Sintonia tra Casini e Veltroni
Domani salgo su un tetto e fondo qualcosa
Speriamo che non sia un tetto di tegole, e soprattutto speriamo che non cada”. L’incontro con Casini, accompagnato dal segretario dell’Udc Lorenzo Cesa e dal presidente Rocco Buttiglione, inizia con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia, per la protesta dei tassisti che ieri ha letteralmente paralizzato il centro di Roma. Ma gli interlocutori esauriscono l’ordine del giorno in meno di un’ora e danno prova di concisione anche in conferenza stampa. “Per quanto riguarda la riforma dei regolamenti – spiega Casini – abbiamo dato il nostro via libera alla modifica capace di evitare ogni aggiramento dello sbarramento elettorale”, la cosiddetta “riforma Franceschini” già sottoscritta da An. “Per quanto riguarda la riforma istituzionale – continua Casini – crediamo che si debba andare avanti su quanto già avviato in Parlamento sulla riduzione a metà del numero dei parlamentari, maggiori poteri del premier e Senato delle Regioni, anche se la nostra preferenza va ad un Senato eletto su base regionale e non dai consigli regionali”. Ci sono differenze invece, come si sapeva benissimo, sulla legge elettorale:
“Abbiamo ribadito – ricorda Casini – la nostra preferenza sul modello tedesco corredato dall’indicazione del premier”. Il “vassallum” o “veltronellum” così com’è non può andare bene a Casini. “Ci vogliono modifiche”, dice Casini, che non teme di restare stretto in una tenaglia formata da Veltroni e Berlusconi, magari sul sistema spagnolo, che del “veltronellum” è stretto parente. “Sia chiaro – avverte – che io faccio quello che voglio io, non quello che vuole Berlusconi. Tanto più che, di questi tempi, non è facile per nessuno identificare e capire bene il suo pensiero”. È la prima stoccata, cui segue, in chiusura, la battuta sulla fondazione di “qualcosa” dal tetto di casa.
A Carlo Giovanardi, che ieri ha precisato di non aver lasciato l’Udc, Casini aveva dedicato il prologo della conferenza stampa. “Si vede – ironizza – che ho letto male il giornale. Del resto di questi tempi si dice che tante cose stanno accadendo e poi non accadono”. Per Veltroni è un altro passo avanti, anche se la disponibiltà dell’Udc a parlare di riforme era da tempo acquisita. Dopo aver incontrato Gianfranco Fini e Casini – oggi tocca a Lega, Pdci e Dini, domani tocca a Berlusconi – il segretario del Pd non nasconde il suo ottimismo. Mentre la salute del governo appare pessima, il dialogo sulle riforme procede bene.
Berlusconi, oltre al sistema spagnolo, è pronto a sostenere anche la riforma dei regolamenti parlamentari. “Mi sembra nell’orizzonte delle cose possibili – riassume Veltroni – quello che fino a due mesi fa veniva giudicato impossibile”. Certo, mentre i regolamenti si cambiano con una sola votazione e la riforma elettorale si può fare rapidamente, se c’è la volontà politica, le riforme istituzionali richiedono comunque più tempo, più di quanto la cagionevole salute dell’esecutivo sembra concedere. Se tutto va bene, afferma Veltroni, “entro otto, dodici mesi potremo avere un assetto di regole nuove”. La durata del governo Prodi è una variabile indipendente: “Per quanto ci riguarda – ribadisce Veltroni – questa questione è stata decisa dagli italiani il giorno delle elezioni. Per noi vale quella scelta e la sosteniamo. È quanto ripeto a tutti i miei interlocutori, le due questioni vanno tenute distinte, altrimenti si genera confusione”.
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