Se tu mi chiedessi
Se tu mi chiedessi
Maria Lanciotti
9788865074831
UniversItalia
€ 12 e-book disponibile NO
Se tu mi chiedessi come è andata quella volta, cos’è che ascoltavo in quegli anni, cosa leggevo, se tu mi chiedessi cosa ne penso oggi, e se quel ‘tu’ fosse un figlio, un nipote, uno straniero. Potreste prendere questo agile atlante scritto da Maria Lanciotti e leggerlo come fosse un romanzo, un racconto di fantasia, un libro di storia, una raccolta di storie e memorie, ciò che dichiaratamente vuole essere.
Ci si immerge a lungo nel trentennio ’60/’80 del ‘900, si respira lo spirito di un’epoca (di più epoche) che per chi l’ha vissuta come momento centrale della propria esistenza, giovinezza operosa o linea di transizione dalla vita di bambino alla propria vita adulta è un bel ricordare, ma davvero sono accadute tutte quelle cose? Si davvero, e tante altre, anche se sulle nostre teste, immobile, «il cielo è sempre più blu» come scriveva il cantautore Rino Gaetano negli anni ’70. I fatti storici, cambio di Repubbliche, attentati, stragi, scoperte, televisione, cinema, radio libere, sono ‘accaduti di più’ per chi voleva stare all’erta, sapere. Soffriva per i figli che non rientravano a casa, per la contestazione che pareva sfasciasse le famiglie per ricompattarle poi in un’orgia conformistica alla quale si va assistendo di questi tempi con libertà sessuali perdute a favore della pornografia, diritti svenduti al peggior datore di lavoro. E dopo quei favolosi lustri ecco snocciolati i ’90 e i 2000 con una corsa attraverso il decennio breve fino al 2009, perché l’attualità ‘espressa’, quella proprio sotto il naso, è davvero difficile leggerla con il distacco richiesto. Con la prima parte del racconto, dopo un fugace saluto ai ricordi di bambina, l’autrice sembra dire, seguita da un coro più che interessato di voci che potrebbero proseguire il racconto: teniamoceli stretti gli anni della contestazione che dopo il ‘laboratorio’ viene la riflessione. Dove non si riuscì con le ingenuità della prima volta, si può tentare la seconda, senza ingenuità, sentimentalismi: senza armi, se non quella della perseveranza, della capacità di analisi, della passione condivisa per l’utopia concreta (transition town, finanza etica, energie rinnovabili, rispetto per la famiglia d’ogni genere legata da vincoli di reciproco affetto e assistenza, etc.). I fatti sono fatti, supportati anche dalle belle foto di M. Concilio e R. Canò, ma ‘dove tutto ebbe inizio’ torna alla ribalta prepotentemente: «E anche se non vivo più in quei luoghi, da essi sempre mi sento abitata. E sono i luoghi, i paesaggi reali e del cuore, a ripresentarsi vividi e commoventi alla memoria e chiedono ancora di vivere, sia pure frammentari e lacunosi». Le scelte editoriali sono tutte condivisibili, proprio perché ‘scelte’, ma se il libro non fosse ‘orfano’ di bibliografia, degli indici dei personaggi e/o degli accadimenti rilevanti, (eventuale) breve apparato critico, avrebbe tutti i numeri per entrare nelle scuole: alle medie in mano agli insegnanti ai quali allevierebbe parte della fatica sulla storia contemporanea; alle superiori libero di andare nelle mani degli studenti perché dentro ci troverebbero elementi di studio, onestà intellettuale e chiara scrittura. (Serena Grizi)
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