Sulle tracce del brigante Antonio Gasbarrone detto “Gasperone” ARICCIA, Palazzo Chigi
sulle tracce del brigante Antonio Gasbarrone detto “Gasperone” ARICCIA, Palazzo Chigi, 17 ottobre – 21 novembre 2021
La mostra, organizzata in collaborazione con l’Associazione Brigante Gasbarrone di Sonnino, è dedicata al celebre brigante Antonio Gasbarrone, detto anche Gasperone o Gasparone (Sonnino 1793 – Abiategrasso 1882).
Nella “Sala dei cani” è esposto un rarissimo ritratto del famoso brigante, attribuito a Bartolomeo Pinelli, eseguito dal vero ad Ariccia il 23 settembre 1825, quando, dopo la resa con la sua banda a Sonnino, sostò a Palazzo Chigi,
prima di essere internato a Castel Sant’Angelo.
Sono esposti cimili dei briganti, pannelli con la storia di Gasbarrone, messi a disposizione dall’associazione di Sonnino, e alcune stampe di briganti concesse in prestito dal collezionista e studioso del brigantaggio Renato Mammucari.
Per l’occasione viene aperta al pubblico la “Sala dell’archibugio”, appena riallestita, dedicata alle tenute e alle proprietà di Casa Chigi.
Gasparone fu una vera icona Pop in anticipo sui tempi, amato da contadini, pastori, popolani/e, viaggiatori anglo-francofoni ed ecclesiastici anti-giacobini. Mitizzato oppositore dell’anti clericalismo rivoluzionario, difensore dei deboli e degli oppressi contro i soprusi dei potenti, era venerato dal popolo come una specie di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Tanto famoso da essere ricordato da Alexandre Dumas, che nel 1835 gli fece visita nel Forte Michelangelo di Civitavecchia, e Stendhal, console francese nello Stato Pontificio.
La presenza del brigante ad Ariccia è testimoniata da illustri viaggiatori del suo tempo. Si tramandano inoltre vivaci ricordi popolari, registrati dalle viva voce di anziani ariccini e degli stessi Chigi.
Massimo d’Azeglio soggiornando nel 1826 presso la Locanda Martorelli, ricorda la sosta del famoso brigante con la sua banda a Palazzo Chigi, mentre Henry Wadsworth Longfellow vide nel 1828 presso la locanda il bellissimo cane Spaniel appartenuto al bandito.
Un’antica tradizione riferisce che nel Parco Chigi il brigante, frequentatore nelle sue escursioni dall’Abruzzo ai Castelli Romani, prima di consegnarsi nelle mani della giustizia avesse seppellito il suo favoloso tesoro con la speranza di venirlo poi a recuperare.
Nel Parco ci sono infatti antri e spelonche sotterranee dove si dice che egli si sia temporaneamente rifugiato, consenzienti i Chigi che ne ottenevano la benevolenza, tanto che da allora presero il nome di “Grotte di Gasperone”
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