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STIA ATTENTO IL PAPA…

Ottobre 01
10:33 2020

Era il 9 maggio del 1978 e, in un appartamento del quale non è stato mai accertato il luogo con precisione, veniva assassinato Aldo Moro, presidente del Consiglio italiano.

Era stato imprigionato per 55 giorni dalle cosiddette Brigate Rosse, dopo il suo rapimento del 16 marzo del 1978, mentre si recava alla Camera per presentare il nuovo governo che sarebbe stato poi presieduto da Andreotti.

Moro aveva guidato, in anni precedenti, governi di centro-sinistra, una via nuova che aveva ottenuto il via libera anche dal presidente Kennedy (oltre che dall’episcopato italiano) e aveva iniziato in seguito quella politica definita della ‘strategia dell’attenzione’ verso il PCI, mentre il capo del partito comunista, Berlinguer, dimostrava la propensione per un patto di solidarietà con i cattolici, in quella prospettiva che fu chiamata del ‘compromesso storico’.

Si è molto favoleggiato, ma anche confermato da alcuni fatti concretamente verificati, su come l’America avesse temuto che al governo italiano arrivassero anche i comunisti, cercando di frenare – o per meglio dire – bloccare la strategia di Moro. Fatto sta che quest’ultimo in precedenza aveva avuto una sorta di ‘altolà’, in un burrascoso colloquio da Henry Kissinger, segretario di Stato.

Il ruolo dell’America nel caso Moro non è stato mai del tutto chiarito, tanto più che quando in seguito fu catturato, ancora dalle BR in Italia, il generale Dozier – comandante delle forze NATO in Europa – questi dopo 40 giorni di prigionia, nel 1982 fu liberato rapidamente dalle forze dell’ordine italiane ma presumibilmente col supporto dei servizi segreti americani.

Lo stesso attentato al papa del 1981 compiuto dal turco Ali Agca, fu sbrigativamente attribuito ai bulgari e solo anni dopo si aprirono scenari molto diversi.

Ma l’anticomunismo, anche dopo la dissoluzione dell’URSS è stato l’alibi affinché anche in Italia continuassero a costituirsi governi di (centro)-destra con quel Berlusconi diventato poi nientemeno che il più caro ‘amico’ del ras Putin, già del KGB i servizi segreti russi.

Oggi è di nuovo un segretario di stato americano, il pomposo Pompeo che con arroganza e prosopopea, in combutta col suo altrettanto arrogante presidente, viene a mettere in guardia addirittura il papa ‘invitandolo’ senza mezzi termini dal guardarsi dal rinnovare accordi sulle nomine episcopali con il Partito Comunista cinese perché l’autorità morale della Santa Sede ne risentirebbe!

L’entrata a gamba tesa del segretario di stato americano, nella ‘politica’ religiosa del vaticano, è veramente fuori misura, violando sia la libera sovranità di uno Stato estero, sia dando un non richiesto giudizio morale sulle attività (diplomatiche) della Santa sede in vista di ulteriori approcci per il dialogo religioso e non. E praticamente, l’illustre americano, fa capire che il Vaticano è incapace di…operare diplomaticamente.  Evidentemente costui non ha mai conosciuto i Casaroli, i Silvestrini e, oggi, i Parolin.

Ma c’è un ulteriore aspetto che va considerato: avendo perso quella sorta di leadership mondiale che sembrava essergli derivata dopo la caduta dei muri e la presunta vittoria del capitalismo nonché l’obsolescenza della configurazione bipolare (USA-URSS/Russia), non ha ancora assimilato la realtà di un mondo pluripolare con l’emergere della Cina, dell’India e dei Paesi arabi (anche se questi sono ancora divisi tra loro), e, se tutto procede, di un’Europa più coesa.

Il fatto poi che la Cina abbia raggiunto un progresso economico notevole, minaccia – ancora più del discorso sulle libertà dei diritti civili o/e religiosi di cui a certuni importa poco, visto come tratta gli afroamericani – la presunta leadership economica e politica americana del borioso e sempre più assediato Donald Trump. Nello stesso tempo la progressiva attenzione della diplomazia vaticana in Paesi in cui la religione cattolica è ancora oggetto di ‘trattative’, apre un cuneo anche culturale (sulle orme del gesuita Matteo Ricci), laddove l’America trova ostacoli alla sua presunta primazia, tanto più che sul soglio pontificio siede un papa latino-americano, cioè di un continente dove la violenza della destra, supportata dalle abbondanti provvigioni nordamericane, ha prodotto desaparesidos e martiri come il vescovo Oscar Arnulfo Romero, oltre all’ostracismo per la Teologia della Liberazione.

Oggi l’avvertimento, o meglio la nuova minaccia, di un segretario di stato supportato dalla destra ‘cattolica’ e danarosa degli Stati Uniti, si dirige contro il Vaticano e, indirettamente, contro un papa il quale ha a cuore l’uomo, il pianeta, l’ambiente nella sua versione integrale, culturale e spirituale di ‘creato’, contro lo sfruttamento ‘capitalistico’ delle risorse. Non va dimenticato che lo stesso papa Giovanni Paolo II (pur con le correzioni apportate all’enciclica dal cattocapitalista e ‘teologo dell’economia libera’, M. Novak), condannerà il ‘capitalismo selvaggio’ con la Centesimus Annus nel 1991!

E lo stesso papa dichiarava decisamente come fosse “inaccettabile l’affermazione che la sconfitta del cosiddetto «socialismo reale» lasci il capitalismo come unico modello di organizzazione economica”.  Ma certi personaggi odierni – anime pie e sante subito (ma meglio con calma, perché gli piace restare ancora sulla Terra) – si soffermano piuttosto a criticare il ‘Buon giorno’ del papa all’Angelus, invece del ‘Sia lodato Gesù Cristo’, o quante volte il pontefice parla di Dio e di Cristo e quante invece dell’ambiente!

Sarebbe opportuno che questi novelli farisei, leggessero quella parte del vangelo in cui si afferma: ‘Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt.7,21)!

…E comunque il papa si guardi bene dai ‘troppo’ fedeli, e prima o poi vada pure in Cina, ché l’invito non mancherà, ma si guardi anche da quegli ‘amici’ d’oltreoceano, tanto ‘preoccupati’ che riescono perfino a far cambiare idea a…Di Maio!

 

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