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Silvia Romano

Silvia Romano
Maggio 13
10:28 2020

È veramente triste e avvilente vedere quanto la gente italiana sia settaria e prevenuta ed esprima se stessa nel blaterare a pieno ritmo contro la povera Silvia Romano. Tutto questo succede perché la nostra concittadina ha detto di essersi convertita all’Islam. Dunque, non meritava la liberazione!

Io proverei, invece, a ragionare, evitando di cadere nei nostri soliti slogan di odio.

Prima di tutto, come mamma, penso al dolore dei suoi genitori e all’agonia di tutti questi mesi. Sapere la propria piccola figlia in mano a delinquenti, rapitori e assassini, non posso neppure immaginarlo! E dico piccola figlia perché i nostri giovani, a quell’età, non sono maturi e non hanno neppure la consapevolezza e l’esperienza per evitare vicissitudini disastrose. Andare a lavorare o a fare del volontariato in Africa è uno degli obiettivi più alti che un essere umano si possa porre; aiutare i bambini di un Continente deprivato delle sue ricchezze dal mondo occidentale, poi, denota un livello morale esemplare. Se ci fosse più gente così e meno odiatori di mestiere il mondo sarebbe molto diverso. Allora, io mi chiedo, invece, se una ragazza tanto giovane, bianca e bionda, molto visibile in mezzo a persone scure, sia stata protetta adeguatamente dall’organizzazione che l’ha mandata. Soprattutto, non lasciata sola in mezzo a qualche capanna. In un piccolissimo villaggio, quanto tempo ci poteva volere perché la sua presenza saltasse agli occhi di chi cerca solo occasioni per delinquere?

Dopodiché è stata rapita. Noi, per nostra fortuna, non potremo mai capire la sua sofferenza. Essere privati della libertà, essere in balia di mostri che vivono sul dolore altrui e che fanno pagare le colpe dell’Occidente a persone innocenti, non sapere, ogni giorno, come si arriverà al successivo, non sapere se si rivedrà mai più la propria mamma, il padre, la sorella, il proprio paese, deve essere un’ansia irrespirabile. Non conoscere se veramente si uscirà vivi dalla prigionia. In questo periodo, qui c’è gente che sballa perché da due mesi non può andare a prendere l’aperitivo o perché non poteva andare a correre o in bicicletta!

Silvia è rimasta chiusa in una stanza, girava in tondo per muoversi.

A mente fresca, forse, non le sarebbe  venuto in mente di convertirsi alla religione dei deliquenti che l’avevano sequestrata (anche perché quelli non hanno nessuna religione, sono armi del demonio e basta) ma in quella situazione  di buio fondo, Dio, che è sempre lo stesso per ogni religione, le ha teso la mano. Nel leggere parole sacre ha trovato conforto e speranza perché l’essere umano cerca l’aiuto dell’Alto quando si trova in mezzo alla tempesta.

Molti anni fa, quando era nata da poco mia figlia, mio marito ha dovuto tornare al suo paese, in India, per risolvere alcune sue questioni.

Doveva essere un viaggio ragionevolmente  breve, invece, si è prolungato più del previsto. Il suo permesso di soggiorno è scaduto e ci voleva dell’altro tempo e lungaggini burocratiche per rinnovarlo.

Io mi sono trovata in difficoltà, con una figlia piccolissima da gestire, dover tornare al lavoro e assistere mia madre che, nel frattempo, si era ammalata gravemente. Presa da tanta ansia, una mattina, con il sole in fronte, ho promesso che, se mio marito fosse tornato al più presto, mi sarei convertita all’Islam. Fino ad allora, non ci avevo mai pensato anche se stavo con mio marito da più di quattro anni e già facevo il Ramadan con lui per fargli compagnia. Mio marito, che non è un asino, quando è tornato, mi ha accompagnata da un sapiente che mi ha detto che la mia conversione non era valida perché espressa in un momento di pressione emotiva (non certo grave come quello di Silvia). È evidente che queste decisioni devono poi essere confermate o annullate dal tempo, dalla libertà, dal benessere fisico e mentale.

In ogni caso, la religione riguarda solo la nostra anima e non gli altri, è solo nostra.

Noi che ci dichiariamo sostenitori della democrazia, della libertà, dei diritti umani, non abbiamo provato a immaginare (anche se è impossibile) quanto avrà sofferto questa piccola ragazza, quanto avranno sofferto i suoi genitori, sua sorella, per un lungo anno e mezzo. Così, abbiamo pensato bene di offenderla per darle ancora altro dolore. Noi, infatti, abbiamo sempre lo stesso comportamento standard, come quando, invece di attivare i corridoi umanitari, preferiamo far affondare gli esseri umani nel mare. Poi, ci atteggiamo a difensori della cristianità e ci raccomandiamo al cuore di Maria. Ma la Madonna, che è simbolo della maternità, siamo proprio sicuri che darebbe l’ultima coltellata al cuore a chi è già stato colpito per un anno e mezzo?

 

 

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