Sono stufa!!!
Considerazioni a margine dell’art. “Donna, dignità e invidia” apparso sul numero di marzo 2011 di Controluce
Sono stufa di maschi (e sottolineo maschi e non uomini) che mi fanno la predica, che giudicano (diverso sarebbe approvare o meno) le mie scelte, che mi dicono in nome di una “morale”, di una ideologia “politica”, di una abitudine stratificata da generazioni, in nome di un falso perbenismo (e la lista sarebbe lunga assai), quello che devo e non devo fare, cosa devo pensare, come devo usare il mio corpo e perché, persino quello per cui sono stata creata! E sono stufa di sentire discorsi banali, vuoti, senza senso, che vengono ripetuti come un ritornello che ti entra nel cervello e che non riesci a cacciare perché sei troppo stanco (della vita!??) o perché la testa è ormai incapace di reagire a qualsiasi stimolo. Come può, un maschio, parlare della mia dignità quando, appunto è un maschio e non ha più coscienza critica, ammesso l’abbia mai avuta, per non rendersi conto che “lui”, sì il maschio, è prigioniero di un ruolo, anch’esso stratificato dai secoli.
Inoltre come si fa a non infuriarsi soprattutto ora – ma come in ogni epoca – della mercificazione che viene fatta della nostra vita? E dico nostra, includendo donne e uomini. Oggi siamo tutti in “attesa”, in “mostra”, in “vendita”, e le donne più degli uomini, naturalmente, perché ancora considerate (almeno quelle “belle”) come oggetto per il sollazzo maschile! Le sembra normale, caro sig. Marcello, che siano all’ordine del giorno scandali a base di “cene e puttane”, e non mi riferisco solo al nostro Presidente del Consiglio? Povera Italia! Da quanto tempo passa il concetto “non preoccuparti di studiare, non buttare anni e anni sui libri, non vantarti più della tua intelligenza”? Ci sono dei modi più facili per essere apprezzati, per avere successo, “per valere” (c’è una pubblicità che recita alle donne “perché noi valiamo!” Peccato reclamizzi cosmetici!), per raggiungere facilmente il potere, la ricchezza. Quando persino ministri della Repubblica dicono che la cultura non si mangia, quali valori trasmettiamo sopratutto ai giovani? Il vuoto assoluto.
A tutto questo si può e ci si deve ribellare. E questo ha espresso la manifestazione “delle donne” del 13 febbraio c.a. Lei sicuramente sarà quello che si definisce “una persona perbene” e scrivendo quello che ha scritto voleva forse solo unirsi al coro delle pecore che difendono ancora il nostro capo di governo. Cosa assolutamente lecita difendere qualcuno, sopratutto se ha la nostra stessa linea politica. Ma la falsità macroscopica e aberrante che si vuole sostenere per difendere l’attaccamento alla propria sedia di governo (per alcuni, per altri proprio non riesco a capirne il motivo), è quella di affermare – circa i ben noti avvenimenti – che “è vita privata” e “non si è commesso un reato penale” e che, di conseguenza, non siano perseguibili legalmente.
Falso, perché avere rapporti sessuali con minorenni è reato; anzi, per un capo di governo lo è doppiamente, si legga l’articolo 54 della Costituzione! Ed anche in caso di “dubbio” la magistratura è obbligata ad indagare perché l’eventuale reato è tra i più gravi e abietti sia moralmente che penalmente. Lei nell’esaltare il corpo femminino dice – cito le sue parole – “non c’è manifestazione, se non strumentale [ma da parte di chi? N.d.R], che possa condannare un sentimento personale anzi personalissimo tendente al soddisfacimento di un desiderio innato in quel capolavoro silenzioso che è il corpo della donna“: mi scusi, ma cosa sta giustificando in nome del “corpo della donna creato per essere amato“? Sfruttamento della prostituzione, pedofilia, stupro?
O forse ritiene che il “soddisfacimento di un desiderio innato” non debba verificarsi soltanto tra consenzienti? Ma non si è consenzienti se lo si fa piegati dalla necessità o da discriminazioni indebite, od anche per brama di carriera fraudolenta, cioè non derivante dal merito. Il punto è proprio questo.
Se il prigioniero mangia la “sbobba” lo fa per continuare a vivere, come lo schiavo costretto al lavoro forzato. Coartata da una minaccia dovrei forse essere felice di subire violenza per permettere il “soddisfacimento di un desiderio innato” del mio carnefice? Stiamo scherzando, evidentemente. La donna ha una sua dignità in quanto essere umano e non la si può ridurre a un “capolavoro silenzioso“, bambola gonfiabile e inerte, nata “per sollazzare il reale augello” – per dirla con la frase di un film.
Poi, per nostra fortuna, l’articolo 3° della Costituzione italiana, stabilisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“. Finalmente, e non solo grazie a Dio!
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