Sport alla Rovescia
Lo sport può essere discriminatorio? In Italia a quanto pare sì e lo testimoniano i frequenti episodi di intolleranza e gli stessi regolamenti delle federazioni dilettantistiche contro i quali si battono le numerose associazioni sportive che lavorano contro il razzismo e per l’accessibilità allo sport.
La neo costituita associazione “Sport alla Rovescia”, che raccoglie molte di queste realtà, il 19 dicembre, tramite una delegazione ha consegnato al Presidente della FIGC Marche, Paolo Cellini, un documento nel quale si chiede la modifica di alcuni articoli del regolamento ritenuti discriminatori. Infatti, quelli che regolano i tesseramenti dei giocatori stranieri sono sostanzialmente differenti da quelli specifici per i giocatori italiani, perché ai primi limitano l’accesso e modificano le modalità di partecipazione nei campionati di categoria. La stessa iniziativa si è svolta in Veneto e avrà seguito in altre regioni italiane. Secondo l’associazione, il confronto con Cellini è stato proficuo, perché ha permesso di discutere sulle problematiche principali riguardanti in particolare il tesseramento e lo ius solis per i ragazzi figli di migranti nati in Italia, che al compimento della maggiore età si vedono negato persino il diritto all’istruzione e alla salute. Le stesse tematiche erano state affrontate nel corso dell’ultima riunione nazionale della FIGC. Sport alla Rovescia si propone di fare da collante tra le diverse associazioni sportive, tra le quali compaiono polisportive e palestre autogestite, e di diffondere un nuovo modo di fare sport, estraneo alle logiche di mercato, profondamente ispirato da principi quali il rispetto delle differenze etniche, culturali, sessuali, in un gioco in cui la competizione è secondaria all’onestà e alla lealtà verso l’avversario.
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