Scrivere allenta tensioni, materializza fantasmi permettendo di afferrarne i lembi e coprirci di coraggio, creando simbiosi. Si snoda nel tempo il percorso del vivere, lasciando impronte, Orme, appunto, il titolo dell’opera di Simone Gentilini – ed. Albatros.
E qui, in queste pagine l’autore le rende vive, le osserva muoversi o arrestarsi, si sofferma a poggiare la pianta dei suoi grandi piedi coprendole del tutto, ma con delicatezza li ritrae e ne osserva i contorni. Dal presente al passato, incamminandosi verso il futuro: lasciar scivolare con delicato amore gli affetti che fanno parte di sé, che hanno forgiato la sua vita prima che lui nascesse, la sua infanzia, crescita, fino ad essere un uomo; guardando con compassionevole consapevolezza il suo essere figlio, nipote, orfano, marito, padre… Cristallizza nel cuore i dolori, le assenze, ma anche la gioia di un’infanzia protetta dall’amore materno, dilatato al punto di sostituire la figura paterna mancata quando lui era un cucciolo di appena tre anni. È un crescendo di eventi quello che si dipana in questo libro, circostanze che si materializzano osservando e poggiando metaforicamente passi su quelle orme.
Una scrittura asciutta, scorrevole, dai toni pacati e gentili, mai indulgenti all’autocommiserazione, pur lasciando spazio al crudo realismo. E qui si tocca la disillusione, la sofferenza, la lotta, la caduta e la ripresa, il dolore del distacco, della solitudine e della nostalgia. E tuttavia mai viene meno l’affetto che da quelle orme materializza presenze. Da queste la forza di accettare l’aiuto per non arrendersi, per trovare il modo di ricominciare…. e ogni volta da quelle orme tracima affetto che avvolge il pensiero fino alla comparsa di nuove, piccole orme che han preso vita dalle sue, invisibili, ma presenti. E sarà questa la formula che trasformerà quel gigante, finalmente libero dalla corazza costruita nel tempo dal destino, in un vincente supereroe.
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