Sostenibilità digitale
La pandemia da COVID19 ha fatto scoprire alla maggioranza degli italiani le potenzialità della Rete Internet, quale strumento utile e necessario per tenersi in contatto e per rendere possibile il concetto di Didattica a Distanza. La pandemia è stata seguita da un conflitto nel cuore dell’Europa, una tragedia in se stessa, che come tutte le tragedie ha fatto scoprire le tante vulnerabilità della società italiana, in particolare nel settore energetico. Improvvisamente gran parte degli italiani hanno scoperto il valore dell’energia, l’importanza di disporne senza limitazioni ma anche il suo prezzo di mercato.
I media nazionali hanno dedicato, e dedicano, ampi spazi ai due temi, energia e digitale, ma separatamente. Questo non contribuisce all’educazione per un uso consapevole delle tecnologie digitali, semplicemente perché non enfatizza il fatto che per poter usare le tecnologie digitali abbiamo bisogno di energia, sempre più energia. Allo stesso tempo, le tecnologie digitali vengono proposte come strumento utile e necessario per il risparmio energetico. Quindi i due fenomeni vanno visti in modo correlato e interdipendente.
Purtroppo, spesso gli utenti fanno confusione tra INTERNET e WEB. La differenza tra i due è sostanziale: Internet è una rete di dispositivi collegati tra loro (computer, cellulari, tablet, ecc.) attraverso cavi o wireless. Il Web è uno dei servizi attivi su Internet, che consente di condividere, tra tutti i computer connessi, dei documenti (testi, immagini, video, file audio) ipertestuali, ovvero documenti che si possono consultare saltando da uno all’altro attraverso dei link. Quante più immagini e informazioni inutili ci scambiamo attraverso Internet, quanta più energia usiamo contribuendo all’acuirsi del problema energetico e, almeno fino a quando non impareremo a produrla cento per cento da fonti rinnovabili, anche all’acuirsi dei cambiamenti climatici in tutte le loro manifestazioni.
Come ogni anno, le Agenzie “We Are Social” e “Hootsuite” hanno pubblicato agli inizi del 2022 un Report sulle statistiche digitali relative all’anno 2021. Al suo interno è possibile consultare numerose informazioni sui temi Internet, social network ed e-commerce. Di seguito riportiamo alcune informazioni che riguardano il mondo di Internet nel 2021 con riferimento all’Italia.
Per il quinto anno consecutivo registriamo un calo della popolazione italiana (-0,2%), che tuttavia rimane sopra quota 60 milioni. Aumentano però sia le persone connesse ad Internet, che sono quasi 51 milioni (+1,7%), sia soprattutto quelle attive sulle piattaforme social, che sono oltre 43 milioni (+5,4%). In leggerissimo rialzo anche il possesso di smartphone (al 97,3%) e computer desktop o laptop (oltre il 75%). Passiamo, in generale, un po’ meno tempo online. Questo valore rimane alto (sopra le 6 ore) ma cala di circa il 3% rispetto ad un 2020 in cui, va detto, ci eravamo riversati online in maniera abbastanza evidente. Quasi il 90% di noi guarda regolarmente (ogni settimana) video online. La fanno da padrone intrattenimento e praticità: video musicali (47%), tutorial/how-to (37%) e comedy/meme (34%) compongono il podio virtuale. Quasi l’82% della popolazione ama passare il suo tempo con dei videogiochi. La fa da padrone lo smartphone (62%), seguito da console (38%) e computer (35%). Per quanto riguarda l’utilizzo delle piattaforme social: WhatsApp, Facebook, Instagram sono le piattaforme più utilizzate. Il quadro è contraddittorio: l’Italia amante di Internet e social, conosce ancora poco l’economia digitale. Il che vuol dire che gli italiani usano prevalentemente la rete Internet, e di conseguenza l’energia per farla funzionare, per scopi ludici.
Il Report completo di We Are Social e Hootsuite lo trovate qui .
Lo sapevate che otto email emettono tanta CO2 quanto quella prodotta da un’auto che percorre 1 km. In poche parole, anche Internet inquina. È quanto emerge da una ricerca realizzata nel 2016 da ADEME, l’Agenzia francese per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia. Che il web giocasse ormai un ruolo rilevante nel bilancio globale delle emissioni prodotte sul nostro Pianeta, si sapeva già da un po’. Quello che ancora, forse, non era chiaro proprio a tutti è il quanto l’utilizzo, a volte incontrollato, della infrastruttura Internet possa incidere sul consumo di energia e, di conseguenza, su inquinamento ed emissione di gas a effetto serra. ADEME, l’agenzia francese che si occupa di ambiente ed energia, ha voluto così indagare quant’è l’impronta ambientale di una delle pratiche più diffuse al mondo: l’invio di posta elettronica. Il dato che emerge è davvero sorprendente, quanto allarmante. Si calcola infatti che una mail da 1megabyte emette circa 19 g. di CO2, tenendo conto sia del consumo energetico del PC che di quello dei Server coinvolti nel traffico. Il tentativo di sensibilizzare gli utenti sul rapporto energia – digitale non è certamente nuovo. Il Rapporto ADEME è del 2016 e venne enfatizzato in Italia dal quotidiano la Repubblica. Velletri 2030 affrontò il tema con diverse News. Nel 2019 una ricerca di GreenPeace ha dimostrato che Internet consuma ben il 7% dell’energia elettrica mondiale. In particolar modo risultano essere ripetitori, data center e strutture a supporto della Rete a generare un consumo così elevato, ancora in buona parte proveniente da fonti fossili.
È vero che non possiamo smettere di utilizzare il web e la casella di posta elettronica, YouTube, Facebook, WhatsApp, ma un uso più attento potrebbe davvero fare la differenza. Ogni giorno nel mondo vengono scambiate oltre 190 miliardi di email e molte di queste non sono poi così necessarie. Quante volte rispondiamo con un semplice e inquinante “grazie” alle mail, oppure con un’emoticon a un messaggio WhatsApp? Le stime dell’impronta ambientale delle e-mail portano spesso a risultati discordi: calcolare l’ impatto di un messaggio “virtuale” non è facile, perché occorre considerare il percorso che questo compie attraverso i vari server di Rete che lo condurranno a destinazione. Esistono diversi studi e siti web dedicati al calcolo dei consumi energetici delle applicazioni che girano su Internet, tra questi il WebsiteCarbon.com ci dice che i consumi energetici per anno del web superano i consumi energetici di tutto il Regno Unito, mentre il Sustainable Web Manifesto ci invita a sottoscrivere un insieme di buone regole per ridurre i consumi energetici del web.
Ma qual è il livello di consapevolezza degli italiani su questi temi, e quale il loro punto di vista sul ruolo della digitalizzazione come strumento di sviluppo sostenibile? Comprenderlo è essenziale. Una parte importante degli italiani pensa di conoscere il tema (l’80% afferma di avere una conoscenza abbastanza o molto precisa del concetto di sostenibilità). Tuttavia, approfondendo il dato, emerge un quadro che evidenzia una grande confusione nelle persone, che le porta ad interpretare tale concetto in una dimensione prettamente ideologica, senza che tale concetto abbia un impatto reale nei comportamenti o nelle azioni. Ciò emerge con forza a partire dalle priorità percepite: il 46% degli italiani ritiene prioritarie le scelte ambientali ed il 38% quelle orientate al benessere dell’individuo, con un residuale 16% che mette al primo posto le scelte economiche, ma allo stesso tempo una parte significativa di loro (ben il 62%) non è in grado di correlare la visione di sostenibilità che ritiene prioritaria con le scelte economiche e sociali che dovrebbero essere coerenti con essa. Da queste considerazioni nasce il concetto di Sostenibilità Digitale, sviluppato e portato avanti dalla “Fondazione per la Sostenibilità Digitale“.
“…. Ed è sempre la fedeltà alla persona a porci di fronte alla sfida più grande della contemporaneità: la salvezza del pianeta dallo sfruttamento di cui l’uomo stesso si è reso responsabile. Il nostro è tempo, come ripete Papa Francesco, di ecologia integrale: l’uomo deve ricostruire l’equilibrio con l’ambiente e le risorse naturali e può farlo solo in spirito di solidarietà….” (Sergio Mattarella, messaggio in occasione della 43esima edizione del Meeting di Rimini, 20/08/2022)
Nell’immagine: Il supercomputer Columbia della NASA (da Wikipedia)
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