Sfregio antisemita a Roma, sgomberi e deportazioni a Milano, fischi razzisti a Udine
77 anni fa, il 28 febbraio del 1933, fu varato in Germania il decreto di emergenza “per la protezione del popolo e dello stato”: un “pacchetto sicurezza” ante litteram che venne utilizzato per favorire la delazione, criminalizzare le minoranze etniche e razziali, aprire le porte al genocidio. Nella mattina di oggi a Roma, davanti alla casa da cui, nel 1944, fu deportata la sua famiglia, il sopravvissuto Piero Terracina ha rilevato l’ennesimo sfregio antisemita compiuto da una Roma sempre meno tollerante. Le ‘pietre d’inciampo’ collocate a cura del Comune, nel Giorno della Memoria, davanti all’abitazione in via Rosolino Pilo sono infatti state imbrattate con vernice nera durante la notte. “La mia famiglia non ha tombe in cui riposare,” ha commentato in lacrime il testimone di Auschwitz. “Quelle pietre sono le lapidi dei miei cari”. Dario Picciau del Gruppo EveryOne ha immediatamente telefonato a Piero per manifestargli solidarietà e affetto. “Vi ringrazio della vicinanza,” gli ha risposto il testimone. “E’ stato un gesto infame, segno che è necessario impegnarsi sempre di più per la Memoria” . Oltre all’instancabile attività di educazione alla Shoah, Piero Terracina è fra i pochi che pongono in rilievo le terribili similitudini fra gli anni delle legge razziali e quelli odierni del “pacchetto sicurezza”, che ha trasformato Rom e “clandestini” nei nuovi ebrei. “Per me Piero è come un nonno,” confidava agli attivisti EveryOne qualche tempo fa Rebecca Covaciu, la giovane artista Rom vittima di diverse aggressioni a sfondo razzista, che l’ha incontrato un anno fa a Roma. Sempre oggi, in questa data carica di ricordi e cattivi presagi, le autorità milanesi hanno effettuato diversi controlli e sgomberi di piccoli insediamenti di fortuna, mettendo sulla strada persone Rom e arrestando e avviando alla deportazione stranieri “irregolari”. Unico evento positivo, l’azione di “strategia civile” con cui il difensore dei Diritti Umani Alfred Breitman sottraeva all’arresto una famiglia di “clandestini” provenienti del Corno d’Africa. “Rischiamo l’arresto per favoreggiamento del reato di immigrazione clandestina, per interruzione di servizio pubblico e chissà per cos’altro,” ci ha confidato Alfred dopo il successo dell’azione umanitaria. “Ma è solo con la disobbedienza civile e con azioni coraggiose contro le retate, gli sgomberi e le deportazioni che possiamo salvare vite umane e preservare famiglie vulnerabili da una spietata persecuzione. Come scrisse Mark Twain, quando le Istituzioni smarriscono o la via della democrazia e della giustizia sociale, ognuno di noi ha il dovere di difendere i valori costituzionali e civili su cui si fonda la nazione”. Nel pomeriggio, a Udine, dagli spalti dello stadio Friuli si è rinnovato il triste, incivile rituale dei fischi, dei “buuu!” e degli insulti razzisti contro il giovanissimo campione nerazzurro Mario Balotelli: un esempio di grave intolleranza per le centinaia di bambini presenti allo stadio e per quelli, assai più numerosi, che hanno visto la partita in tv e che ormai non sentono più neanche da parte degli adulti parole di censura verso eventi tanto incivili e riprovevoli. “Fischi di paura,” così hanno definito le manifestazioni di intolleranza contro il diciannovenne italiano di origine ghanese i pavidi, ipocriti telecronisti.
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