Si scrive “copyleft” si legge “libertà”
Così, sulla base di una trasparenza e disponibilità, che in questo caso è attivata da un Ente pubblico, si può arrivare alla generosa creazione di valore aggiunto sociale. Il Parco ha inteso capovolgere il concetto di “diritto d’autore” – il copyright – per trovarci, con un gioco di parole nel copyleft, che al contrario indica il “permesso d’autore”. In pratica è il Parco stesso che incentiva la circolazione, lo scambio e l’utilizzazione delle informazioni che ha prodotto, con l’unico vincolo che chi le utilizzerà dovrà usarle esattamente negli stessi termini di come sono state proposte dall’Ente Parco e sempre con l’indicazione della fonte. Il documento che nasce con il marchio copyleft può essere copiato e distribuito da chiunque, ma sempre con l’obbligo della gratuità. Nessuno può brevettarlo, utilizzarlo a sua volta come “prodotto originale” o impadronirsene a fini di profitto. I documenti copyleft appartengono al dominio pubblico, possono essere diffusi, ma non per fini commerciali o istituzionali. «In un mondo in cui uno dei maggiori strumenti di potere è il sapere – commenta il direttore Roberto Sinibaldi – un Ente pubblico come il Parco dei Castelli Romani mette a disposizione tutte le proprie informazioni e conoscenze, in una visione protesa verso il progresso sociale, che non può prescindere dal miglioramento ambientale, attuato in maniera condivisa dalla collettività e non solo da pochi soggetti istituzionali». Da oltre due anni il sito del Parco contiene la raccolta completa di leggi, regolamenti e norme che sono strumento di conoscenza ma anche di studio e lavoro per le migliaia di utenti che consultano il portale. Grazie alla disponibilità on line di documenti e modulistica si registra l’apprezzamento crescente da parte dei cittadini per un servizio che alleggerisce la burocrazia e riduce spostamenti e code.
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