“Streghe, spiriti e folletti” in Piazza Garibaldi
Streghe, folletti, ‘lopi penari’, ‘léngheli’, ‘pantasime’: ce n’è per tutti i gusti e ne danno il ghiotto assaggio tre validi interpreti: Paolo Vitale, Alessandra Testa e la nostra giovane e solare bibliotecaria Rosita Millevolte. Momenti che hanno fatto rivivere le buie serate invernali dei nostri nonni e bisnonni radunati intorno al focolare domestico, davanti al quale, nonostante il calore della fiamma, rabbrividivano i più ‘ciuchetti’ in ascolto, con il cuore che pareva fermarsi a ogni passo sui sampietrini, ogni soffio di vento, ogni parola pronunciata tra sussurri e pause lasciando incuneare la paura. Eppure ogni volta si chiedeva di raccontare di nuovo … Proprio quello che il numeroso pubblico ha desiderato durante la lettura di ogni racconto tratto dal bel libro di Maria Pia Santangeli Streghe, spiriti e folletti, Edilet 2013; un’opera che raccoglie quelli che sono i capisaldi del nostro immaginario collettivo, tramandato di generazione in generazione, durante le lunghe sere invernali, “quanno ‘nmi stea ‘a televisio'”. Ospite d’onore Ugo Onorati, scrittore e critico marinese, citato nel libro della Santangeli alle voci riguardanti il lupo mannaro, le streghe e i folletti. In particolare “u lénghelo”, figura non presente nell’immaginario di Rocca di Papa, ma in tutti gli altri Castelli Romani, con sue varianti che lo portano ad essere da uno spiritello dispettoso a un folletto un po’ pasticcione, a una sorta di angioletto; o il lupo mannaro che richiama l’animalità dell’uomo della foresta. Apprezzabile lavoro di narrazione, quello fatto dalla nota scrittrice castellana, che infila come coralli, preziose testimonianze popolari, tradizioni narrative orali, raccolte non solo nei Castelli Romani, ma anche in altre zone d’Italia. Storie che la Santangeli ha narrato, ricostruendole, a volte, da poche parole magari ascoltate al telefono, ricercando analogie, somiglianze, origini comuni, e facendo riferimento alla letteratura colta. Sono citati infatti, Gianbattista Basile, Giuseppe Gioacchino Belli, Stendhal, Luigi Capuana, Grazia Deledda, Carlo Levi, Dino Buzzati, Italo Calvino …
Quello di Maria Pia è un prezioso lavoro di narrativa accompagnato da un risvolto antropologico di tutto rispetto, con un linguaggio volutamente semplice, proprio come quello delle storie narrate, nelle quali l’ironia affiora tra la saggina della scopa di una strega e gli irti peli del lupo mannaro, tra i dispetti di un esuberante e vivace folletto e l’eterea immaterialità di una ‘pantasima’. Brio, ironia e semplicità hanno chiuso la stregata serata estiva di inizio luglio, con ciambelle e vino con le quali la magia si è stemperata in allegra convivialità.
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