Notizie in Controluce

A Rocca di Papa ci sono diverse strutture che si occupano di questo tipo di assistenza. Una di queste, immersa nel bosco, ricavata da vecchie ville, è ora gestita da un ente molto conosciuto a livello nazionale. Consente analisi e indagini radiologiche a prezzi non molto distanti da quelli che si affrontano in convenzione e ha, all’interno della sua organizzazione, servizi a lunga degenza.
È di questi giorni la notizia che l’ampio parcheggio nel bosco circostante, in una natura a tratti incontaminata, è stato trasformato in zona di sosta a strisce blu. Una notizia incredibile: parenti che vanno a trovare malati, ricoverati, anziani, anche due volte al giorno, badanti che si danno il cambio nell’assistenza di pazienti non più autosufficienti, dovranno pagare il pedaggio per la sosta temporanea.
Ci si chiede: ma dove potrebbero parcheggiare, alternativamente, i parenti degli “ospiti” o gli stessi occasionali utenti della struttura in questione? Forse dovrebbero giungere a piedi, con l’autobus o con un taxi, da Rocca di Papa, da Roma o altri punti più distanti? Stupisce la decisione di attingere introiti anche dai parcheggi: la struttura incamera poco meno di duemila euro mensili per un ospite a lunga degenza. È vero, a Roma in alcuni ospedali si paga, e pure caramente, la sosta: ma siamo nella metropoli, non si trova un posto libero se non con una straordinaria dose di fortuna, e molti sono rassegnati. Ma qui, in questo centro di riabilitazione e di cura, lo spazio per le auto non pare essere un problema di primaria urgenza al punto da dover richiedere un contributo per la sosta.
Ci si domanda, vedendo queste imprevedibili quanto singolari iniziative “economiche”, di che pasta siano fatti alcuni amministratori. Gestiscono una struttura di assistenza, un luogo di sofferenza, di tragico epilogo di diverse esistenze e vanno ad attaccarsi alla speculazione di un parcheggio che non offre particolari problemi di spazio e di manutenzione? Viene da riflettere su quanto sia diventato sottile il grado di sensibilità di chi gestisce l’assistenza verso persone che vivono in solitudine il periodo forse più fragile, per molti definitivo epilogo, dell’esistenza.