Successo straordinario del Partito Democratico
L’esito di queste elezioni di maggio per il Parlamento europeo ha evidenziato un successo straordinario del Partito Democratico. Fino a ieri la base elettorale del centro sinistra era concentrata nell’Italia centrale, ma ora è il primo partito in tutto il territorio. E c’è anche un secondo partito nazionale: il Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda quasi tutte le altre formazioni politiche, oggi non esiste più una loro presenza omogenea in tutto il territorio nazionale (malgrado il paradosso di Maletto, piccolo paese della provincia di Catania alle pendici dell’Etna, dove la Lega Nord ha ottenuto oltre il 32% delle preferenze, risultando il partito più votato).
Gli italiani hanno manifestato una forte richiesta di trasformazione del Paese e, contemporaneamente, hanno punito sia chi è rimasto ancora “arroccato” sulle vecchie posizioni sia chi, pur dichiarando di voler cambiare il Paese, ha puntato sulla demagogia, sulla rissa e sul non celato desiderio di “demolire” l’esistente per poter ricostruire tutto daccapo usando il metodo della democrazia partecipata. Pur vivendo un’attualità sociale e politica incredibilmente degradata, gli elettori hanno immaginato nel loro futuro un disastroso “vuoto” istituzionale che ha ulteriormente amplificato la naturale umana paura dei cambiamenti.
Queste elezioni per l’assetto politico-organizzativo dell’Europa, divenute – durante la durissima campagna elettorale – una sorta di elezioni per l’assetto politico italiano, hanno di fatto legittimato la presenza di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, criticato aspramente per avere sostituito il Presidente del Consiglio Enrico Letta senza aver ottenuto preventivamente il consenso degli elettori. Ora la legislatura riprende fiato. «Le riforme si fanno» dichiara Renzi, «anzi, si faranno con una velocità maggiore».
Ma l’assetto parlamentare non è cambiato! Ora, infatti, è evidente la sproporzione dei numeri dei partiti in parlamento (e al governo) rispetto alla reale attuale rappresentanza nel Paese: i moderati di centro sono pressoché spariti; il Nuovo Centro Destra, dopo questa sua prima prova elettorale, ha conquistato solo il 4,3% dei voti; Forza Italia ha subito un crollo di consensi enorme e anche il Movimento 5 Stelle ha perduto una consistente parte degli elettori che l’avevano lanciato nella desiderata “volata finale”. Il Pd del nuovo segretario ora, in questo nuovo scenario, ha la forza per formare maggioranze diversificate e chiama in causa – per la definizione delle “regole del gioco” – sia il vecchio alleato Forza Italia sia il grande sconfitto dalle europee, il Movimento 5 Stelle. Ma… l’Europa? Ecco, ancora una volta si è persa di vista la questione principale per la quale si sono svolte queste elezioni!
Beppe Grillo e Matteo Salvini volano a Bruxelles per trovare punti di intesa, rispettivamente, con gli xenofobi – trionfatori in Inghilterra e Francia – Nigel Farage e Marine Le Pen. E Michael Stuermer – intellettuale di punta del centrodestra di Angela Merkel e del Ppe – dichiara che «Berlusconi è peggio di Grillo, una minaccia per Ue e Ppe».
Speriamo solamente che Matteo Renzi – andato anche lui a Bruxelles per incontrarsi con tutti i Capi di Stato europei – potrà far valere il grande risultato elettorale italiano, il più significativo fra tutti i risultati dei 28 Stati dove si sono svolte le consultazioni.
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