Sfogliando la storia degli ultimi sessant’anni – 2
Dalla rivoluzione cubana al Trattato di Mosca
Il lancio degli Sputnik 1 e 2 – ottobre/ novembre 1957 – mostrava all’opinione pubblica americana che l’Unione Sovietica possedeva missili intercontinentali, e che gli Stati Uniti non erano più invulnerabili. Dimostravano inoltre che le dichiarazioni di Chruscev non erano solo chiacchiere. E che forse gli Stati Uniti stavano perdendo oltre alla superiorità atomica anche quella tecno-scientifica. Ciò non era fondato, ma nel gennaio del 1958 la ‘gara spaziale’ fra Stati Uniti e Russia vide questa ultima primeggiare.
Le elezioni presidenziali del ’60 avevano come prefisso la capacità degli Usa di continuare a essere la maggiore potenza mondiale e il paese guida del “mondo libero”. Candidato dei repubblicani Richard Nixon e dei democratici John F. Kennedy, che parlava di ‘Nuova frontiera’ ricca di occasioni, ma anche pericolosa.
Strumento di propaganda era la televisione, e Kennedy – più brillante e convincente dell’altro – vinse per poco. Si preoccupò soprattutto della minaccia comunista esagerando il possesso di armi nucleari e missili strategici dell’URSS.
Durante il discorso di insediamento il 20 gennaio ’61, facendo prevalere i temi della politica estera piuttosto che temi sociali e diritti civili, dichiarò: “Che ogni nazione sappia che noi siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo, a sostenere qualunque peso, ad affrontare qualunque prova, ad appoggiare qualsiasi amico, per assicurare il trionfo e il mantenimento delle libertà (…)”.
Il modo più efficace per opporsi al comunismo era sconfiggere la povertà a cominciare dall’America Latina, e dall’America Centrale che, dopo la lotta di liberazione contro la Spagna sostenuta nel 1898 dagli USA, era diventata una semicolonia controllata economicamente e prediletta meta del grossolano turismo americano.
Contro il ritorno della dittatura si opposero a Cuba nel 1952 contadini e studenti. Con un colpo di stato organizzato in accordo con l’amministrazione americana torna al potere il dittatore militare Fulgencio Batista. A capo dell’opposizione si distingue il giovane avvocato Fidel Castro che, fallito il tentativo di insurrezione del 1953, guida una lunga guerriglia appoggiata dalle masse contadine fino all’attacco finale all’Avana nel 1959. Diventato primo ministro di un nuovo governo di coalizione, Castro realizza una completa riforma agraria. L’ostilità americana contro la rivoluzione cubana innescò una catena di provocazioni e boicottaggi economici, fino al totale embargo.
‘Alleanza per il progresso’ di Kennedy e la creazione di ‘Corpi della pace’ attivi nel ’63 in 46 paesi sottosviluppati di tutti i continenti, non realizzò comunque l’ideale progetto. ‘Guerra alla povertà’ rientrava nei programmi di Kennedy. La grande marcia pacifista su Washington, guidata dal pastore Martin Luther King il 28 agosto del ’63, vide grande partecipazione ma scarsi risultati concreti.
Il 22 novembre l’assassinio di Kennedy. Il presidente americano era entrato nella leggenda prima di aver potuto dimostrare di essere un grande statista.
Perché era stato ucciso Kennedy?
Tra il ’54 e il ’55 fine della guerra fredda, che prosegue però con le minacce di esperimenti nucleari. Le due superpotenze possedevano dal 1954 un arsenale di bombe all’idrogeno. Le esplosioni sperimentali avevano effetti imprevisti con ricaduta di particelle radioattive che potevano contaminare a distanza di alcune centinaia di chilometri. Gli Stati Uniti costruirono rifugi antiatomici, e vettori di ordigni nucleari strategici: bombardieri a lunga distanza, sommergibili a propulsione nucleare, missili intercontinentali.
Le superbombe erano strumenti terroristici, ma gli strateghi ipotizzavano scenari di guerre atomiche calcolando quale soglia di milioni di morti non si dovesse superare. L’equilibrio del terrore realizzò un compiuto bipolarismo.
Il primo maggio del ’60 un aereo americano in missione di spionaggio sorvola il territorio sovietico e viene abbattuto da un missile. Si produce una nuova crisi di Berlino. Dal 1949 l’ex capitale tedesca era amministrata dalle Potenze vincitrici sulle due parti della città, che erano di fatto integrate nelle due Germanie. La situazione più anomala era quella di Berlino Ovest, autonoma ma sotto occupazione militare, ed elemento di sfida: per gli accordi i tedeschi orientali potevano passare liberamente dall’una all’altra parte secondo le migliori attrattive economiche che avrebbero trovato in occidente. Chruscev nel ’61 chiese che Berlino Ovest fosse una città libera e smilitarizzata; se la proposta non fosse stata accolta entro l’anno, l’URSS avrebbe stipulato un trattato di pace separata con la Germania Orientale, cui avrebbe ceduto come stato sovrano l’amministrazione di Berlino Ovest.
A partire dalla mezzanotte fra il 12 e il 13 agosto del ’60 una serie di barriere di filo spinato fu stesa lungo i 166 chilometri del perimetro di Berlino Ovest, trasformate poi in un muro continuo di cemento, presidiato da truppe armate. Il “Muro” divenne il simbolo della prigione dei regimi comunisti.
Gli Stati Uniti non vollero riconoscere la frontiera nel cuore di Berlino, e pretesero che i loro militari potessero circolare fra le due parti della città. La notte del 27 ottobre 1960 carri armati americani e sovietici si fronteggiano a un posto di controllo. Si conclude la crisi poiché Chruscev rinuncia alla pace separata e gli Stati Uniti conclusero che lo statuto internazionale di Berlino Ovest per loro non era cambiato.
Nel 1961 la crisi esplode a Cuba. Fidel Castro accettava la protezione militare dell’URSS temendo iniziative ostili americane. Chruscev, sfidando l’America, fornì armamenti all’alleato e installò nell’isola rampe di lancio per missili a testata nucleare. Kennedy ne ebbe la prova fotografica raccolta da un aereo-spia in volo su Cuba.
La sera del 22 ottobre 1961 Kennedy rivelò in un discorso televisivo alla nazione la minaccia di un attacco nucleare diretto sugli Stati Uniti, avvertendo inoltre che Cuba era posta in stato di ‘quarantena’ – per non usare il termine ‘blocco’ -, e che tutte le navi sovietiche sarebbero state respinte se portavano armi; avvertì inoltre che se qualche missile fosse stato lanciato da Cuba, ne sarebbe seguita una rappresaglia nucleare contro l’Unione Sovietica.
Allarme generale per le due Super Potenze, ma i rispettivi leader riuscirono a mantenere il controllo politico della crisi e a tenere fuori i militari. Il 28 ottobre Chruscev annunciò il ritiro delle armi atomiche da Cuba, dietro la garanzia americana di rinunciare a ogni intervento nell’isola; Kennedy a sua volta avrebbe ritirato i missili americani che da anni si trovavano in Turchia, puntati sull’Unione Sovietica. Nel giugno del ’63 entra in funzione la linea diretta di telescriventi fra Washington e Mosca – o ‘linea calda’ – per evitare la ‘guerra per errore’, dovuta a interpretazioni sbagliate.
Con questo atto di reciproca fiducia Kennedy e Chruscev divennero i garanti della pace mondiale. Il 5 agosto del ’63 fu stipulato a Mosca il trattato che proibiva nuovi esperimenti nucleari nell’atmosfera, restando ammessi quelli sotterranei. Vi aderirono tutti i maggiori Stati del mondo, tranne la Francia e la Cina, la cui adesione avvenne rispettivamente nel ’74 e nell’ ’81. (continua)
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