Schegge di filosofia della scienza – 12 Le proposizioni paradigmatiche
Kant distingue fra un senso interno ed uno esterno: attraverso questa distinzione noi osserviamo gli eventi del flusso della nostra coscienza. Oltre alla sensazione abbiamo anche l’intelletto che possiede un numero limitato di concetti o categorie, che fornisce le forme. La causalità, per esempio, è un concetto fornito dall’esperienza della mente e noi sappiamo a priori che ogni evento ha una causa, ma non sappiamo quale causa particolare sia di un dato evento: ciò fa parte del contenuto dell’esperianza, scoperto tramite ricerca empirica. Quest’ultima è guidata dalla ragione, terza facoltà della mente che fornisce le idee regolative che guidano la ricerca scientifica. Ciò che è differente dall’esperienza ci fornisce una conoscenza a priori sintetica: i presupposti. Il ruolo dello spazio come forma della sensazione ci fornisce la conoscenza secondo cui lo spazio è conforme alla geometria euclidea: “ogni evento ha una causa”. Per Kant la causalità è costitutiva dell’esperienza e della ricerca scientifica, ossia serve a strutturare la ricerca.
Per Kant il compito dello scienziato è quello di rinvenire le cuse degli eventi: u problema scientifico è risolto solo quando si trova la causa. Il principio sinetico a priori garantisce che la ricerca delle cause sia un risultato positivo, in modo tale che sia un evento che conti come controesempio. Per Collingwood, ogni proposizione è la risposta a qualche questione; ogni questione ha un suo presupposto, che conosco e assume come vero.
Il presupposto può essere relativo o assoluto. Se assoluto, è un principio metodologico che deve essere giudicato in base alla sua efficacia logica; costituisce il fondamento in ogni attività intellettuale; forma una struttura che è sottoposta a tensioni più o meno intense, se troppo forti la struttura crolla e viene sostituita con un’altra. Ci sono stati tre presupposti assoluti nella storia:
1) concezione greca della natura permeata dalla mente;
2) proto-moderna come priva di mente e operante tramite leggi rigide;
3) concezione storica della scienza contemporanea.
Le proposizioni che esprimono dei presupposti non sono analitiche e non rientrano nella dicotomia fra quest’ultime e le empiriche. La differenza fra le proposizioni analitiche e i presupposti sono:
1) per le prime c’è l’impossibilità logica di un controesempio;
2) i presupposti vengono giustificati da un progetto di ricerca tramite i controesempi. Anche i presupposti cambiano. Spesso è necessario compiere una ricerca empirica allo scopo di difenderci, ciò non è necessari per gli analitici.
Per Kuhn, i presupposti sono proposizioni paradigmatiche. Cercare la verità significa aprirsi alla possibilità di un errore: gli impegni di ricerca di uno scienziato possono essere abbandonati, così come i presupposti vengono controllati.
La parte più importante della conoscenza supplementare dello scienziato consiste nel sapere come applicare teoria e problemi concreti: questo processo ha luogo nell’apprendimento di una teoria scientifica. Per Polanyi questo si traduce in regola o massima, la cui applicazione corretta fa parte dell’arte che essa governa; questa regole deve essere scoperta per conto proprio da chi impara. Il mondo dello scienziato è infatti il sistema di significati che egli percepisce e nei cui termini egli conduce la ricerca.
Lo scienziato inizialmelte riguardo la realtà può solo formulare teorie e la ricerca è possibile dopo l’accettazione di una teoria, anche se possono venir fuori delle anomalie. Due fattori sono importanti: 1) le teorie forniscono una descrizione definitiva di ciò che lo scienziato vuole vedere dunque è attento alle anomalie; 2) oltre a ciò che è empirico, c’è anche al teoria in congiunzione con un mondo indipendente dalla teoria. Gli eventi anomali portano al sovvertimento di una teoria e alla sua sostistuzione con un’altra: rivoluzioni scientifiche.
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