Mio Dio,sono stanco:stanco di vedere le ossa sporgentie gli occhi spenti dei bambini che muoiono di fame,stanco di vedere i vecchitristi e abbandonati,stanco di guerre, violenze,intolleranza, incomprensione,tradimenti, ipocrisie, disprezzo e
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Questo è il poetaun colino per lasciarpassare il succoscartando scaglie
Albero piccolo ma tenace è il melograno,con i frutti appesi, pare quello di Natale,un fedele gendarme arrossato messodi sentinella al capolinea della stagione,le foglie arrotolate come caramelleche con poco vento
Settimo piano, una stanzasi trovavanoparlavanosi scontravano per resistersie poi dormire insieme,a tende chiuse.Settimo piano, una stanzaio crocifisso al muroper tuo desideriosono ancora chiodoe penetro gli occhii segretiil muro.Settimo piano, una
Io pianger su questaanima verdedei campiquand’essa fuggireincalzata dal sole.Tutto fluire;la luce, di pioggiae non pioggia;la vita,nel suo divenire.
«Anticherie del passato»recita l’insegnadi un negozietto antiquariale:offre scorie di storiasenza più identità.I crittogamici hanno uccisole ortiche, l’esistenzasi è fatta indolore:senza tremore,non sono reattivo,non vivo.Sembra già coperto di polvereanche il futuro
Quattrocentocinquantamilioni di anni non basteranno ad eliminare il ricatto del nostro amore disilluso.Un miliardo e cento milioni di giorni scorreranno prima che il nostro spirito ritorni alla luce primigenia.Milioni di
Gialla di stoppiel’assalel’interminata pianura;la spossa un canto fermodi cicaleinvisibili.Con l’orticello-giardino,il cespo delle rose rampicantie i penduli gerani a un davanzale,pure l’ostentaun sorrisoall’accelerato che sosta.
In onore di Alda MeriniMilano, 21/03/1931-1/11/2009 Io sono ormai il liuto di Dioe canterò le sue canzoni d’amore.Malgrado non conosca la musica,le mie mani suoneranno per luitutti gli spettri
Sono andato al mercato degli uccelliE ho comprato uccelliPer teamor mioSono andato al mercato dei fioriE ho comprato fioriPer teamor mioSono andato al mercato di ferragliaE ho comprato catenePesanti catenePer
Evocar le immagini supernele Madri, telluriche e assassinele forme primordiali di creazionesulle rive delle acque prenatalisempre più vicineche scorrono possenti nelle venee ricordare i miti del profondodetti senza inizio e
Impasto di ossa sangue cervelloquesta terra che bestemmia amore,questa terra impasto di dolore.Pesano le scarpeil vestito la pellele membra,l’empio scempiodella
Romadi carne e pietrafollia e squalloreriso e oblioNell’ombra delle sue strade notturnedorme il sogno antico:Luminosità dall’oscuritàII sole esplodesu piazza del
In amore sei grande.Hai coraggio.Io sono timoroso a ogni passo.Non ti farò del male,diffìcilmente però potrò farti del bene.Sempre più
Chiude l’arcobalenola mia vita tradita, sconfitta,ponte infinitoteso all’infinito.
Verdeggionel tempo che inaridiscoNel piacere soffro ogni tormentoRido piangendoIl tuo caldo amorele mani mi gela
Beato, come gli dèi, mi sembraquell’uomo, che seduto di fronte ti ascolta da vicino mentre parli dolcementee ridi suscitando il
Alla perla preziosache allieta e riscalda la mia vitain questa nuova etàche sì teneramentesorride, ci accompagna,prendendoci la manoe ci conduce,nuova
Oggi in questa notte, insonne e abbandonato,Tra i raggi lunari, spinto da un soffio strano…Non so come a Ravenna mi
I dolori della rosa s’ accrescevano.Attorta in un campo di malerbe, la rosa indifesaprovò la brezza del paradiso una sola
Freschi eventigiungono al mio pettoDi dolci fioriodorepenetra in mePensieri germoglianodoratie come nettaresanguinano goccesul sospiro della luce
In mia vitaho appreso con vigoregioiosa certezzadel mio amorefreschezza Esseree abbracciare TeovunqueMa so che germoglio di vitacresce insiemea germoglio di
Apro la sigarettacome fosse una foglia di tabaccoe aspiro avidamentel’assenza della tua vita.È cosi bello sentirti fuori,desideroso di vedermie non
Il Medico, conosciuto meglio come il dottore,vive con il compito di toglierci il dolore,lui più che esercitare una professione,vive portando
Lo sguardo persoFra geometrie di marmiScrutaFra il mosaico regolareLa linea inversa al disegnoUn abito talareFra le navate scivolaCardinalizia luceScende dalle
Morrò giovane, lontano da mia moglie,fra pareti ammuffite, cattivi odorie lacrime.Morrò a Milano, con la manodi mio fratello sulla fronte,tremando per
Vivere per capire la ragioneDi questo stare un momento sulla terraE come affinare l’arma del pensieroPer aprire un varco nel
Parole, le mie, le tue.detteascoltateamate….dimenticate.Nasconovivono…. muoiono.
Sarà un giorno tranquillo, di luce freddacome il sole che nasce o che muore, e il vetrochiuderà l’aria sudicia fuori