Sette anime
Una chiamata in piena notte al 911, una lista da depennare … cosi si apre Sette Anime, seconda regia americana di Gabriele Muccino, che questa volta ci narra una storia più struggente che mai, tale da rendere quasi impossibile quel distaccamento che si richiede, a chi è chiamato a dare un giudizio obiettivo su di un film. Un eccezionale Will Smith riesce a vestire magistralmente i panni di Ben Thomas, esattore della tasse alle prese con un passato oscuro ed un presente quantomeno doloroso e senza un’apparente via di uscita. Un uomo che pianifica in tutto e per tutto la sua vita, ma che non riesce a prevedere l’incontro con quella che si dimostrerà un’anima pura… Emily, la “ragazza dalle ali spezzate”, una commovente e bravissima Rosario Dawson, che lo destabilizzerà non poco. Una “redenzione” da portare a termine, che comporterà numerosi interrogativi morali da parte del protagonista. Una pellicola inizialmente lenta nello sviluppo, lentezza però necessaria in una storia che richiede un dipanamento analitico, capillare, possibile solo mediante l’uso di flash-back e grazie ad una più che azzeccata semina e raccolta diegetica. Filo conduttore del film è l’acqua, sia essa sotto forma di lacrime, pioggia, ghiaccio o oceano, elemento fluido che spinge lo spettatore a domandarsi se quella a cui si assiste non sia una vera e propria purificazione dell’anima del protagonista. Sette anime, il cui titolo originale è Seven Pounds, ossia sette libbre (estrapolamento dallo shakespeariano Mercante di Venezia), dimostra quindi di essere un dramma moderno sul “male di vivere” e sulla relativa paura di affrontare un destino inevitabilmente già scritto…
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