Suonali ancora! Un album dei Beatles
Se per la prestigiosa rivista Rolling Stone Revolver occupa il terzo posto della sua classifica dei 500 album migliori, qualche motivo ci deve essere. Uno di questi risiede nel fatto che il disco dei Beatles, inciso nel 1966, apre la strada alla svolta psichedelica che avverrà compiutamente l’anno successivo con Sergente Pepper e la sua banda dei cuori solitari. Un disco diviso a metà, con un piede nel passato e lo sguardo rivolto al futuro, poiché almeno sei tracce su quattordici abbondano di sitar, tabla, coretti lisergici e nastri registrati al contrario:
cosa che all’epoca fece ovviamente furore ma che oggi, abituati all’alienante trance ‘n ‘dance sparata a palla nei centri commerciali, fa forse sorridere di tenerezza. Si alternano così vere e proprie chicche, dalla turgida Got to Get You into My Life che sembra uscire direttamente dagli studi della Motown, alla un po’ lugubre ma sempre fascinosa Eleanor Rigby, dalla buffonesca Yellow Submarine cantata da Ringo alla delirante Tomorrow Never Knows che chiude l’album. Quella che però, a nostro avviso, vale l’intero album è quella Here, There and Everywhere sospirata da McCartney a mo’ di ninna-nanna. Più bella e più commovente di Michelle. O no?
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