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Sulle strade di Roma: la via Latina

Sulle strade di Roma: la  via Latina
Settembre 11
17:14 2010

Porta Laina. RomaSe c’è una cosa che più di ogni altra può definire la latinità di Roma, questa è proprio la via Latina. Tale via in origine costituì il collegamento tra Alba Longa, città egemone dei popoli latini, e il Tevere (Tiber) nei pressi dell’isola Tiberina (Foro Boario) e quindi, attraversato il fiume, con le terra latine della sponda opposta (Agri Falisco e Capenate). Non è azzardato supporre che allora tale tracciato fosse definito via Capena dal nome della città che potrebbe aver rappresentato la sua meta ultima, anche in considerazione del fatto che, in tempi storici, la via Latina originerà dalle mura Serviane proprio a porta Capena. Teorie diverse tentano di giustificare il nome di questa porta, in particolare riferendolo a Capua, che diverrà il punto d’arrivo della via, oppure al monte Cavo, nome volgare del monte Albano che è assai improbabile potesse essere utilizzato a quel tempo, come del resto è dimostrato dalla letteratura latina, nella quale appare sempre come monte Albano. Il sorgere di Roma a ridosso del Tevere venne a interrompere tale antico percorso e, con la distruzione di Alba Longa nel VII sec. a.C. che comportò l’egemonia romana sui popoli latini, la funzione di tale via risultò stravolta: era ora il tramite tra Roma e le genti latine dei monti Albani e in particolare tra Roma e la vetta del sacro monte di questi popoli, il monte Albano appunto. Consacrato a Iuppiter Latiaris (Giove Laziale), era sede delle Feriae Latinae, la festa della confederazione dei popoli latini, la cui organizzazione, dopo la distruzione di Alba Longa, fu appannaggio di Roma fino allo scioglimento della Lega Latina (338 a.C.).
Per comprendere l’importanza di questo monte per i romani, basti ricordare che le piante di Roma, come nella Forma Urbis di età imperiale, erano orientate a sud-est secondo un asse che collega l’isola Tiberina, il Foro Boario, la valle Murcia e il monte Albano, asse ricalcato dalla via Latina. E quando la valle Murcia accoglierà il Circo Massimo, questo risulterà perfettamente allineato lungo questa direttrice, come del resto è semplice constatare ponendosi al vertice tiberino del circo e alzando lo sguardo verso l’opposto vertice, incontrando così la sagoma inconfondibile del monte screziata dalla colata di case di Rocca di Papa. Originariamente diretta al monte Albano, lungo il percorso in parte ripreso dall’attuale via Anagnina fino a Grottaferrata, al tempo della guerra contro gli Equi e i Volsci, si diramerà per la valle dell’Algido, a lambire il Tuscolo, fino a raggiungere il passo dell’Algido (oggi Tagliente) famoso per le imprese di Cincinnato contro gli Equi. La via, asse di collegamento del territorio della Lega Latina, (Latium Vetus), si estendeva così verso il Latium Novum o Adiectum per raggiungere la nuove colonie di Cales (334 a.C.), Fregellae (328 a.C.) e Interamna Lirenas (312 a.C.). Questo percorso diretto, che escludeva Aquinum e Casinum, era giustificato dal fatto che la zona a nord della valle del Liri, alla fine del IV sec.a.C., era ancora sotto il dominio sannita. In età tardo imperiale la via usciva dalle Mura Aureliane da Porta Latina, attraversava i Monti Albani e s’immetteva nella valle del Sacco raggiungendo Ad Bivium, ove si collegava alla via Labicana, e poi Anagnia, Ferentinum, Frusino, Fregellae, Fabrateria Nova, Aquinum, Interamna Lirenas e Casinum. Da qui, attraverso Ad Flexum, si dirigeva, ormai già in Campania, verso Teanum, Cales, Casilinum, ove veniva raggiunta dalla via Appia, per concludersi a Capua. Quando l’imperatore Aureliano (270-275 d.C.), preoccupato per le incursioni barbariche sempre più frequenti, invece di rinvigorire il nerbo romano ormai minato dal benessere e dalle lotte intestine per il potere, decise di proteggere Roma con una nuova cinte muraria, questa accoglierà la via Latina a Porta Latina, una delle meglio conservate dell’intero circuito; alcune parti della facciata in travertino appartengono ancora alla prima fase della costruzione. L’aspetto attuale è attribuibile ai rifacimenti ordinati dall’imperatore Onorio (384-423 d.C.). La porta è affiancata da due torri cilindriche che hanno preso il posto di quelle originali a pianta quadrata e il suo arco è stato ridotto, come si desume dalla traccia di un arco più grande che lo sovrasta. In origine la porta era “doppia”, in quanto presentava una corte fortificata interna e una seconda porta ora non più visibile. Poi l’oblio s’impadronì della porta stessa e della via Latina che qualcuno decise di rinominare via Anagnina, forse nel tentativo di cancellare un passato illustre.

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