Caro papàio credo (sono sicuro)che quando sei arrivato làle nuvole hanno preso a fiorireper formare boschi pieni di fagiani,acquitrini dove guizzano pizzarde,montagne da cavalcarecon scarponi e gambali leggeri(dimenticati quelli duri
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Una cassetta postale all’angolo della vianon è una cosa qualunque.Fiorisce d’azzurro,la gente l’apprezza molto,le si affida interamente,letterine d’amore vi getta da ambo i lati,da un lato tristi, dall’altro allegre.Come polline
Con graziadispiegate son l’alinel volo della vitaconfidente e sonnolenta
La tristezza mi assale,le mie lacrime cadonocome chicchi di sale.La felicità condizionata,perduta nell’ariain un immenso d’ombra.L’umore umano:un cane bastonato.
Un pianto arriva dalla lontananzadei millenni,un pianto attesodisperato e dolce.Un vagito che s’alzasopra livori eterni,sopra le rocce sgranocchiatedai fulmini,sopra le case senza pacee gioia.E vola su deserti e marisopra foreste
Odore di limoniColti appena dalla piantaMi giunge nel caldo pomeriggioSapore aspro sulla linguaAgro in golaE dolce al mio cuorePoggiato sull’erba.
Il madonnaro osserva il suo dipintostintoe il fondo del bicchiere.L’esistenza trascorsa sul sagratosbiadiscecome il celeste mantodi Maria di Nazaret.
Si accodano gli attempati giocatorialle fila della speranza.I casinò sfoggiano luci e colori,il fruscio delle carte si mischiaal suono delle slot,al rollio della pallinae la puntata massimaè il risparmio d’una
Non rispondono all’appello, sonodispersi ai bordi della terra, hannoil segreto della linea che trema, sono uscitidalle vene dell’essere amato e orapotete vederli, di sera, verso le tangenzialichiedere silenzio con un
Locvizza il 30 settembre 1916Si chiamavaMoammed Sceab.Discendentedi emiri di nomadisuicidaperché non aveva piùPatria.Amò la Franciae mutò nome.Fu Marcelma non era Francesee non sapeva piùviverenella tenda dei suoidove si ascolta la
Ancora una nottee dopo la luce del tuo corpo,il sorriso dei tuoi occhirisucchieranno il mio sguardo,e la voglia di te si placheràin mille abbracciin mille baci,e berrò dalla tua fonteper
La paura nell’ariaad ogni angolo di strada le sentinelledallo sguardo incendiario vegliano.In ogni casa ci si affrettaa cambiare le serrature delle porte.Ed in ogni coscienzaribolle la paura di ascoltarsila storia
Furtive, le ultime ombre della nottesi diradano con cadenzata lentezza…chiara l’alba si levasul mare calmo e addormentato.Impercettibili fluttilambiscono la scoglierae
Giovedì 26 agosto il Capo del Governo ha indirizzato un messaggio, ad uno dei suoi tanti amplificatori, che conteneva queste
Salve! Mi chiamo Maurizio Bellezza e sono nato il 30 gennaio 1984 a Roma, da una famiglia semplice, medio borghese.
Sulla spiaggia solitariadi un mare silenziosovorrei cogliere un fioresbocciato in una stagioneche non mi appartiene.Se volessi, potrei?
Non è concesso frantumare castelli di cristallo con gli acuti. Leggi in silenzio il giornale. Comprenderai che è
Tutti i colori del mercato di Guttuso si sono spenti, anche le torri del sognante De Chirico sono traballanti
Per pochi che li amano sono ancora là a fare i giochi con la matita
Intatto, forse quasi infranto, di bostik mal condensato scabroso scapolo sposato, dentro il tubetto confluito. Mentalmente amanti, vicini, ma
Un cadavere ammucchiato con altri. Migliaia di cadaveri in pochi metri. Il cielo scuro privo di emozioni felici, la tristezza
Le mie parolesono legatein un solo nodoalle grandi rocce,agli alberi immensi,in un solo nodoal mio corpo,al mio cuore.Possiate tutti voi
Evocar le immagini supernele Madri, telluriche e assassinele forme primordiali di creazionesulle rive delle acque prenatalisempre più vicineche scorrono possenti
Città dei politicie dei gatti, Roma sorniona,con tassisti gesuitici e preti matti,città mammona,astuta battona.
Restano i segnidel tuo strisciare sulla sabbiabambino curiosodi arrivare al mare,stupito della rena che fugge dalle ditadei ciuffi d’erbafacili da
Crepuscolo autunnaleORE 17ultima luce a destra,–>lì, oltre il cavalcaviaarancio e amaranto.Multipli fari solcanoasfalto, esposizionedella retina 1/125°.Diaframma apertoe obiettivo puntato:orizzonte, futuro.Staziona
Nessuno grida di gioia per essersi svegliato,Soltanto gli uccelli all’alba, gli uccelli dietro la finestra,Tutti temono ciò che il giorno
Anche il ricordo s’infoibaNel sangue della tua terra rossa.Nell’aria rimane l’urlo di gabbianoDella tua gente dispersaE la voce del mare,
Si è levata di notte,improvvisa, violenta,è passata urlandofra sartie, alberiscuotendole barche al sicuro,forse la boranon mi vuolein questa terrache non
Lembo di spasmo all’angolo del cielotu non sai cosa farne della mia voceForo di vertigine nella memoriatu non sai cosa