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SFRUTTATI A TEMPO INDETERMINATO

SFRUTTATI A TEMPO INDETERMINATO
Ottobre 17
13:26 2014

DOPATIIn Migrazione Onlus presenta: SFRUTTATI A TEMPO INDETERMINATO

L’indagine sul collaudato sistema di sfruttamento del bracciantato agricolo nell’agro pontino.

Lavoro: arruolamento via cellulare, buste paga contraffatte, contratti mal fatti, ricatti e intimidazione

“Mio padrone dà me busta paga alta. Per me nessun problema. Io prende 800 euro e lui scrive sempre 1200 euro. Perché io no so. Lui me sempre 800 euro, no sbaglia mai ma su foglio 1200. Lui dice me che così paga meno tasse. Io credo che lui furbo. Lui su foglio carta dice che dà me tutti i soldi come regola dice e poi a me dà in mano solo meno e differenza tiene lui. Capisci?così lui furbo e ladro”. Ci racconta così uno dei tanti braccianti intervistati da In Migrazione Onlus per l’ultimo lavoro dal titolo “Sfruttati a tempo indeterminato” sulle condizioni di lavoro nel comparto agricolo dell’agro pontino.

Storie che restituiscono un quadro dalle tinte foschissime, uno sfruttamento – talvolta grave – diffuso sul territorio e da moltissimi anni con caratteristiche sempre comuni: salari miseri, modalità di reclutamento a chiamata e segregazione occupazionale da parte dei migranti indiani. Tutto ciò in un territorio dove l’agricoltura è di importanza strategica.

L’indagine di In Migrazione Onlus svela un rodato sistema per impiegare manodopera a bassissimo costo relegando di fatto la modalità di sfruttamento a una zona grigia: “non si realizza pienamente nell’illegalità, bensì tra le pieghe della legge stessa – come spiega Marco Omizzolo, responsabile scientifico di In Migrazione Onlus – che seguendo il filo dei rapporti di forza non normati, consentono ancora ad alcuni padroni di praticare l’illegalità, quasi impunemente, sebbene amministrativamente tutto risulti in regola.

È indispensabile per scardinare questo sistema che insieme ai controlli amministrativi si rafforzino, con investimento puntuali, i controlli direttamente nelle aziende agricole e nei campi coltivati, dove il fenomeno è più manifesto e evidente”.

Le conferme arrivano da tanti altri braccianti; “In molti casi – continua Omizzolo – sono stati registrati episodi allarmanti di lavoratori che devono ricevere arretrati di 20mila/30mila euro, nonostante gli siano state già consegnate le relative buste paga.

Non si tratta solo di evasione contributiva o salariale, sebbene altamente grave nel danno allo Stato, ma della violazione sistematica dei diritti dei lavoratori e della manifestazione di un sistema volto allo sfruttamento. Uno stato delle cose in essere da almeno trenta anni, a dimostrazione dell’organizzazione informale ma efficiente che si è potuta costituire e del relativo consenso sia locale che indiano che troppo spesso ha consentito allo stesso di svilupparsi poco disturbato”.

A fronte di alcune eccellenze agricole, come Casal del Giglio, ApoFruit o AgriLatina, esistono aziende che realizzano profitti milionari attraverso lo sfruttamento di questi lavoratori, per la quasi totalità migranti indiani, contando su controlli non capillari e troppo spesso di natura eccezionale. Nonostante l’alto contributo delle forze dell’ordine e della Magistratura nel contenere il fenomeno, non è pensabile limitare le risposte ad ambiti repressivi e amministrativi.

Una delle conseguenze più gravi di questo sistema di sfruttamento è la segregazione sociale in cui si trovano i lavoratori stranieri.

Su queste basi poggia il progetto di In Migrazione Onlus, realizzato grazie alla Regione Lazio, per la realizzazione di un centro polifunzionale a Bella Farnia, centro residenziale prossimo a Sabaudia dove vive gran parte della comunità sikh della provincia di Latina.

Solo attraverso la messa in rete dei lavoratori con le realtà aziendali che praticano la buona agricoltura, intesa non solo in termini di qualità dei prodotti, si potrà riscattare un territorio ora penalizzato.

Anche di questo si parlerà lunedì 20 ottobre prossimo a Borgo Piave (Lt) nell’incontro organizzato da In Migrazione Onlus e l’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio. Il convegno, in programma alle ore 17,00, è organizzato con la collaborazione di Arsial e Casa dell’Agricoltura, presso l’Istituto San Benedetto.

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