Al capezzale del mio corpo, oltre le candele consumate, ho scorto un bagliore tremante. Ho vagabondato sul margine di grotte cieche trasformando il giorno in sequenza spente. Come cane sfinito, come bimbo smarrito, come granello sperso nella sabbia, ti mimetizzavi nella goccia, nella conchiglia, nelle bolle della schiuma dell’onda. Ho sbandato ad ogni curva, ho tremato ad ogni passo, rassegnato come un eroe sconfitto reincarnato in un sasso sotto l’azzurra cascata di montagna. Ho letto il libro segreto che narra di miseria e abbandono. Mi spostavo con otto zampe sui fili, stretto nei confini del sottosuolo, ondulando ai sospiri, nel nido dell’insetto solo. Tra fumi e fine, tra sorrisi e deliri, eri nel bicchiere dell’alcolizzato, nella speranza del malato, Come crisalide che sogna colori e ali di farfalla.
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