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Specchietti, pregiudizi e acqua di rose

Agosto 28
12:31 2011

Non si sa dove volgere lo sguardo. Il periscopio è ben oliato e gira che è un piacere. Il mare è mosso ma non preoccupa di per sé. Però sopra, sotto e di fianco pullulano siluri, contro-siluri e bombe di profondità. Qualcuno che guarda oltre rimprovera ai notisti di incatenarsi alle solite questioni, ed anche sulla stampa nazionale, sulle varie amache e dintorni, si premette quasi sempre «non so, quando questa rubrica sarà in edicola, a che punto sarà la situazione politica…», figuriamoci se non lo facciamo noi. Potrà essere ovunque, il punto, ma sempre molto basso. Ad ogni ascolto di telegiornale viene il dubbio di un patto dei politici con le case farmaceutiche che fabbricano ansiolitici ed antidepressivi. La schizofrenia, quella no, non va curata: è la condizione normale nell’ambiente. Dunque la politica si accorge (col suggerimento dei compagni del primo banco) della gravità della crisi, si toglie il costume, rimette la cravatta, e fa una “manovra di lacrime e sangue“. Tagli, accorpamenti, eliminazioni, doppi tagli per gli onorevoli, contributi di solidarietà ecc… ecc… Uno scintillare di specchietti, e le allodole (skylarks) innocenti cominciano a crederci. Magari il governo fa sul serio e la situazione si raddrizza. Poche volte il sole tramonta e riappare nel cielo, e tutto si annacqua, si allontana, sparisce. Potenza delle lobby e delle canottiere. Eppure non ci sarebbe stato bisogno di tanto frastuono e giravolte, ma solo di onestà ed umiltà. Bastava seguire i consigli di economisti e politologi appena appena ferrati nella materia, che avevano semplicemente sottolineato quello che tutti più o meno sanno: si è vissuto sopra le righe e fatto troppi debiti; il male fondamentale e unico, al momento, è il fastello di debito pubblico; se si abbassa quello di dieci, venti punti, la fiducia e la macchina riprendono a camminare. Ci vogliono misure strutturali di risparmio, certo, ma queste valgono per il futuro, diciamo almeno di medio termine. Per curare la febbre alta, nell’immediato, esiste solo una tassa di scopo, generale e progressiva (con le necessarie esenzioni vitali), magari con una bella incursione nei patrimoni in panciolle, come è stato eccezionalmente fatto in situazioni altrettanto critiche. Non ci sarebbe stato bisogno di tanti artifici e spari di castagnole, che lasciano solo nuvolette di fumo passeggere. Il governo però ha preferito non piegarsi a questa semplice evidenza, pur di mantenere il punto formale di non mettere le famose mani nelle famose tasche. Ma allora è meglio, discutendo discutendo, rimanere senza i famosi calzoni? Nel frattempo il diversivo è bello e pronto: la colpa è tutta di quei cattivoni dei calciatori. A prescindere, qualunque cosa facciano, hanno torto, come le suocere, o le nuore, dipende. Chi scrive ha ben criticato, in epoca molto non sospetta, atteggiamenti e privilegi dei pedatori, ma i diritti e gli accordi vanno sempre rispettati, buoni o cattivi che siano, senza pregiudizi, soprattutto se si tratta di diritti elementari della persona. Perché l’impiegato o l’operaio non possono essere discriminati sul lavoro, e se lo sono si rivolgono al giudice, e i calciatori invece sì? Perché guadagnano cifre spropositate, si dice dal tribunale sommario dei creduloni mediatici. E allora Marchionne che guadagna più di una squadra intera lo mettiamo a lavorare in uno scantinato, e gli attori e i cantanti di grido (magari non tutti geniali) li sterminiamo a raffiche di mitra? E sulla questione del contributo ‘personale’, come la mettiamo se, per assurdo, il contratto sottoscritto con quelle aquile di presidenti dicesse che il compenso del calciatore deve essere al netto di tasse presenti e future, che, per l’appunto devono essere pagate dalle società? A chi si può addossare la colpa di dabbenaggine? Sono i presidenti che per insipienza, o per compiacere i tifosi, vanno all’attacco con la bisaccia gonfia, cantando come i nani la canzoncina “compriam, compriam,/ compriam, compriam, compriam…”, poi scoprono di avere troppi giocatori, qualcuno dal forte sapore di bufala. Perciò, se si tratta di opportunità o di buon senso, la discussione si può aprire con prospettive forse positive. Ma sui diktat approssimativi e arroganti in tema di diritto, la strada si fa molto ciottolosa, e non è detto che i primi a bucare siano i calciatori (avete notato come anche il luciferino Calderoli, forse meglio informato, si sia calmato?). Vogliamo, come al solito, concludere con una nota positiva. Proliferano ed incrementano i guadagni le ditte che producono acqua di rose. Pare che il governo ne stia stipando una importante riserva in un casareccio Forte Knox. Verrà buona in caso di urgente annacquamento delle prossime lacrimose manovre.

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