SE NE VA UN ALTRO PEZZO DI ALBANO
Apprendiamo con mestizia che quest’anno la Festa della bruschetta di Albano non si terrà.
Un altro brutto colpo alla struttura sociale della città, dopo la recente chiusura di storici esercizi commerciali: la ferramenta di Barchiesi, l’alimentari-armeria Rossi, l’orologeria Farrotti, la rivendita di prodotti per l’agricoltura Giulietti, il negozio di tessuti Fioravanti, ed altri ancora.
Nei decenni passati la partecipazione attiva dei cittadini ad eventi sociali si è andata progressivamente riducendo, fino quasi a scomparire. I partiti politici invitavano a Villa Doria i cittadini per incontri politici, ma soprattutto per stare insieme mangiando pietanze predisposte da volontari – chi non ricorda la Festa dell’Unità? Il torneo dei quartieri è stata una meteora, poi tutto è finito. Della Festa del broccolo non è rimasta traccia, come pure dei mitici carnevali. Le processioni religiose con centinaia di partecipanti sono ormai un ricordo. Con la scomparsa di padre Mario Sinibaldi non si sa se il tradizionale, e unico, incontro annuale degli arbanesi ai Cappuccini per la ricorrenza di san Francesco avrà ancora luogo. Questi e altri momenti di partecipazione popolare appartengono ormai alla storia. Insomma, ad Albano lo spirito paesano è finito. Albano non è più un paese, non ci si riconosce più in un destino comune, nell’appartenenza ad una comunità con millenni di storia, non si vedono persone che prendono l’iniziativa per mantenere e rinnovare la propria identità culturale rimboccandosi le maniche in eventi collettivi. Dopo il periodo del confinamento per il Covid ci sarebbe un disperato bisogno di riabbracciarci, ma tant’è, siamo in un momento storico in cui prevale l’attenzione per il proprio ombelico e troppe persone sono chiuse in se stesse – meno male che sono attive molte benemerite associazioni di volontariato.
Al momento la situazione è questa: gli arbanesi doc del centro storico non danno più vita ad eventi collettivi (biasimo!), mentre i “nuovi” cittadini inurbati nella zona di Cancelliera hanno fino all’anno scorso organizzato la Festa della bruschetta (onore al merito), ma ora non sono più in condizione di proseguire non per mancanza di volontà ma per difficoltà operative.
E qui dovrebbe intervenire la Politica, quella con la P maiuscola, di cui si vedono pochi esempi nei Castelli Romani. Il Comune dovrebbe far sì che la Festa della bruschetta non muoia fornendo ai volontari il sostegno necessario per superare le difficoltà in cui si imbattono. Più in generale dovrebbe promuovere non solo iniziative nate dal basso, ma dovrebbe impegnarsi in progetti ambiziosi come quello dell’Estate romana dell’assessore Renato Nicolini. La città dispone di enormi risorse, energie, volontà, che potrebbero ridare slancio alla comunità, che chiedono soltanto una regìa; sta alla Politica orientarle, sostenerle, motivarle, cominciando a far sì che si possa tenere la Festa della bruschetta e quindi non se ne vada un altro pezzo di Albano.
La sagra è bella finché c’è stato qualche cittadino che ha messo i soldi di tasca propria… Ora che le tasche sono vuote a nessuno frega una sega…
Caro amico, tu, arbanese doc, ami Albano e questo ti fa onore. I tuoi libri lo dimostrano. Purtroppo il nostro Paese non
ricorda il proprio passato e per questo non avrà un futuro. Oggi si vive solo il presente. Speri ancora nella Politica? La bruschetta piace a tutti e per questo non è elettoralmente rilevante. Auguri! A presto. Mino