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Sindrome di Asperger

Sindrome di Asperger
Luglio 31
23:00 2009

sindrome-aspergerLa sindrome di Asperger, conosciuta anche come SA, rientra nei disturbi di apprendimento e comporta delle anormalità in tre campi dell’attività umana: abilità sociali, uso del linguaggio e un ristretto campo d’interessi. Fu descritta per la prima volta nel 1944 dal pediatra Hans Asperger, ma il termine fu coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una pubblicazione uscita nel 1981. La sindrome si presenta come una lieve forma di autismo in termini di risposta agli stimoli sensoriali ed è una malattia a base prevalentemente genetica. Finora è stata scoperta circa una decina di geni le cui alterazioni mostrano di avere un legame con lo sviluppo della malattia. Si tratta di geni coinvolti nello sviluppo del sistema limbico, ossia il cervello nelle sue funzioni emotive e sociali.
Le persone che ne sono colte mostrano una pronunciata tendenza alla distrazione, accompagnata dall’incapacità di comprendere le emozioni altrui, da una gestualità molto ridotta, goffaggine nei movimenti e un forte attaccamento alle abitudini e ai comportamenti ripetitivi. Inoltre, hanno difficoltà nel comprendere significati multipli, spesso parlano quasi ossessivamente del loro soggetto preferito di conversazione presentando dei limiti dell’esercizio del pensiero astratto. Nonostante l’atteggiamento vistosamente fuori dal comune, queste persone posseggono un’intelligenza e un’abilità linguistica nella norma ma non è raro che osservino un sorriso o un’espressione contrariata senza capire appieno il significato che vi si cela dietro. Ciò denota una difficoltà nell’attribuire significato al linguaggio corporeo e all’inflessione vocale con la quale vengono pronunciate le frasi, con conseguente impossibilità di stabilire se si tratti di un tono ironico o serio.
La malattia può avere sfumature più o meno gravi: in alcuni casi le persone affette da sindrome di Asperger appaiono del tutto normali nell’interpretare le espressioni del viso e nel riconoscere le intenzioni di chi le circonda, anche se tutte presentano in genere un diminuito interesse verso le relazioni sociali.
Il trattamento di questo disturbo, che colpisce un individuo su 250, con netta prevalenza nei maschi, è di tipo prettamente psicologico e mira, da un lato, ad aiutare il soggetto a prendere coscienza dei primi limiti emotivi e dall’altro ad acquisire e mantenere la stima di sé grazie alla valorizzazione delle proprie caratteristiche positive. La tecnica impiegata è di tipo cognitivo – comportamentale (social skill training) o relativa al confronto all’interno di gruppi di supporto, volti a favorire l’incontro e lo scambio con persone accumunate dalla medesima difficoltà. Alcuni studiosi sono inclini a credere che anche molti personaggi noti come Michelangelo, Wittengstein, il matematico Kurt Godel e persino Albert Einstein e Isaac Newton fossero affetti in qualche misura dalla sindrome di Asperger. Questo disturbo non deve pertanto essere percepito come invalidante, poiché non preclude il potenziale per condurre una vita adulta normale in termini di inserimento sociale, al punto che il 30/50% degli individui con AS non sono mai stati valutati o correttamente diagnosticati.

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