Solo politica locale?
La democrazia si sostanzia in diretta e rappresentativa. La prima si attua ad esempio tramite il Referendum; la seconda tramite la scelta del candidato che, mediando e facendo sintesi tra le aspettative dei cittadini, le contingenze e le problematiche prende le opportune decisioni e adotta i relativi atti. Questo in generale… Generalmente, i partiti raccolgono la volontà dell’elettore tramite programmi elettorali e liste elettorali nonché fungono da “camera di compensazione” e, se c’è crisi politica, spesso fanno ricorso, a livello nazionale, a “tecnici” o a determinate personalità; a livello locale a liste civiche. I cittadini, in periodi di crisi politica, si mostrano sfiduciati, confusi, disinteressati, contenti per avere una maggioranza differente, scontenti perché non c’è più la maggioranza precedente, lamentano incompetenza, disservizi, mancate opere, si dedicano a se stessi non pensando alla politica, etc. Sempre generalizzando, se una lista elettorale prende una determinata fiducia, indipendentemente se di maggioranza o minoranza, la volontà del cittadino è da rispettare, eccetto casi di oggettiva impossibilità per esercitare l’indirizzo politico e di controllo. Pertanto, se qualcosa va storto, allora le cose sono due: non si è più in grado di rispettare la fiducia data dall’elettore o gli eletti non sono più in grado di esplicare la loro attività. Infatti, nel primo caso sono gli eletti che decidono di interrompere e rimettere alla volontà dei cittadini la loro attività; mentre nel secondo caso è un fatto problematico che da vita all’interruzione (“legittima” o no spetta all’elettore giudicare e all’eletto motivare). Sfumature? Idee giuste, un programma, una squadra collaborativa che ha come obiettivo l’interesse del Paese, dove ognuno si preoccupa di una questione nel particolare ma che vada a inserirsi nell’attività generale: obiettivi per raggiungere l’interesse generale (bene comune). La politica deve avere degli “interpreti” che si devono riconoscere principalmente in un ragionamento, nel pensiero politico, tralasciando gli imitatori che, imitando, possono imitare qualsiasi interesse e qualsiasi ragionamento da poter impedire anche il dibattito. Lo scontro politico è fisiologico: dibattito d’idee e anche ambizioni ma le prime debbono prevalere o si scade sempre più in una politica che diventa sempre più individuale, piccina, finanche ridicola? I problemi ci sono e, a volte, con essi, concorrono circostanze oggettive che impediscono la soluzione delle questioni dirimenti ma ciò non deve esimere da un’azione politica a tutto tondo. E poi metodo: studio della realtà locale, potenzialità fattibili, impegno per affrontare le questioni, dialogo e perseveranza. Se si segue il ragionamento politico, allora tutte le questioni dovrebbero poter trovare comunque una soluzione ma se invece ci si affida solo ai rapporti di forza, alle ambizioni e interessi non sentiti dai cittadini (non generali), allora l’instabilità comincerà a prendere il sopravvento. Attualmente la realtà locale ha comunque una valenza regionale, nazionale ed europea. Le realtà locali non sono indipendenti ed ermetiche ma in sinergia con le altre realtà e devono saper esprimere realtà politiche omogenee e inserite nel contesto europeo dove le sfide del futuro prossimo sono tante e una squadra all’altezza non è un optional. No?
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