in presenza dei vecchi, vergognandosi la bella dagli occhi di cerbiattaperché il pappagallo comincia a imitare i gridolinidel piacere,lo sopraffà con il tintinnio acuto della fila
Etna – Son salito sul Vesuvio…E temo che si sia abbassato:ero più caldo delle sue esalazioni,più del suo picco ritto…–
Strinsi le mani sotto la scura veletta…“Perché sei pallida quest’oggi?”– Perché di acerba tristezza.l’ho ubriacato sino a stordirlo.Come dimenticare? Egli
È ancora lontana la pioggia,benché il temporale stia scoppiandoalto sulla cruna del lampo, nell’azzurroche scava sotto le nuvolee sulla terra
Abita la Notte nelle cose:ma il cuore più profondo, il seme è d’oro.Bruciano le stelle il firmamentocome lo sguardo i
Vorrei essere una gocciadel tuo sangueper scorrere nelle tue vene, arrivare al tuo cuore,e vedere se c’è scritto il mio
Da un’idea colmaa mille gradiognor ricorrenteineccepibil menteognun sciogliech’in lei cadeQualsiasi formaad essa toglie
Ha un trionfo l’amore e la morte ne ha uno,il tempo e poi il tempo seguente.Noi non ne abbiamo.Solo un
Ditemi, grandi alberi sognanti, a voi non batte il cuore quando amorefa cantar la cicala, quando il solesorprende e lascia
Ecco: il mondo ora è perfettorotondo, fulgido, maturofrutto d’oro che io ho fatto miopomo che all’interno mi possiedesvela generoso i
Vanno tenendosi per manoe guardandosi negli occhigli alberi –i milleocchi della terra –essi guardano soltanto,gli alberinon hanno orecchie –come potrebbero
Alla memoria di Gino NataliniL’ultima boccata di fumos’è spenta nell’aria da tempo.La lampada delle tue insonnienotturne, se l’accendo,invia spettri di
Raccolgo le spighe cadute per mandarti un po’ di pane.Raccolgo con la mia mano spezzata ciò che è rimasto di
Il suo voltoillumina il guancialeIl suo aliareprofuma la notteNel suo senoracchiude un cuoredolce prigionedel mio amoreMollementecon dolcezzadeponi il caposul mio
Vorrei star soloVorrei non cercarefuorich’indica meVorrei ascoltarerumore di meche vien da dentrointimosingolareesclusivoVorrei sentireorigine d’essenzaspecchio del futurosicuro luogoove riflesso di mesempre
Non m’ingannanoi tuoi capelli bianchi, le tue rughe.Sento l’odore di te, aspro di desiderio e rabbia,quando solcavideliriper tenermi in pugno.
Quando c’eri e mi davi giovinezzae camminavo nel verso del mondonasconderti era facile, portartinell’impeto infantile d’una corsasospinto dalla voce ancora
Sul lido segretoe candido come una colombasentimmo la sete a mezzogiorno:ma l’acqua era salmastra.Sopra la bionda sabbiascrivemmo il suo nome:fortunatamente
Uno sguardo rapace,un’idea fugace,un fiore non coltoin quell’angolo distortodi passione e di rabbia,come un pugno di sabbia,spazzato dal ventoin un