Soglie Di Luce
Associazione Culturale Primo Piano – Chiavari
Michele De Luca
Soglie Di Luce
Testi critici di Anna Imponente ed Eloisa Saldari
VENERDÌ 29 GIUGNO 2018 ORE 18.00 – 21.00
Primo Piano Spazio Espositivo, Corso Garibaldi 18/2, Chiavari (Ge)
29 GIU / 29 SETT 2018 H 9-12.30 / 15.30- 19
“Tento una pittura che placa, evocando il flusso continuo della luce (freschezza imprendibile), l’andare del tempo che ci sostiene e ci inghiotte nella storia, quello delle idee e delle emozioni che circolari perdurano, si perdono e rinascono, costanti e diverse. E il ritmo essenziale della pura ricerca dell’armonia.”
Michele De Luca
A pochi mesi dalla nascita, lo spazio espositivo Primo Piano, innovativo connubio di storia e contemporaneo situato nel centro storico di Chiavari, continua a suscitare un vivo interesse presentando una programmazione artistica di ampio respiro, nella quale convogliano personalità di rilievo del panorama nazionale come estero. Si pensi a un Mario Moronti, alla forza motrice dei suoi colori e al tratto che si fa sintesi di una estrema ricerca esistenziale, alla scrittrice Valeria Corciolani, madrina a tutti gli effetti di Primo Piano, sino a puntare l’obiettivo su artisti emergenti come Janna Colella e i suoi autoritratti in Polaroid.
Il cartellone di Primo Piano non poteva che proseguire anche nella stagione estiva presentando al pubblico un nome di rilievo quale Michele De Luca, artista sperimentale che racchiude in sé quell’ideale di sinergia tra le arti sposata dall’Associazione sin dalla sua nascita.
Nato a Pitelli, e quindi di origini liguri, pittore e poeta, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, lavorando poi come scenografo in teatro e cinema e spaziando da esperienze letterarie a musicali e teatrali. Vive a Roma dove insegna all’Accademia di Belle Arti e dove si è imposto dalla fine degli anni ‘80 rivelandosi agli occhi della critica artista di estremo interesse sia per la sua versatilità che per coerenza di ricerca e come una delle più significative presenze della nuova astrazione italiana.
Anna Imponente, storica e critica dell’arte, ha scritto che “le tele di Michele De Luca, sfidando lo spazio con un’enorme carica di energia, racchiudono il senso di una macchina del tempo di un mondo oramai cancellato”; mentre Eloisa Saldari, nella presentazione della mostra da Primo Piano, scrive: “De Luca, artista poliedrico, concilia l’attitudine per le arti visive alla potenza delle parole. Dopo aver firmato scenografie per il cinema e il teatro, da anni si dedica ad una pittura astratta che trova nella rappresentazione della luce il suo focus. Il segno del pennello sulla tela e il ritmo dei suoi versi sono uniti da un legame inscindibile e tendono entrambi alla scomposizione delle forze primarie e a ridare ordine al caos”. Lo definisce poi non a caso “poeta di luce, artefice di inaspettati effetti luminosi, di scintillanti flussi tra le molteplicità cromatiche che creano sulla tela un movimento lento ed impetuoso, come eco silenziosa di una intima interiorità.”
<>
De Luca esporrà quindici delle sue tele e tavole all’interno delle due sale di Primo Piano a partire da venerdì 29 Giugno alle 18.00, giorno dell’inaugurazione durante la quale sarà possibile conoscere dal vivo l’artista, sino al 29 Settembre.
Si potrà accedere allo spazio espositivo Primo Piano da lunedì a venerdì secondo l’orario 9-12.30 / 15.30- 19 o prendendo appuntamento al 0185.310539.
Nel periodo dell’esposizione, in data da comunicare, ci sarà un incontro-dialogo con l’artista, che illustrerà la sua personale ricerca creativa, anche con letture e commenti delle sue poesie.
——————————————————————————————————————————-
Ufficio stampa: Pieramaria Ciuffarella piera.ciuffarella@gmail.com
Associazione Culturale Primo Piano, Corso Garibaldi 18/2, Chiavari (Ge) +39 0185.310539 info@rgstecnica.it
Testi critici
Michele De Luca, artista poliedrico, concilia l’attitudine per le arti visive alla potenza delle parole. Dopo aver firmato scenografie per il cinema e il teatro, da anni si dedica ad una pittura astratta che trova nella rappresentazione della luce il suo focus. Il segno del pennello sulla tela e il ritmo dei suoi versi sono uniti da un legame inscindibile e tendono entrambi alla scomposizione delle forze primarie e a ridare ordine al caos. La luce entra a far parte delle opere di De Luca a partire dagli anni Ottanta, quando abbandona una pittura di eco espressionista nella quale la materia cromatica e il bitume si coagulano in grumi occludenti. Le tele o le tavole diventano il luogo del riflesso luminoso per la presenza di inserti metallici di forma geometrica inchiodati e dipinti. “L’ossessione della luce” è compiuta nella compresenza tra la “luce reale” della lamiera riverberante e quella “virtuale” proveniente dalle illusioni cromatiche.
La pittura di Michele De Luca fugge le tenebre alla ricerca di uno splendore che irrompe tra le ombre di uno spazio remoto, una sorta di vuoto cosmico nel quale la luminosità si accende decisa prendendo il sopravvento. I gialli aurei avvampano come neon turbando il silenzio del nero più profondo. Come un astro in passaggio fugace, repentina la luce si manifesta. È scintilla dilagante che si declina nello spettro elettromagnetico dei bianchi argentei, degli azzurri e dei blu violacei, come forza primigenia dal quale ha avuto origine l’Universo.
I metalli dipinti diventano specchi riflettenti e magnetici, eteree presenze che conducono in una dimensione atemporale, agravitazionale, portando lo spettatore in una emozionante sospensione.
Nella loro astrazione eterea, rafforzata anche dai titoli quali Fantasma, Tendente, Astro e Aria, i suoi quadri si distaccano dal mondo terreno e corporeo tipico della pittura. Sono porte spazio-temporali che elevano alla contemplazione di sé in relazione con un tutto cosmico, uno spazio mentale ed avvolgente che supera i limiti fisici della tela.
La pittura inedita e distintiva di Michele De Luca supera lo spazio e sfida le leggi della fisica. La luce che emanano le sue opere è forza che fende le distanze, è fascio di particelle infinitesimali, pulviscoli quantici che fluorescenti si irradiano alla ricerca di una frequenza altra da quella bidimensionale del quadro, in costante espansione cosmica.
Le sue opere ci portano al cospetto del mistero della rivelazione divina, come in Nume periferico i cui bagliori fulgidi si imprimono nell’occhio e nella mente aprendo ad illusorie visioni. Sfolgoranti i barlumi incolori declinati al giallo ardente, narrano della sancita presenza di un’influenza divina. Del resto, per gli antichi romani, Numen non era forse la potenza divina della fenomenologia della Natura, personificata dal sublime degli specchi d’acqua, dalle oscure foreste, dal fragore del tuono e del bagliore accecante del lampo?
Con uno sguardo alle opere bituminose del passato, l’artista recupera la matericità della pittura degli esordi combinandola con la levità del suo esclusivo linguaggio. Come in una ripetizione differente, in Turno di notte, il colore si rapprende in grumi pastosi e densi. La superficie plastica è spazio concentrato di una pittura piena. Le pennellate vibranti lasciano segni liberi ma calibrati, in cui l’effetto materico si fa ricco e voluttuoso. Il quadro è schermo di palpiti cromatici e luminosi che si alternano bilanciandosi come in una danza armonica. La cupezza dei segni neri, che aprono ad una scenografica drammaticità, si estingue nei bianchi alabastrini che baluginano sulla superficie. Ed è nell’alternanza tra luce e buio che Turno di notte rivela la sua mutevole e doppia natura di spazio fulgido ed oscuro. A tratti tenera e affabile, la luce si alterna a profonde voragini di buio, aprendo nel quadro distanti dicotomie.
Ancora una volta Michele De Luca si firma poeta di luce, artefice di inaspettati effetti luminosi e, dir si voglia luministici, di scintillanti flussi tra le molteplicità cromatiche che creano sulla tela un movimento lento ed impetuoso, come eco silenziosa di una intima interiorità.
Eloisa Saldari
Guerriero della luce
Il percorso artistico di Michele De Luca riconduce, per il suo impegno mirato e programmatico e gli esisti positivi delle realizzazioni, al mito di Prometeo, allo sforzo titanico di catturare la luce, sottraendola al cielo e riportandola ai territori dell’arte. […]
L’esperienza estetica della realtà fisica di De Luca sembra comprendere profondità più lontane, suggerite da quelle lamiere metalliche inchiodate che alludono invece a un primo piano, a una soglia o anche a una strumentazione che guida l’occhio oltre l’atmosfera, in singolare sincronicità e coincidenza con le tensioni e gli ansiosi interrogativi posti dalle immagini svelate attraverso il telescopio puntato verso i confini dell’universo e decodificate dagli scienziati.
Le strisce radianti luce fredda entro soffici barriere di colore rappresentano erogazioni di gas variabili per intensità e l’intuizione di un frammento di spazio dove è dato modo di captare un silenzio assoluto.
Se manca qualunque concessione a fantastiche visioni, in nome di un assemblaggio rigoroso di “materiali nuovi” disposti entro una griglia di cartesiana chiarezza è perché tra le componenti culturali dell’astrazione di Michele De Luca, si possono individuare dei riferimenti alle correnti minimaliste e alle loro ascendenze nell’ambito del Costruttivismo, di De Stijl e dell’ultimo Mondrian.
Anche nelle installazioni a luce fluorescente al neon realizzate dalla fine degli anni Sessanta dall’americano Dan Flavin, alla limpidezza della visione ottica, alla semplicità formale dell’apparizione della luce, condotta in questo caso dai tubi prodotti dall’industria, si associa la consapevolezza del suo scorrere in una sequenza temporale, del suo esistere in funzione del tempo.
Ma alla fenomenologia del puro evento fisico, di un happening di soli oggetti da contemplare, icone di una cultura tecnologica, si contrappone nelle opere di Michele De Luca, un’imprescindibile legame con la gestualità e manualità tradizionale del fare arte e una tensione emotiva dell’autore percepibile come intuizione di trascendenza.
Le tele di Michele de Luca, sfidando lo spazio con un’enorme carica di energia, racchiudono il senso di una macchina del tempo di un mondo oramai cancellato. Nell’Infanzia del cosmo si potevano glorificare uomini capaci di vivere tra cielo e terra, in preda a una vertigine di pensiero da far impallidire la percezione attuale del mondo, e farci sentire sempre di più e ancora una volta, rispetto al passato, “nani sulle spalle di giganti” secondo la celebre espressione del filosofo francese del XII secolo, Bernardo di Chartres.
Anna Imponente
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento