“Sonoro”, di Maurizio Zanon
Percorso “sonoro”, che segue il corso di una vita, immortala istanti e rileva l’oltre, fino a rendere più accettabile il vuoto al margine che attanaglia, “caos che a poco a poco/ci inquina”. “Io vivo e ogni giorno vivendo/mi spavento al sol pensiero/d’attraversare quell’ultimo ostacolo/nel giorno supremo vivendo” sono versi riportati, emblematicamente, anche in quarta di copertina. Una scrittura forte di un verso semplificato, ma mai banalizzato, talvolta intessuto di pensieri prosastici, sovrapposti, ma capaci comunque di arrivare a tutti, di non sbrodolare, attraverso un minimalismo fenomenologico, della constatazione poetica evoluta nella coscienza sensibile. Caratterizzato da un uso sporadico della punteggiatura per interposte impressioni, brevi annotazioni, che si contrappongono a schemi più armoniosi, l’autore è animato da un pathos mediterraneo, dove “il sole brucia” e “la luce suggerisce la musica”, “passione e danza”, ma c’è spazio anche per amor cortese, più forte della “carne che brucia” e che, nell'”istigazione del peccato”, si fonde “con lo spirito radioso/e l’intelletto dell’anima”. Scorrono pure versi temprati sul “quando uscirai da questo corpo/infreddolito, putrefatto”, qua e là compaiono tratti bucolici, tra “melodie intense nella pace campestre”, “nell’acqua di sorgente che sa di viole/e che tutto muove”, dove “guizza la giovine trota”. “Granello di calda sabbia” marca il distinguo nel “vivo la mia manciata d’anni confuso fra tanti” con umiltà e compassione che induce smarrimento nel manifesto, comune deserto che assedia il vivere. Il sociale emerge nel fenomeno dell’immigrazione, tramite il quale “impariamo cose nuove”, ma “non riconosciamo le nostre città”. Stagioni “segnatempo” scandiscono blocchi di memoria, la notte è da portare seco alla luce e Rapsodia in blu è ipotesi di “un’altra vita davanti agli occhi” suffragata dalle note di Gershwin. Sfumature di ginestre leopardiane sul “caduco glicine”, “nel suo residuo profumo lasciato in giardino”, che resiste e, “quando noi non ci saremo”, sarà “una scommessa trovarci/in quel sonoro dalla luce così particolare”. “Sonoro è l’istante”, requiem mozartiana “dell’umano e del divino”. “Sonoro è principio”, logos, creazione. Sonoro che affranca dalla morte.
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