Scontri tra destra e sinistra ad Albano?
Oggi, 6 novembre 2008, ad Albano Laziale si sarebbe dovuto svolgere un dibattito alla presenza del regista del film “Nazirok”. Per l’occasione era stata concessa dall’amministrazione comunale la sala Consiliare.
Bene si dirà. No! Male. Perché la sala era stata richiesta, non si sa da chi, e concessa ad un gruppo neofascista guidato da un pregiudicato. In una precedente, simile, iniziativa svoltasi nel Liceo del paese a questo figuro, per queste sue caratteristiche, era stato impedito di potersi porre come contraddittore al dibattito a cui pure era stato dato libero accesso a tutti gli interessati. Per non dare adito a sospetti di scarsa fiducia nelle proprie argomentazioni il regista e gli organizzatori di quell’evento avevano dato la disponibilità a fare un dibattito anche con quel soggetto purchè si fosse trovata una sede pubblica che desse garanzie di sicurezza per tutti i partecipanti.
Qualcuno potrà dire be… è la democrazia. È affermando ciò non avrebbe poi tutti i torti se la nostra fosse una democrazia forte ma oggi, come si vede quotidianamente, purtroppo non è così.
I fatti: la sera del 6 nella sala Consiliare gremita saliva una pattuglia di una quindicina di ragazzi che si posizionava tutto compatto su di un lato della sala.
Erano, inoltre, presenti ragazzi interessati a dibattere le tesi del film e i democratici impegnati a garantire l’agibilità della sala è disposti ad affrontare un dibattito “pedagogico” per far comprendere ai giovani come fosse ridicolo, da parte chi si professa fascista (e quindi contro la democrazia) pretendere un democratico contraddittorio. Quando il dibattito ha avuto inizio sono entrati altri giovani democratici che ritenevano che quel dibattito non dovesse essere svolto perchè esso avrebbe dato ai quindici fascisti presenti una patente di democraticità che le loro idee e le loro azioni, per tutte basta vedere i video ultimi delle botte a piazza Navona, non hanno. La contestazione quindi, forte ma composta e serena, aveva l’obiettivo di impedire lo svolgimento di un confronto che avrebbe potuto consentire ai fascisti di poter negare e deformare il risultato del lavoro documentario del film suddetto. Ottenendo due risultati: essere riconosciuti come forza politica che ha diritto di esistenza nella nostra Repubblica Democratica e Antifascista e poter confondere e traviare ulteriormente giovani già oggi molto confusi, anche per colpe di scelte politiche di forze che ancora si riconoscono nella Costituzione ma che hanno abbandonato la discriminante antifascista. La contestazione ha scaldato gli animi ma si è rimasti nel confronto verbale sino a che non è stato notato che, dall’interno del manipolo fascista, tutti i contestatori democratici venivano ripresi insistentemente, ossessivamente, minacciosamente con una videocamera.
Cosa vi è di minaccioso in una ripresa video? Normalmente nulla ma in quel contesto di contrapposizione quel gesto aveva il significato di una esplicita minaccia: -” vi stiamo identificando, vi ritroveremo e quando sarete soli vi colpiremo” – Si può quindi comprendere la legittimità della richiesta di non essere filmati avanzata da persone che non avevano dato il loro consenso ad essere riprese. La risposta del manipolo fascista a quella richiesta è stata l’irrisione e l’ostentato e provocatorio atteggiamento di continuare come nulla fosse. Il tentativo effettuato da un singolo di, almeno, disturbare quelle riprese è stato utilizzato per scatenare la violenza fascista. In un attimo i componenti del manipolo fascista si sono disposti a quadrato lanciando microfoni, sedie ed avanzando brandendo e cercando di colpire con i caschi. Solo il sangue freddo dei democratici antifascisti presenti ha impedito, senza arretrare, che ci fosse un estensione dello scontro. Vista la malaparata i fascisti si nascondevano dietro le forze dell’ordine. Domani qualcuno si indignerà mettendo sullo stesso piano i provocatori ed i provocati, gli aggressori fascisti ed i democratici aggrediti affermando colpe di entrambi. Sarebbe utile, invece, che chi ha richiesto e quindi garantito l’agibilità di una sala di un ente locale della Repubblica Democratica a chi si dichiara fieramente fascista e quindi antidemocratico si assumesse la responsabilità di avere sbagliato. Con il suo agire si è reso complice di chi ha scientemente progettato e pianificato un’iniziativa provocatoria il cui scopo era quello di alimentare uno scontro violento che desse la massima pubblicità alle idee fasciste. Sarebbe anche utile sapere se il Sindaco di Albano, rappresentante massimo sul territorio della Repubblica Italiana, si renda conto di essere venuto vergognosamente meno ad un suo preciso compito di tutela dei valori della Repubblica e della Costituzione consentendo la concessione di quella sala a dei giovani picchiatori fascisti.
Marco Bizzoni
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