Sicurezza e Carceri: "Politica e stampa ipocrita di fronte ad un dramma quotidiano"
“Penoso ed ipocrita. Solo quando i media utilizzano un evento appetibile per il grande pubblico, si puntano i riflettori sul pianeta carcere, ci si accorge dell’esistenza di questo mondo parallelo ed abbandonato a se stesso, dove i diritti dei detenuti e degli operatori vengono quotidianamente e sistematicamente offesi.”
“Solo giovedì scorso a Rebibbia – continua Mariani – a seguito di una delle visite che faccio regolarmente per toccare con mano le condizioni di lavoro e di detenzione nelle carceri del Lazio, avevo denunciato in modo ufficiale e vibrante, rimanendo inascoltato, lo stato infernale in cui sono tenute queste strutture e le persone che all’interno sono recluse e operano.”
“Se il caso del suicidio di Diana Blefari e della morte di Stefano Cucchi, avvenuta in circostanze molto sospette, devono spingerci a prendere parola, è per esprimere indignazione nei confronti di quella che è la normalità delle carceri italiane. Questi i dati: 543 suicidi in 9 anni, 59 solo nel 2009, sempre negli ultimi 9 anni un totale di 1529 morti di cui 146 solo quest’anno, ogni giorno 10 casi di autolesionismo, 400 tentati suicidi in un anno, per non parlare dello stato di degrado delle strutture e di carenza cronica di personale. Oramai stiamo toccando il fondo: un operatore per cento detenuti e, tra gli stessi operatori, 67 suicidi in 10 anni.”
“La sconvolgente morte di Stefano Cucchi – aggiunge Mariani – ci parla chiaramente del fatto che nel nostro Paese e nelle nostre città esistono dei veri e propri buchi neri, irraggiungibili allo sguardo pubblico, dove lo stato di diritto può essere sospeso senza che nessuno se ne accorga. Un intero sistema giudiziario pieno di inquietanti zone d’ombra dove regna l’arbitrio più assoluto.”
“Ma soprattutto – prosegue Mariani – è arrivato il momento che la politica si assuma le proprie responsabilità: i continui richiami alla sicurezza non hanno prodotto altro che un aumento vertiginoso delle carcerazioni facili, spesso e volentieri inutili e spropositate, segno solo di un accanimento senza senso. In un momento, per giunta caratterizzato da grandi difficoltà economiche, la detenzione di massa sembra essere l’unica misura contro la crisi. Questo stato di cose sta producendo un sovraffollamento negli istituti penitenziari che, con il taglio continuo dei fondi, si sta trasformando in un vero e proprio inferno.”
“Lo spot sull’aumento del numero delle carceri, suona poi come una provocazione se si osserva una realtà nella quale non si riesce neanche a far rispettare le condizioni minime garantite dalle nostra Costituzione. Gli operatori non sono messi neanche in condizione di applicare le misure trattamentali, né quelle sanitarie o quelle riferite alla sicurezza. In questo far west, ad emergere sono coloro che utilizzano brutalità e sopruso, a discapito di quelli che tentano con tutte le forze di assicurare condizioni accettabili.”
“Nella ricerca delle responsabilità di questi fatti inquietanti – conclude Mariani – occorrerebbe, quindi, ricordare che è l’intero sistema giudiziario e carcerario italiano che deve essere messo sotto accusa. Sono troppi e troppo frequenti i casi di disperazione e di violenza arbitraria, perché possano essere solo lontanamente pensati come isolati. Sono questi, al contrario, i segnali di una vergognosa normalità, di fronte alla quale i proclami di sdegno e d’occasione servono a poco.”
Peppe Mariani
Presidente della Commissione Lavoro, Pari Opportunità, Politiche Giovanili e Politiche Sociali
www.peppemariani.it
tel. 0665937932 – 3296140361
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