Sicurezza e sport. Intervista esclusiva a Raoul Bova
, che, proprio in qualità di ex sportivo professionista nonché di genitore di due figli, ha ribadito l’importanza della sicurezza e della prevenzione nello sport e ha naturalmente catalizzato su di sé l’attenzione del pubblico, rilasciando autografi e concedendo scatti a bambini e genitori presenti.
Signor Bova, come si sente ad essere stato scelto come testimonial per questa importante giornata?
«Sono davvero contento poiché a mio avviso questo è un tema molto delicato; la sicurezza nello sport è una condizione indispensabile affinché i nostri figli possano crescere sani e con valori importanti che spesso solo lo sport riesce a veicolare. Gli impianti non protetti non bisognerebbe neanche aprirli. Per quanto riguarda quelli avviati bisognerebbe fare un controllo annuale per verificarne l’efficienza. Lo sport svolge una funzione sociale molto importante, aiuta i ragazzi a non prendere strade sbagliate, aiuta a formare il carattere, a far venire la voglia di combattere, perché nella vita non c’è nulla che non si possa raggiungere. Lo sport insegna a non mollare mai. Proprio per questo deve essere praticato in modo corretto e sicuro. Mettersi in condizione di aiutare gli altri è un segnale importante di altruismo che tutti dovrebbero fare. Non potremmo mai rianimare noi stessi, e il fatto di voler imparare a farlo per aiutare il prossimo sta a rappresentare una predisposizione d’animo e una solidarietà nei confronti del prossimo che merita attenzione e che ci permette di non girarci mai dall’altra parte di fronte a chi ha bisogno, ma anzi di intervenire in modo tempestivo e corretto».
Signor Bova, quanto è importante la sicurezza nello sport?
«Chi è addetto alla prevenzione deve mettere al servizio degli impianti sportivi tutto quello che è fondamentale per la prevenzione di attacchi cardiaci o eventuali non curanze delle strutture che, se pericolose o pericolanti, possono causare danni di vario tipo. I corsi di primo soccorso sono fondamentali per la prevenzione ma soprattutto per l’attenzione verso l’altro. Io ancora ricordo, con grande piacere, di averlo fatto a scuola. Ancora oggi è una cosa che mi è utile con i miei figli, sapere quali sono le basi, i principi del primo soccorso, anche per avere una certa sicurezza e non entrare nel panico in situazioni di difficoltà; avere il controllo della situazione significa non sprecare secondi fondamentali per salvare una vita».
Quanto è importante veicolare il concetto della prevenzione anche in altri ambiti considerando che in altri paesi europei ed extraeuropei la presenza dei defibrillatori è massiccia anche in luoghi non strettamente legati allo sport, come aeroporti, stazioni, scuole? Pensa che stiamo sulla giusta strada affinché anche in Italia si estenda la presenza di defibrillatori?
«È importante che in ambiti in cui si riuniscono molte persone, dall’aeroporto, alle sale congressi, alle metropolitane, nei luoghi considerati “a rischio”, dove comunque il primo soccorso tarderebbe ad arrivare, siano presenti strumenti, come il defibrillatore, in grado di far guadagnare istanti preziosi; non si potrebbe fermare un aereo per prestare un soccorso immediato, fermare un treno costerebbe troppo tempo prezioso, questi sono i luoghi in cui andrebbero strutturati punti di primo soccorso attrezzati, delle piccole sale d’emergenza, adatte ad accogliere e fronteggiare interventi di primo soccorso».
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