SOS Albafor, quando la scuola è un lusso
Giocoforza i ragazzi entrano in classe con un orario ridotto all’osso, si parla di due, tre ore, a fronte delle sei giornaliere, senza parlare dei corsi pomeridiani di recupero e potenziamento che tutti gli anni venivano garantiti andando a costituire un servizio ulteriore ed un valore aggiunto per l’istituto, nonché un legame di fiducia tra scuola e famiglie. Ma il problema reale è che gli studenti non possono affrontare le materie base caratterizzanti il loro percorso formativo, quali ad esempio le tecniche di laboratorio. Senza pensare poi al mancato avvio dei tirocini formativi, la cui organizzazione prevede un iter complesso e di difficile realizzazione senza la competenza e la professionalità di chi se ne occupa da anni; visti anche i tempi stretti che la scuola deve tenere a tutti i costi presente per poter garantire a tutti gli studenti la possibilità di vivere questa esperienza formativa che, in alta percentuale nel corso degli anni, ha permesso e ha garantito l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro. Anche in un periodo di crisi economica come questo, proprio perché gli sbocchi professionali che la qualifica prevede dopo il suo conseguimento riguardano figure oggi sempre più richieste e sempre meno presenti, quali quelle di elettricista, meccanico, idraulico. Un altro grande disservizio è costituito dalla mancanza di figure specialistiche che negli scorsi anni hanno garantito assistenza ai ragazzi disagiati, le cui difficoltà sono oggettivate attraverso una certificazione rilasciata dalla ASL, ma non solo. Il supporto psicologico infatti è importante anche in quelle situazioni in cui il disagio dei ragazzi è legato al contesto sociale e relazionale in cui si trovano a vivere: problemi in famiglia, con gli amici, e ulteriori dinamiche tipiche dell’età adolescenziale in un ambiente sociale in evoluzione, che vede le famiglie sempre meno presenti e incapaci di inserirsi nel mondo spesso indecifrabile dei giovani; soprattutto dopo l’avvento delle nuove tecnologie che hanno rivoluzionato il modo di comunicare delle ultime generazioni. Questa l’attuale situazione: la conseguenza di una crisi le cui cause sono ad oggi di facile individuazione ma ormai di difficile risoluzione, soprattutto senza la volontà e il reale coinvolgimento ed interesse degli attori in gioco nel risolverle una volta per tutte. Forze politiche e istituzionali devono rendersi conto che il disagio generato da una cattiva gestione di alcune delicate situazioni non possono andare a ledere il diritto allo studio di centinaia di ragazzi e famiglie che hanno investito in termini di fiducia nell’ente, presentando l’iscrizione dei propri figli presso questo istituto e non indirizzandola ad altri. Mi preme sottolineare che ciò è da ritenersi un atto di fiducia proprio perché il passaggio dalla scuola superiore di primo grado a quella di secondo è molto delicato e a volte può compromettere l’andamento dell’intera carriera scolastica di un adolescente ancora troppo immaturo per poter orientare le proprie scelte, soprattutto in una situazione così problematica ed oscura come quella attuale. Proprio per questo anche l’orientamento nelle scuole è molto importante per studenti e famiglie; ma senza l’apporto di risorse umane competenti, ma che soprattutto svolgono con passione il proprio lavoro, la completa riuscita di questa funzione risulta inefficace. I primi giorni di ottobre i ragazzi dell’istituto professionale Albafor di Velletri, spinti da una reale preoccupazione per l’impossibilità di iniziare l’anno scolastico, hanno fatto visita al vicesindaco della città il quale, dopo averli accolti nell’aula consigliare ed aver ascoltato le loro ragioni, si era impegnato a comunicare al sindaco della città di Albano il grande disagio che alcuni suoi giovani concittadini stavano vivendo. Non avendo visto grandi cambiamenti, i ragazzi, sempre più incoraggiati anche dalle famiglie che si stanno rendendo conto ogni giorno di più dell’effettivo disservizio che questo stato di cose comporta, si sono spinti fino ad Albano. Prima sotto il Comune, dove non sono riusciti ad incontrare il sindaco Nicola Marini, che sicuramente oberato a causa dei numerosi impegni istituzionali che lo vedono coinvolto in prima linea, ha potuto solo scambiare due parole con il vice direttore della scuola Bruno Pallocca, che tentava di riassumere, cercando di mantenere il passo veloce del sindaco, i molteplici problemi che quella mattina avevano spinto centinaia di ragazzi ad arrivare ad Albano cercando risposte dal rappresentante istituzionale della loro scuola. Poi, non soddisfatti pienamente del risultato, i tenaci studenti hanno deciso di fare una passeggiata fino a piazza san Paolo, sede della direzione generale dell’Albafor spa, dove finalmente, dopo così tante peripezie e un po’ di affanno dovuto anche al caldo insolito di ottobre, così come insolita è la realtà che giovani desiderosi di apprendere e di studiare per il loro futuro si trovano a dover affrontare, sono riusciti ad ottenere delle rassicurazioni dal direttore del personale Antonio Micheli, che, dopo aver accolto alcuni docenti con contratto a termine e quindi non ancora convocati, ha parlato apertamente ai ragazzi tranquillizzandoli e garantendogli l’arrivo in classe di tutti i docenti per il completamento dell’orario e del conseguente regolare svolgimento di tutte le lezioni. Questo avveniva i primi giorni di ottobre. Siamo quasi a novembre e di insegnanti nella sede Albafor di Velletri neanche l’ombra. Le famiglie cominciano ad essere seriamente preoccupate, gli studenti scoraggiati e demotivati, gli insegnanti che aspettano di essere richiamati … possiamo immaginarlo, in questo clima di insicurezza che impedisce ai lavoratori di organizzare la propria vita in modo sereno per il proprio futuro. Vivere alla giornata lascia un vuoto dentro e una sensazione di impotenza nel non poter pianificare i propri progetti. Ma è questa la società che vogliono le istituzioni? Persone, giovani e meno giovani, scontente e disorientate, impaurite per il proprio futuro? Sarebbe il caso che chi di dovere intervenisse per porre fine ad una situazione borderline che ormai da troppi mesi si trascina e miete vittime indifese dal punto di vista psicologico, umano e materiale. Ma prima che sia troppo tardi.
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