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Sfogliando la storia degli ultimi sessant’anni – 4

Sfogliando la storia degli ultimi sessant’anni – 4
Febbraio 15
23:00 2011

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Dall’Olp di Arafat alla Globalizzazione

I combattenti dell’Olp dettero vita a una attività terroristica che colpiva Israele fuori dai suoi confini, considerando gli stati occidentali come loro complici; dirottamento di aerei, attentati agli aeroporti, occupavano giornali e televisione. Nel novembre 1972 viene rieletto Richard Nixon. L’America stanca di hippy, pacifisti e Black Panthers, disordini e manifestazioni, richiama il candidato democratico che però fu travolto da un grave scandalo politico: “Il Watergate”. Nixon non riuscì a dimostrare la sua estraneità dei fatti e nell’agosto 1974 dovette dimettersi. Il suo successore, Gerald Ford, emise una grazia preventiva per Nixon, chiudendo l’indagine. Nel ’76 viene eletto presidente l’ex governatore della Georgia Jimmy Carter, noto per la sua integrità.
Il sistema monetario internazionale istituito nel 1944 era basato sul ruolo centrale del dollaro nei cambi fissi tra le monete. Già dal 1958 gli impegni degli Stati Uniti – prestiti e aiuti, basi militari, investimenti – avevano portato in deficit la loro bilancia complessiva dei pagamenti, il cui attivo si era ancor più ridotto dopo il 1965.

Il dollaro subì forte e continua svalutazione. Si parla di petrodollari, di stagnazione e inflazione, di “stagflazione” prodotta dalle impennate dei prezzi del petrolio.
Disoccupazione, scioperi. La caduta della natalità fu una reazione alla crisi economica ma poi proseguì senza alcuna inversione di tendenza. Edonismo, dice Giovanni Paolo II, il cardinale polacco Karol Woityla eletto papa nell’ottobre del 1978; fattori socio-economici, come l’ingresso della donna nel mondo del lavoro, affermano gli economisti.
La popolazione invecchia, pesano i servizi pensionistici e assistenziali sul reddito nazionale. E si cominciò a pensare ad assicurarsi la vecchiaia con i propri risparmi investiti in fondi di pensioni private. Dopo la seconda guerra mondiale sono state combattute numerose guerre di liberazione coloniale, rare le guerre fra Stati. Il bipolarismo aveva fatto sì che la guerra fredda fosse anche una “lunga pace”. Con la fine del bipolarismo, il crollo dell’Impero sovietico e il suo ultimo tentativo di riformare il comunismo – la Perestroika di Gorbacev – seguono “nuove guerre”, conflitti a carattere nazionalistico, etnico e religioso in cui le forze armate statali vengono sostituite da bande irregolari di militari, paramilitari e mercenari che depredano e terrorizzano le popolazioni nel controllo di un territorio spartito.
Caucaso, ex Jugoslavia, Colombia e Haiti in America Latina, Afghanistan, Kashmir, Sri Lanka, Indonesia, Timor e Filippine in Asia, teatro sanguinoso delle “Guerre fra poveri”. Per tutti gli anni ’90 le guerre civili parvero la maggiore minaccia all’ordine internazionale. Ma ecco apparire il terrorismo internazionale di estremisti islamici – gruppi palestinesi, Iran Khomeinista e Libia di Gheddafi – contro gli invasori israeliani e i loro alleati americani che volevano instaurare una repubblica islamica. Il movimento fondamentalista palestinese Hamas – “Ardore” – intendeva distruggere Israele con una guerra santa, e così la Jihad palestinese, altro movimento di terroristi suicidi. Ciò non giovava alla causa palestinese, a differenza della sollevazione spontanea – “Risveglio” o Intifadah – iniziata nel 1987 nei territori di Gaza e Cisgiordania e mai uscita da Israele e dai territori occupati. Il Premio Nobel per la pace a Rabin, Simon Peres e Arafat sembrò di buon auspicio per un processo di pace. Il presidente Clinton, eletto nel 1993, lanciò inutilmente proposte ragionevoli e fattibili. Tanto interesse, rispetto agli altri paesi in guerra, è dovuto al fatto che la Palestina può far saltare il sistema internazionale per il valore simbolico del mondo musulmano che rappresenta. Osama Bin Laden finanziava il trasferimento di combattenti islamici contro i comunisti sovietici, e gli Stati Uniti lasciavano fare considerando ciò pari al traffico di oppio con cui i guerriglieri si finanziavano contribuendo alla sconfitta dei sovietici. I talebani – “studenti di teologia” – furono la buona occasione per la nascita di uno stato rigidamente islamico e il terrorismo cominciò a volgersi anche contro l’occidente, simpatizzante dell’America accusata di voler distruggere l’Islam con la sua micidiale influenza culturale. Osama Bin Laden dopo aver combattuto con gli USA il nemico comune sovietico, combatte l’America perché non solo la dinastia saudita aveva accettato gli aiuti degli USA nella guerra contro Saddam Hussein, ma aveva consentito a guerra finita che le forze armate infedeli continuassero a presidiare la terra del luoghi santi dell’Islam. Il suo gruppo Qa’ Ida si diramò a livello internazionale.
Il 2 agosto 1990 Saddam Hussein invade il Kuwait, al quarto posto nella graduatoria mondiale delle riserve del petrolio greggio. Interviene l’ONU, lanciando un ultimatum per il ritiro delle truppe irachene. Richiesta disattesa, e il 17 gennaio 1991 parte l’operazione “Tempesta nel deserto”, un evento mediatico definito “La prima guerra del Villaggio Globale”. Il 27 febbraio Saddam Hussein accetta la resa.
Nel 2000 seconda intifadah, con quotidiani attacchi terroristici. Alla fine del 2000 viene eletto presidente americano George W. Bush, figlio dell’ex presidente artefice della coalizione del 1991 contro l’Iraq. “Il sistema internazionale non è più costruito attorno all’equilibrio, ma attorno all’egemonia americana”, sostengono i detrattori. Lo staff presidenziale di Bush si compone di ex amministratori di società del settore energetico e di esponenti del neoconservatorismo, che non procedono alla ratifica di trattati e convenzioni approvati dall’ONU, come la messa al bando degli esperimenti nucleari, delle mine antiuomo e delle armi biologiche.
Unilateralismo: aumenta la spesa militare americana, l’America si sottrae agli impegni di mediazione.
11 settembre 2001: il terrorismo islamico colpisce al cuore l’America.
Globalizzazione. (Fine)

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