Sergio Rizzo a Velletri Libris
Sergio Rizzo a Velletri Libris: indagine sul potere finanziario inquinato e sull’impreparazione della classe dirigente
Un sistema bancario poco conosciuto e che sale alla ribalta per tanti scandali, ripercorsi con grande dovizia di particolari da un’inchiesta senza precedenti: è questo il tema centrale dell’ultimo libro di Sergio Rizzo, Il pacco. Indagine sul grande imbroglio delle banche italiane, edito da Feltrinelli. Il noto giornalista, scrittore e saggista è stato ospite del martedì sera di “Velletri Libris”, rassegna ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri. Oltre duecento persone ad ascoltare, da una voce esperta ed autorevole, le dinamiche finanziarie che spesso sembrano così lontane solo perché ascoltate tramite il filtro della televisione. C’è un filo rosso, tuttavia, che lega tutti i più grandi crack, a cominciare dal Banco di Napoli, un vero impero economico soprattutto per il Sud. Rizzo ha sottolineato come il “pacco”, cioè il fallimento che grava su chi ha comprato azioni bancarie, interessi tantissime persone, come nel caso di MPS. Non si tratta di fenomeni di cronaca limitati alle banche territoriali, perché le anomalie si ripetono e quello che fa impressione, come ribadito più volte dal giornalista, è l’assoluta impreparazione dei vertici dirigenziali nel gestire i ruoli che ricoprono. La responsabilità dello Stato, tuttavia, non è minore: chi ha il controllo della vigilanza non può non accorgersi di determinate situazioni, ed è questo il sintomo maggiore del degrado della classe dirigente di un Paese che non ha un ricambio a livello di formazione e che non riesce a fermare dei “rubagalline che giocano con i miliardi”. L’istituto di vigilanza non funzionante, poi, spesso vede la premiazione dei suoi organi: chi diventa ministro, chi direttore, chi sottosegretario. Una vera e propria rete di inquinamento sul potere finanziario, dunque, quella che caratterizza un’Italia poco incline al risveglio perché fondamentalmente non pienamente addentrata nei temi. Uno dei casi più eclatanti fu quello di Banca Etruria: Rizzo ha detto, senza mezzi termini, che il Ministro Boschi ha sbagliato tutto all’epoca, poiché non ha valutato il peso di quella vicenda sia in termini politici che sociali. Un’altra grande mistificazione generale di questi argomenti va imputata alla stampa, spesso grossolana nell’identificare i risparmiatori come le vittime e lo Stato come il carnefice. Non è sempre così, ha spiegato Sergio Rizzo, spiegando che la “miscela esplosiva che ha distrutto i nostri risparmi” è ben più complicata. Una serata molto particolare quella della Casa delle Culture, che grazie all’ottima dialettica dell’autore è risultata gradevole e comprensibile a tutti nonostante le tematiche tecniche. Prima della presentazione, Sergio Rizzo ha risposto ad alcune domande su temi più specifici, dall’euro all’approccio dell’opinione pubblica sulle questioni finanziarie. Ecco la breve intervista rilasciata in esclusiva per “Velletri Libris”.
Sergio Rizzo, fra le tante questioni bancarie una domanda sulla faccenda “euro” è inevitabile. Se ne è parlato diverse volte, ma la politica si è sempre divisa. Oggi gli euroscettici sono al governo: secondo lei uscire dall’euro è soltanto propaganda o tecnicamente c’è un margine per farlo?
È certamente propaganda, è chiaro che ci si pensa o ci si è pensato, altrimenti non si spiegano dichiarazioni come quelle di Salvini che nel 2016 in un appuntamento pubblico disse ‘Se la Lega andrà al Governo usciamo dall’euro’. Le parole hanno un senso e quella è una dichiarazione impegnativa. Evidentemente il pensiero c’è stato, poi adesso non se ne parla perché si dice che non è nel contratto di governo, ma non mi pare che la comunità finanziaria internazionale sia molto tranquilla. Almeno a giudicare dallo spread, sempre intorno ai 200 punti base.
Proprio in merito al legame Governo/Finanza, come giudica l’atteggiamento assunto dal Presidente Mattarella per il famoso caso “Savona”?
Non lo giudico. Ha fatto quello che gli consentiva di fare la Costituzione. È quello che poteva fare e non ha fatto nient’altro rispettare un titolo della Costituzione stessa per cui è il Presidente della Repubblica a nominare i Ministri su proposta, visto che firma lui il decreto di nomina. Può anche non farlo.
Lei ha dato al suo libro un titolo molto eloquente. A suo avviso l’opinione pubblica percepisce davvero la gravità dei crack finanziari oppure se ne rende conto solo se direttamente interessata? Parole come lo spread sono intese oppure rimangono concetti astratti?
Generalmente penso che gli italiani non siano ferrati su questa materia, non è un paese che ha una cultura finanziaria diffusa. Questo lo si vede con quello che è successo con i crack bancari, tante fregature. C’è impreparazione e quando si vanno a fare investimenti rischiosi spesso si agisce senza sapere, perché ci si fida di chi vende le obbligazioni. Vedo che poi la gente, giustamente, si arrabbia, ma pretende che lo stato ridia i soldi come se fosse normale. La colpa però non è dello Stato…
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