Spettacolo Fantasme prodotto da Teatrosophia
A volte appaiono misteriose come Fantasme
Intervista all’Autore Claudio Marrucci
Dal giovedì 18 a sabato 20 maggio 2023, andrà in scena al Teatro Tor Bella Monaca, Fantasme, un’opera teatrale tratta dal libro “Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi, come e dove incontrarle”, di Claudio Marrucci e Carmela Parissi-Pubblicato da Fefè Editore.
L’opera consiste in una poetica carrellata di eroine che hanno attraversato la storia del nostro Paese in un arco di tempo che parte dai fasti dell’antica Etruria fino ai primi anni ’70 del secolo scorso.
Tutte le donne raccontate nel libro hanno in comune un sottile filo rosso: dopo il trapasso pare che il loro spirito non abbia mai abbandonato il mondo dei vivi. Sono tantissime le leggende sul loro conto e si conoscono, pare, anche le modalità per assistere a una loro apparizione. Il titolo “Fantasme” parla chiaro: per la messa in scena delle 25 Fantasme rappresentate nel libro di Claudio Marrucci, soltanto 9 sono state prescelte nell’adattamento facendo di questi 9 monologhi un testo che assumesse i caratteri della teatralità.
L’opera sarà interpretata da tre attrici straordinarie: Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini e Silvia Mazzotta, mentre l’Adattamento e Regia sono di Guido Lomoro, Direttore Artistico di Teatrosophia. Coreografia e Movimenti scenici sono affidati a Maria Concetta Borgese, le Musiche sono state composte e saranno eseguite dal vivo da Theo Allegretti, le Scenografie sono state realizzate da Enzo Piscopo, mentre il Disegno luci è di Gloria Mancuso e i Costumi di Tania Orsini.
Lo spettacolo è stato prodotto da Teatrosophia, l’Ufficio stampa è affidato ad Andrea Cavazzini, Direttore di Quarta Parete;
Fotografie: Lorena Vetro-Aurora Leone – Grafica: Carmela Parissi
Social media management: I Vetri blu.
Sono stati elaborati 3 quadri distinti, in ognuno dei quali sono 3 le fantasme protagoniste. Per ciascun quadro è stata creata una regia distinta affinché lo spettacolo, nel suo complesso, non risultasse mai uguale a sé stesso.
La regia della parola viaggia di pari passo con il movimento dei corpi il quale, anch’esso, è stato strutturato in armonia con lo svolgimento drammaturgico quale mezzo espressivo, non di complemento, ma di espansione della parola stessa. Il movimento non si estrinseca solo con lo strumento della pura coreografia, anch’esso peraltro presente, ma accompagna le protagoniste in ogni momento, sia in presenza che in assenza della parola.
Protagonista insieme alla parola e al movimento sarà anche la musica composta per l’occasione dal maestro Theo Allegretti – raffinato Pianista, compositore ed improvvisatore che si colloca nel contesto dell’ambient-jazz contemporaneo – che eseguirà i brani dal vivo. Una musica che non è contorno o elemento aggiuntivo: le note saranno parte stessa della drammaturgia sottolineando alcuni momenti della narrazione e del movimento e creando atmosfere suggestive ed evocative.
Nel primo quadro, protagoniste saranno: Gaia Lavinia Volumnia (regina etrusca), Bianca Maria Aloisia Malaspina (giovane albina uccisa per stregoneria nel Medioevo) e Bianca Lancia (moglie suicida di Federico II di Svevia).
Nel secondo quadro troveremo Lucrezia Borgia (figlia illegittima di papa Alessandro VI, una delle nobildonne più potenti e inquietanti del nostro Rinascimento), Artemisia Gentileschi (importantissima pittrice del Seicento) e Beatrice Cenci (nobildonna romana giustiziata nel 1599 per parricidio).
L’ultimo quadro annovera invece Bianca Maria Martinengo (nobile infante del Cinquecento, morta tragicamente mentre una notte cercava di catturare delle lucciole), Rita Rosani (partigiana italiana di origine ebraica, medaglia d’oro al valore militare, caduta in combattimento contro gli oppressori) e Giorgiana Masi (studentessa, uccisa da una pallottola vagante durante un corteo negli anni di piombo).
In Fantasme, la parola e la musica, il corpo e lo spazio, si astraggono e si compenetrano, tra realtà e mito, storia e leggenda. Il femminile viene indagato dando corpo e voce a donne senza tempo, ma scopriamo qualcosa di più attraverso le parole dell’Autore, Claudio Marrucci.
Claudio, perché le tue fantasme sono solo donne?
Perché la donna è il fantasma per antonomasia. La presenza maschile è una certezza, nel lavoro, nella cultura, nella società, nella memoria collettiva, mentre il femminile “c’è ma non si vede”. Fantasme è dedicato a tutte le donne che vogliono manifestarsi.
Come hai scelto le donne di cui tracciare il quadro?
In realtà l’idea di Fantasme è venuta a Carmela Parissi che ne è anche l’illustratrice. Ha iniziato per gioco a collezionare storie e leggende di donne che si dice si manifestino, dopo la loro morte, in castelli, dimore storiche, piazze, duomi e cattedrali. Nella sua ricerca, Carmela, ha trovato più di mille fantasme, poi il suo lavoro si è arenato vista la mole. Sono quindi intervenuto io a comporre un quadro: ho scelto donne diverse per età (giovani, adulte, vecchie e bambine), ceto sociale (serve, borghesi, imperatrici, principesse, cortigiane, rivoluzionarie, brigante), religione (cattoliche, ebree, pagane) epoca storica in cui hanno vissuto. Il risultato è stato una storia d’Italia per individualità femminili.
Disegno di Carmela Parissi
Ti ha colpito la loro tragica morte o la loro vita tormentata?
Alcune morti fanno clamore, come quella della Marchesa Malaspina, murata viva dal padre insieme a una scrofa e un maiale. O quella della bambina Bianca Maria Martinengo, che, non ancora adolescente cadde dalla torre del maniero di famiglia per cercare di afferrare delle lucciole. Eppure anche alcune vite fanno rabbia, come quella di Artemisia Gentileschi, stuprata, esposta alla pubblica gogna, diventata una delle più grandi pittrici di tutti i tempi. Il suo sepolcro è stato distrutto dalle ruspe a Napoli, nel periodo della ricostruzione post-bellica. Il suo corpo andato perduto. Ma che dire di Beatrice Cenci, ad esempio? È stata più tragica la sua vita (violentata dal padre) o la sua morte (giustiziata da un papa che voleva accaparrarsi le sue terre?). Per non parlare di Rita Rosani, partigiana, medaglia d’oro per essere morta, da ebrea italiana, combattendo il nazifascismo.
Cosa ti fa pensare che lo spirito di queste donne dopo morte non abbia lasciato la terra?
Provare per credere. Pochi giorni fa, il 12 maggio, è stata una data particolare. Non esiste una vera leggenda al riguardo, ma se si passa per il Ponte Garibaldi, a Roma, si avverte una sensazione strana. Lì è stata uccisa Giorgiana Masi, studentessa liceale, da una pallottola vagante, sparata forse da un poliziotto in borghese, nel 1977. Nessuno può dire e forse potrà mai dire che quella è proprio Giorgiana Masi, ma chi sa, si toglie il cappello, e si mette una mano sul cuore.
Credi alle leggende o pensi che in esse ci sia sempre un legame con la realtà?
Il mio è un libro di racconti che prende spunto da un patrimonio folclorico e lo rielabora in direzione artistica. Io racconto la storia di queste fantasme, dal loro punto di vista. C’è del vero e della finzione, c’è della realtà e dell’immaginazione. In fondo tutto è realtà, ma la realtà non è altro che un caso particolare di finzione. Ci sono alcune fantasme la cui leggenda è nata con questo libro.
Come hai selezionato le 9 vite delle donne da mettere in scena?
La selezione è opera di Guido Lomoro, il regista dello spettacolo Fantasme. Personalmente, credo che un autore debba lasciare agli interpreti libertà di intendere e fraintendere. Infatti un regista può lavorare in parallelismo con un testo, ma a volte è più efficace un lavoro in opposizione. Partendo da questa logica, ho dato il libro in mano a Guido e gli ho detto: adesso pensaci tu. Quello che è successo è stata una rara alchimia: infatti sentendo le prove, ho ascoltato le mie parole, dire esattamente quello che volevano dire. Nel suo adattamento, Guido, è riuscito a distillare ciò che di importante volevo trasmettere. E di questo ne sono molto grato e orgoglioso.
A questo punto mi pare doveroso citare le poetiche “note di Regia” di Guido Lomoro.
«Le Fantasme tornano. In un ultimo ineluttabile viaggio. Dal Medioevo agli anni di piombo, dall’antichità al Rinascimento, sono giunte fino a noi e appaiono nelle coscienze di noialtri, fallaci attori del presente. Raccontano storie, quelle del loro vissuto. Storie che non hanno tempo. Così come non hanno tempo il dolore e l’umiliazione. Così come non ha tempo la femminilità. Le Fantasme non vengono a dirci che le donne hanno una marcia in più. Le marce a disposizione dell’umana essenza sono le stesse per tutti. Ma una donna, forse, a differenza di un uomo, deve sempre dimostrare le proprie capacità. Ecco perché il dolore e l’umiliazione femminili contengono un ulteriore lato oscuro che rende ogni sofferenza più violenta. Nulla colpisce più della verità quando essa è da sempre o sottaciuta o minimizzata o volgarmente trasformata. Le Fantasme siamo noi, l’inascoltato che è in noi. Tornano ad avvisarci, a metterci all’erta, a ricordarci che è ancora possibile non sbagliare. Ma non solo nei confronti delle donne. Bensì nei confronti di noi stessi e del mondo intero» Guido Lomoro.
Ma torniamo a noi, Claudio, quanto tempo hai dovuto dedicare alla ricostruzione di tutte queste storie?
Sono stato molto veloce a scrivere perché sapevo esattamente cosa volevo e come volevo ottenerlo. Quindi, se iniziamo a contare il tempo, da quando ho avuto il contratto con l’editore, una manciata di mesi. Se iniziamo a contare il tempo, da quando ho iniziato a forgiare le mie idee sulla letteratura, anni di lavoro. Ad esempio ho avuto la fortuna di avere come maestro di scrittura Antonio Veneziani, e come maestra di critica letteraria Rosalba Campra, una delle critiche più importanti a livello mondiale, per quanto riguarda il genere fantastico a cui le storie di fantasmi appartengono.
Quale insegnamento hai ricevuto da questo studio?
Io credo che l’arte in generale e la letteratura in particolare ti debbano “lasciare qualcosa”. Per quanto mi riguarda, questo lavoro mi ha donato la consapevolezza della vastità e della ricchezza multiculturale e persino poliglotta del nostro paese, nonché del ruolo centrale della donna, a tutti i livelli.
Quale messaggio vuoi trasmettere al lettore? E allo spettatore?
In realtà le storie affrontate sono così complesse, toccanti, diverse, emozionanti, che ogni lettore e ogni spettatore può cogliere l’aspetto che più lo colpisce: dall’innocenza alla brutalità, dalla sacralità alla bestemmia, dalla rabbia alla gioia, dall’ira alla protezione materna, passando per la storia, la natura, la guerra, la pace, l’amore, la follia.
Forse il messaggio che vogliamo trasmettere è questo: amiamoci, perché in fondo l’amore è meglio dell’odio.
Invita il pubblico a Teatro spiegando perché dovrebbe venire allo Spettacolo.
Perché è un bello spettacolo, con tre attrici in scena, che valgono per nove; con musiche dal vivo, composte ad hoc… e perché è piaciuto a tutti quelli che fin’ora l’hanno visto, dal Franco Parenti a Teatrosophia, dal Festival Cerveteri in Danza, al Trevignano Summer Fest… tanto che qualche spettatore avrebbe voluto persino entrare in scena, forse per toccare con mano se le nostre attrici sono vere attrici o incarnazioni di fantasme.
Info:
Orari spettacoli:
Giovedi, Venerdì e Sabato ore 21
Teatro Tor Bella Monaca
Via Duilio Cambellotti, 1 – Roma
Biglietti:
intero 12,00 Euro
ridotto 10,00 Euro
giovani 8,00 Euro
GIFT CARD 78,00 Euro (10 ingressi)
Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 062010579 (dalle 10:30 alle 19:30)
Messaggi whatsapp 3920650683
promozione@teatrotorbellamonaca.it
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