Sul federalismo fiscale
Occorre recuperare e rivalorizzare il modello originario dell’idea italiana, quella fondata sull’idea di Regione come nucleo fondamentale e di base. Una “Regione nella Nazione”, per dirla con Sturzo. Autonomismo dunque, che riconosca, garantisca e tuteli le autorità locali, che dica “si” al decentramento e all’autonomia amministrativa, ma che sia inscindibile dall’unità nazionale e dalla solidarietà tra le aree del paese. Pensiamo alla Spagna: le regioni spagnole sono dotate di un’autonomia molto forte, che non ha niente da invidiare a quella posseduta dai singoli Stati di uno Stato federale.
È l’idea di federalismo che difficilmente si adatta al contesto italiano. La federazione è un’evoluzione della confederazione, ed è formato da Stati, prima indipendenti, che si uniscono e delegano poteri ad uno Stato centrale. L’Italia è per genesi uno Stato regionale: uno Stato unitario che si spoglia di alcune sue prerogative per realizzare il decentramento o l’autonomia amministrativa.
Commentando l’articolo 13 del ddl sul federalismo, quello sui poteri e status della Capitale, le Regione, i Comuni e le Province sono l’apparato scheletrico del nostro paese, ed ognuno costituisce un nodo fondamentale a cui devono essere assicurate specifiche ed esclusive competenze. L’alternativa non può essere quella tra una Roma ridotta a una confederazione di Comuni con pochi poteri, come afferma Alemanno, e una leviatana Roma Capitale che succhi competenze e risorse all’ente regionale. Occorre uno sviluppo coordinato e armonico dei diversi enti in relazione al territorio.
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