Scrittura e responsabilità per Sartre
La responsabilità dello scrittore
Jean-Paul Sartre
Traduttore: Francesco Bergamasco
9788877686008
Archinto
€ 10,00 anno 2012 e-book disponibile: NO
Questo è il testo dell’intervento pronunciato da Jean-Paul Sartre durante la prima Conferenza generale dell’Unesco a Parigi nel 1946. Presentato come la summa teorica dell’intellettuale engagé, forse oggi non avrebbe modo di interessare gli scrittori, o aspiranti tali, se il titolo non richiamasse davvero ad una necessità di responsabilità resa più pressante dalla facilità con cui di questi tempi si pubblica di tutto.
Alla luce della illuminante enorme possibilità che può dare rendersi responsabili di comunicare una ingiustizia della quale si è venuti a conoscenza, prendendo le giuste distanze da ogni potere costituito, le parole di Sartre continuano a rappresentare un vero monito per ogni lavoratore della notizia nell’attuale mondo interconnesso. Un mondo, eppure, così diffidente nei confronti di ogni presa di posizione, soprattutto quella meglio argomentata ed approfondita. Il filosofo e scrittore sa che l’intellettuale parla, spesso, fra i suoi pari tanto che la libertà di denunciare può a volte ergere muri tra chi riconosce l’ingiustizia e chi la subisce: «Lo scrittore rispecchia i principi che sono stati all’origine dell’apocalisse della libertà, ossia i principi dell’Ottantanove: l’habeas corpus, la libertà di pensiero, la libertà politica. Ma nello stesso tempo è consapevole che per milioni di persone tali principi sono una pura e semplice mistificazione (…) Perché i principi dell’habeas corpus, della libertà di pensiero o della libertà politica riacquistino un senso è necessaria, lo scrittore lo sa, una più completa liberazione sul piano economico e sociale». Nell’epoca nella quale anche la scrittura diviene, sempre più spesso, mero intrattenimento, queste parole richiamano ad altre priorità e non è che oggi ce ne sia meno bisogno che nel dopoguerra. E prosegue: «Riflettere in sostanza senza tregua, sempre, incessantemente, sul problema del fine e dei mezzi, e sul problema del rapporto tra etica e politica». Sartre sa che la parola non potrà evitare del tutto quanto deve accadere, ma riesce a parlare in una prospettiva di costruzione. Per chi, scrivendo, sente di non poter disconoscere una tale prospettiva, seppure alla luce dei molti cambiamenti socio politici, le parole di Sartre posseggono ancora echi di verità. (Serena Grizi)
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