Suoni sperimentali greci alle porte della romanità
Corde molli, accordi sbalzanti e sfasati, luminescenze di ricordi che vagheggiano sulle onde sonore di un certo dimenticato sirtaki, rivissuto oggi in chiave ed ottica decisamente sperimentale, con risultati ondeggianti tra il totale flop ed il colpo di genio: ecco in estremistica sintesi, le sensazioni uditive della performance dell’eclettico Michalis Moschoutis, giovane ateniese, presentatosi sui piccoli ma interessanti spalti del circolo arci “Dal Verme” sito nell’omonima via del Pigneto a Roma.
Il club, sempre ed esclusivamente fedele alla sua ottica di proposte sonore sperimentali, ci ha proposto, nella notte del giovedì trascorso, una session in totale chiave “surreal sounds”.
La serata si è aperta con le performance ambient, in chiave sinth, tra tastiere ed effettistica digitale, degli italiani Ascanio Borga e Giovanni Lami, per poi passare alle performance della chitarra acustica del giovane artista greco sovracitato, che incuriosisce ed a tratti seduce il romanissimo pubblico del giovedì, con le sue stravaganze in accordi snodati.
Questo perchè il Moschoutis, non si limita a pizzicare sulla sua acustica elettrificata, ma decide, nella sua totale improvvisazione serale, di “tagliarla”, nel senso metaforico del termine, con ben due archetti di violino, decidendo di avviare la platea verso improvvisate visioni di un modernistico e destrutturato sirtaki.
L’artista fa tappa in città, nel giro europeo della sua piccola ma interessante tourneè, tra francia, Svizzera e Belpaese, proponendo, ma pur sempre a sorpresa, i brani dei suoi ultimi suoi album, Apnoea del 2011 e Nylon del 2015, autoproduzioni indipendenti, e trasportandoci così nel suo fantastico mentale, a suo dire un pò macinato, alla maniera, sue parole, di, letteralmente, hamburger mentali, con dentro diverse miscele sonore macinate tra loro.
Esperienza fuori dal comune quest’incontro, ma di certo con qualche nota e sfumatura interessante, di cui si potrà, volendo, trovare diverse tracce sul consueto web, alla riscoperta del puro strumentale, tra passato e ultramoderno.
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