Sgombero di 50 bambini, donne e malati a Segrate: si profila un dramma umanitario
Gruppo EveryOne: “Il 16 febbraio, in una terribile ricorrenza legata all’Olocausto, la città perderà la sua ‘memoria’ degli orrori passati?
Segrate, 14 febbraio 2010. Il Comune di Segrate ha annunciato che il prossimo 16 febbraio avverrà lo sgombero dell’insediamento Rom di via Umbria. E’ un evento, che, se dovesse realmente essere portato a termine dalle autorità, causerebbe -. secondo le organizzazioni per i Diritti Umani – drammi umanitari irreparabili, date le condizioni climatiche e la mancanza di alternative di alloggio per tutti: si ipotizza di ospitare una cinquantina di Rom all’interno di una cascina, ma attualmente l’insediamento conta 130 individui, sfiniti dai continui sgomberi, dalla precarietà, dal freddo e dalla mancanza di assistenza sociale. Né il sindaco di Segrate Adriano Alessandrini né le altre autorità locali sembrano avere scrupoli: le famiglie, ormai è deciso, saranno messe sulla strada. “Le conseguenze umanitarie non hanno importanza, per le Istituzioni locali,” commenta Alfred Breitman del Gruppo Watching The Sky, associazione antirazzista. “Siamo sicuri, tuttavia,” aggiungono i co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “che dentro di sé, il sindaco non manifesta altrettanta sicurezza. Adriano Alessandrini, infatti, ha legato il suo nome a manifestazioni dedicate all’Olocausto. Quattro anni fa,” proseguono gli attivisti, “gli abbiamo stretto la mano, quando inaugurò il memoriale dedicato ai 20 bambini di Bullenhuser Damm, vittime della Shoah. Era commosso e sdegnato da come il razzismo nazista avesse potuto scegliere dei bambini innocenti, quali sue vittime”. Per un singolare “scherzo” del destino, hanno rilevato gli attivisti, il 16 febbraio è una ricorrenza importante, nella cronologia dell’Olocausto: quel giorno, nel 1937, Herman Goering si recò a Varsavia, in Polonia, per stringere relazioni fra la Germania nazista e il Paese che neanche due anni dopo sarà invaso e diventerà il centro delle deportazioni degli ebrei nei campi di morte. “Presso l’insediamento di via Umbria,” spiega la volontaria Clarissa Cameli, “vivono una cinquantina di minori. Tutti i bambini Rom di Segrate sono iscritti a scuola. Uno dei piccoli ha tre anni e soffre di diabete. Altri bambini hanno gravi problemi di salute, causati dalla loro vita difficile, senza un riparo, senza quelle cure che dovrebbero essere un diritto dell’infanzia. Le famiglie sono disperate, mentre attendono, per le sette del mattino, lo sgombero”. I leader di EveryOne rilevano altre analogie fra le persecuzioni antiebraiche e le evacuazioni senza alternative: “Cinquanta bambini, più del doppio, rispetto alle piccole vittime ebree di Bullenhuser Damm! Anche i carnefici di Hitler attuavano le operazioni etniche nel primo mattino, per evitare che certe atrocità fossero notate dalla cittadinanza”. I visitatori, siano essi attivisti, giornalisti o comuni cittadini, sono accolti con un misto di speranza e rassegnazione. Tutta la comunità Rom si stringe, preoccupata intorno al bambino più piccolo, che ha solo un mese e non si rende conto di quanto sta per accadere, di come sarà triste e disperato il prossimo futuro, quando mamma dovrà stringerselo al petto per tentare di salvarlo dal gelo. “E’ un clima di fredda crudeltà, come a Bullenhuser Damm,” dice ancora Breitman. “Ma noi crediamo che il sindaco Alessandrini dirà di no,” concludono Malini, Pegoraro e Picciau, “perché ha respirato il profumo delle rose che fioriscono anche a Segrate, in memoria dei 20 bambini assassinati a Bullenhuser Damm. Perché chi ha assimilato la memoria della Shoah, diventa una altro uomo e qualcosa in lui si ribella, di fronte a ipotesi di sadismo e ingiustizia verso chi è più debole, verso chi appartiene a una razza troppo vulnerabile, troppo odiata, troppo perseguitata”.
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