Strage di monaci in Birmania
Nonostante le pressioni internazionali, la temuta repressione della giunta militare al potere in Myanmar (ex Birmania) è scattata con le cariche della polizia contro decine di migliaia di dimostranti a Yangon: alcuni monaci buddisti sono morti e altri sono rimasti feriti. L’imponente schieramento di forze dell’ordine nei punti caldi della ex capitale e il timore di un ripetersi del bagno di sangue del 1988, quando il regime soffocò una sollevazione provocando circa 3.000 morti, non hanno scoraggiato la folla, guidata dai bonzi, che da giorni scende nelle strade delle città birmane. Ma, a differenza dell’88, quando poche informazioni circolarono sulla sanguinosa repressione dei moti di piazza, l’avvento delle nuove tecnologie ha consentito ad immagini e notizie di fare il giro del mondo, grazie a cellulari, videocamere e blog, mentre sono parsi inutili i tentativi del regime di bloccare l’accesso a internet. Dura la reazione dell’Occidente al pugno di ferro dei generali: Stati Uniti e Unione europea hanno chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu per imporre sanzioni a Myanmar. Senza parole.
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