Siria: dopo 11 anni di conflitto, i bambini vivono ancora sotto le bombe e affrontano fame e malnutrizione
Siria: Save the Children, dopo 11 anni di conflitto, i bambini vivono ancora sotto le bombe e affrontano fame e malnutrizione. 6,5 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria, 2,5 milioni non vanno a scuola e il lavoro minorile è diffuso nel 22% delle comunità siriane.
Come l’Ucraina, quella della Siria è una delle tante guerre che vede coinvolti oltre 450 milioni di bambini in tutto il mondo.
L’Organizzazione chiede a tutte le parti in guerra di porre fine alla violenza per garantire un ambiente sicuro per i bambini e alla comunità internazionale di aumentare i finanziamenti e la fornitura di beni e servizi salvavita.
In Siria, dopo 11 anni di conflitto, 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, 2,5 milioni di bambine e bambini non vanno a scuola e quasi 800.000 sono malnutriti[1].
Ancora una volta, Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, lancia l’allarme per le sorti dei bambini siriani che sono intrappolati in un conflitto voluto dagli adulti che non sembra avere fine.
I bambini nel Paese vivono ancora in condizioni drammatiche, abitano in campi sporchi e non sicuri, esposti a bombardamenti e ad attacchi aerei, e devono affrontare quotidianamente fame, malattie e malnutrizione.
Nel nord della Siria, il conflitto sta ancora causando molte vittime tra i civili e costringe ogni giorno le famiglie a lasciare le proprie case. Nel 2021, Save the Children e Hurras Network, il suo partner sul territorio, hanno registrato almeno 15 attacchi ad istituti scolastici in tutta la Siria nord-occidentale. Ad ottobre, tre bambini e un insegnante sono stati uccisi in un attacco mentre andavano a scuola.
Una combinazione letale di COVID-19, svalutazione delle principali valute e carenza di beni di prima necessità, ha gettato il paese in una profonda crisi economica, soprattutto nel nord del Paese, dove le famiglie sono costrette a lottare quotidianamente per la sopravvivenza. Circa 12 milioni di persone, il 55% della popolazione, vivono in uno stato di insicurezza alimentare[2].
Da dicembre 2020 a dicembre 2021[3], il prezzo del paniere alimentare medio[4] in Siria, è aumentato del 97%. Questo significa che, in un anno, una famiglia media spende il 41% del proprio reddito solo per il cibo che garantisce la sopravvivenza della propria famiglia.
I nuclei familiari stanno limitando significativamente le quantità di cibo e la maggior parte di loro dipende interamente dall’assistenza umanitaria. Alcune, nel frattempo sono state costrette a mandare i propri figli a lavorare, con il lavoro minorile, che secondo le Nazioni Unite è prevalente nel 22% delle comunità in tutta la Siria[5].
Si stima[6] che la crisi ucraina stia causando la più rapida crescita del numero di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale È fondamentale che quello che sta accadendo non distolga l’attenzione da coloro che sono fuggiti dal conflitto siriano e che protezione e uguali diritti siano garantiti a tutti i rifugiati.
Yousef*, 12 anni, che vive a Ma’arat Misrin a Idlib, nel nord-ovest della Siria, ha perso entrambi i genitori in diversi bombardamenti. Il primo attacco, che ha ucciso sua madre, gli ha causato anche lesioni permanenti alle gambe. Nove anni fa è stato costretto a fuggire da casa con i suoi fratelli.
“Negli ultimi tre anni, abbiamo vissuto nella casa di mio nonno, ma a causa delle violenze e dei problemi finanziari, l’edificio non è ancora finito. Entrambi i miei genitori sono morti. Mia madre è morta da nove anni e mio padre da tre. Ho delle ferite alle gambe perché una granata ci è caduta addosso mentre eravamo seduti in casa. Mio padre mi portava in ospedale (per le cure mediche alle gambe), ma adesso che è morto, non c’è più nessuno che mi accompagni. Vorrei giocare e correre, ma non posso” ha detto Yousef.
Ahmed*, 13 anni, è il maggiore di 10 fratelli e vive in un campo profughi nelle campagne di Idlib. Lavora in un negozio dopo la scuola per aiutare a comprare il cibo per i suoi fratelli, poiché il padre è morto tre anni fa a causa di una malattia. “Dato che sono il maggiore e nessuno può aiutarci, lavoro qui, così possiamo sopravvivere”, ha dichiarato, aggiungendo che la maggior parte delle persone prende in prestito cibo dal negozio “finché non lavora e guadagna soldi per ripagare i propri debiti”.
Save the Children sottolinea come, nel nord-est della Siria la crisi idrica si stia trasformando in siccità, il livello dei fiumi si sia abbassato e la popolazione non riesca ad accedere alle infrastrutture idriche perché danneggiate.
Khazna*, una 26enne madre di un bambino di un anno che vive a Shedadeh, una città sul fiume Eufrate, ha raccontato agli operatori di Save the Children: “L’ambiente in cui vivo non è pulito. Sporcizia e insetti entrano anche nel nostro cibo. Non abbiamo frigoriferi per conservare le provviste. I nostri vestiti si sporcano e mio figlio ha delle allergie per questo, oltre al fatto che soffriamo entrambi spesso diarrea e mal di pancia. A causa questo, stavo perdendo peso e dimagrivo di giorno in giorno e avevo delle profonde occhiaie. Ho avuto anche l’anemia”.
A causa della mancanza di acqua corrente pulita, molte madri restano senza cibo per dare la priorità alla spesa per l’acqua potabile. Secondo un recente studio condotto da Save the Children in cinque comunità nel nord-est della Siria, quasi un terzo (30%) delle donne che allattavano al seno non riuscivano a produrre abbastanza latte per i loro bambini e quello che avevano era spesso era di scarsa qualità. Inoltre il 7% dei bambini tra i 6 e i 59 mesi presentava una malnutrizione acuta grave e il 13% aveva una malnutrizione acuta moderata.
“Undici anni dopo l’inizio del conflitto, la Siria non è ancora un luogo sicuro per i bambini. Continuano a vivere nella violenza della guerra, a sperimentare il dolore e perdita di tutto, ad essere sradicati dalla propria casa, in alcuni casi costretti a spostarsi più volte. Non riescono a vedere nessuna opportunità per il proprio futuro. Tutto questo ha avuto un profondo impatto sulla loro salute mentale e sul benessere. I bambini hanno bisogno di vivere in pace e quelli che si trovano in Siria meritano un futuro” ha detto Sonia Khush, Direttrice per l’emergenza in Siria di Save the Children.
“L’attenzione del mondo si rivolge adesso alla guerra in Ucraina, ma non possiamo lasciare che i bambini siriani vengano dimenticati. Undici anni di conflitto sono un oltraggio. Tutte le parti in guerra devono porre fine alla violenza per garantire che i bambini vivano in un ambiente sicuro. È necessario che la comunità internazionale aumenti i finanziamenti e la fornitura di beni e servizi salvavita, essenziali affinché tutti i bambini sopravvivano, siano aiutati ad affrontare gli effetti del conflitto e a crescere sani. Inoltre, i rifugiati che sono fuggiti dalla Siria devono essere protetti, così come previsto dal il diritto internazionale” ha proseguito Sonia Khush.
Save the Children lavora in Siria dal 2012 e ha raggiunto in questi anni 5 milioni di beneficiari, tra cui più di tre milioni di bambini. L’Organizzazione implementa sia interventi di risposta all’emergenza e salvavita, sia programmi che contribuiscono al ripristino di servizi di base, come quelli relativi alla protezione dei minori, alla sicurezza alimentare e alla sussistenza, all’accesso ai servizio igienico-sanitari, così come alla salute e nutrizione.
Per sostenere gli interventi in emergenza di Save the Children: https://www.savethechildren.it/dona-fondo-emergenze
Il video realizzato dai bambini siriani con la go pro è disponibile qui: https://vimeo.com/687872410/9334141d09
Per ulteriori informazioni:
Tel. 06-48070063/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento